Worlds (Misna)
- (Mali) Insediato nuovo Parlamento, Presidente in Qatar.
Si insedia oggi il parlamento eletto alle legislative del mese scorso, segnando la fine della transizione e l’avvio di una nuova legislatura. Con un decreto a sua firma, il presidente Ibrahim Boubacar Keita ha convocato la prima sessione straordinaria dell’Assemblea nazionale. Sempre oggi i 147 deputati sono chiamati ad eleggere il presidente dell’istituzione legislativa mentre nei prossimi giorni sarà costituito il segretariato, i gruppi e le commissioni parlamentari.
Il primo partito nell’emiciclo è il Raggruppamento per il Mali (Rpm) di Keita, con 60 seggi; a questi si aggiungono quelli vinti dai suoi alleati, tra cui l’Alleanza per la democrazia in Mali (Adema), per un totale complessivo di 115 deputati. Dal canto suo, l’Unione per la Repubblica e la democrazia (Urd) dell’oppositore Soumalia Cissé, battuto al ballottaggio per le presidenziali, lo scorso 11 agosto, da Keita avrà a disposizione 19 rappresentanti.
Dopo settimane di trattative all’interno dell’Rpm, ci sarebbe un consenso di massima sui due candidati alla presidenza del parlamento. A contendersi la poltrona dovrebbero essere Abdrahamane Niang, originario di Tenenkou (centro), che gode del sostegno di Keita, e Isaak Sidibé di Koulikoro (sud). Tra i primi provvedimenti sottoposti all’esame dei deputati c’è la legge sulla lotta alla corruzione, il bilancio dello Stato e la creazione di una nuova Commissione verità, giustizia e riconciliazione.
Il nuovo passaggio istituzionale rappresenta un ulteriore passo verso la piena normalizzazione politica a Bamako, dopo l’investitura del presidente Keita lo scorso settembre. La transizione era cominciata dopo il colpo di stato militare del marzo 2012 che destituì Amadou Toumani Touré.
Nel giorno dell’insediamento dell’Assemblea nazionale, il capo dello Stato è in visita ufficiale in Qatar. Ieri è stato accreditato il nuovo ambasciatore di Doha a Bamako e con il viaggio nel paese del Golfo Keita intende “dare slancio alla cooperazione bilaterale”. Prima di partire per Doha, il presidente maliano ha avuto un colloquio col capo della diplomazia del Burkina Faso, paese mediatore nella crisi armata durata 18 mesi nel nord del paese, ancora instabile. Secondo alcune fonti di stampa locale la mediazione potrebbe passare da Ouagadougou ad Algeri, più volte facilitatore nel dialogo tra Bamako e i tuareg del nord del Mali. La scorsa settimana Keita si è recato nella confinante Algeria per fare il punto delle recenti “consultazioni preliminari” svoltesi in territorio algerino tra i diversi gruppi armati dell’Azawad. L’obiettivo è quello di rilanciare il dialogo intermaliano inclusivo, fermo da mesi. Algeri e Bamako hanno creato un ‘Comitato bilaterale sul Nord del Mali’ che si riunirà mensilmente per fare il punto dell’attuazione del processo di pace, in particolare dell’accordo di Ouagadougou firmato nel giugno 2013.
Nonostante sviluppi istituzionali, diplomatici ed economici positivi, il Mali è ancora alle prese con l’insicurezza alimentata da gruppi armati estremisti, per lo più legati ad Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi), ancora presenti sul vasto territorio desertico dell’Azawad. Proprio per far fronte a questa sfida comune ad un’ampia fascia di paesi del Sahel, la Germania ha esternato la sua “volontà politica” di dare un “sostegno più netto” alla forza europea già dispiegata a Bamako. Parigi, ancora in prima fila in Mali con i suoi soldati dell’operazione Serval, ha annunciato di “voler rafforzare la sua presenza nella turbolente regione africana per combattere meglio i gruppi estremisti”. Il ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian ha fatto riferimento a un prossimo coinvolgimento militare della Francia in Niger, Burkina Faso, Ciad e Costa d’Avorio a nome della “lotta regionale al terrorismo”. I dettagli di questo ‘nuovo piano’ con interventi multiformi potrebbero essere ufficializzati in settimana, quando Le Drian andrà a Washington.
- (Panama) Crisi del Canale, si studia nuova proposta.
Il consorzio incaricato dei lavori di ampliamento del Canale di Panamá – Gupc – e l’Autorità dell’impianto-Acp discutono una nuova proposta di finanziamento con la compagnia di assicurazioni Zurich per tentare risolvere la disputa sorta sui costi dell’operazione: lo ha annunciato il capo dell’Acp, Jorge Quijano, dopo l’incontro fra le parti tenuto ieri, giorno in cui scadeva l’ultimatum dato inizialmente dal Gupc alla stessa Autorità finché coprisse costi aggiuntivi per 1,6 miliardi di dollari, pena la sospensione dei lavori.
Quijano ha auspicato che si trovi una soluzione a lungo termine affinché i lavori, che hanno subito finora grossi ritardi, proseguano senza soste. Il Gupc ha nel frattempo assicurato che non fermerà i cantieri almeno fino al 31 gennaio.
“C’è una proposta sul tavolo, portata dalle parti, e stiamo vedendo se ha qualche possibilità…Zurich sta rivedendo i numeri che propone Gupc e la possibilità che anche loro possano partecipare” ha detto Quijano. L’Acp aveva riferito all’inizio di gennaio che Zurich aveva circa 600 milioni di dollari in depositi di garanzia per il progetto, soldi che secondo i responsabili del Canale potrebbero essere usati per contribuire a terminare i lavori.
- (Sud Sudan) Autorizzata una forza d'intervento regionale.
Una risoluzione sull’invio in Sud Sudan di un contingente africano composto da 5500 soldati è stata approvata dall’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad): lo ha detto oggi il ministro degli Esteri del Kenya, Amina Mohammed.
L’Igad è un organismo del quale fanno parte sette paesi dell’Africa orientale, protagonista di un tentativo di mediazione finalizzato ad assicurare una tregua tra le forze fedeli al presidente Salva Kiir e i ribelli legati al suo ex vice Riek Machar. Mohammed ha sottolineato che alcuni paesi hanno già dato la propria disponibilità a inviare truppe, mentre altri starebbero “riflettendo” sull’eventualità. Sono già operanti in Sud Sudan reparti ugandesi, protagonisti di un’offensiva che ha permesso all’esercito di riconquistare la città di Bor e altri centri sotto il controllo dei ribelli.
Stando al ministro degli Esteri del Kenya, il contingente dell’Igad avrà il compito di monitorare il rispetto di un accordo di cessate-il-fuoco tra le parti. Qualora l’intesa non dovesse essere raggiunta, i militari africani potrebbero intervenire con l’obiettivo di porre fine ai combattimenti.
Sul piano del negoziato l’unica novità è l’annullamento di un vertice dell’Igad al quale, a Juba, avrebbero dovuto partecipare giovedì i capi di Stato dei paesi membri dell’organismo. Resta da capire se e in che modo la cancellazione dell’incontro possa essere collegata anche ai contrasti interni all’Autorità tra chi, come l’Uganda, è già impegnato militarmente in Sud Sudan e chi invece, come l’Etiopia, sembra privilegiare la via negoziale.
- (Colombia) Santos, offensiva continua fino ad accordo di pace.
I militari colombiani hanno l’ordine di mantenere l’offensiva contro la guerriglia fino a quando non sarà firmato un accordo di pace ai negoziati con il governo in corso a Cuba: lo ha ribadito il presidente Juan Manuel Santos a poche ore da un altro duro colpo inferto alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), parlando da Madrid, dove si trova in visita. Nella capitale spagnola, Santos ha appreso dell’uccisione di sette ribelli e l’arresto di altri cinque a seguito di un’operazione condotta contro una cosiddetta ‘colonna mobile’ del gruppo armato nel dipartimento centrale di Tolima.
“Voglio felicitarmi con le forze armate perché stanno rispettando l’ordine che ho dato sin dal primo giorno: l’offensiva militare si mantiene fino a quando arriveremo ad accordi, come se non ci fossero colloqui all’Avana” ha detto Santos, aggiungendo che dall’isola i negoziatori dell’esecutivo hanno chiesto di “accelerare le trattative, come se non ci fossero offensive in corso”. In questo modo, ha concluso, “spero che potremo arrivare ad intese il prima possibile, senza mettera a rischio la sicurezza dei colombiani”.
Le perdite inflitte ieri alla guerriglia si uniscono ai 14 morti provocati domenica scorsa da un bombardamento contro un accampamento ribelle nell’area rurale di Tame, nel dipartimento nordorientale di Arauca. Dall’inizio del 2014, dopo la fine della sospensione unilaterale delle ostilità decisa per le festività di fine anno, a loro volta le Farc si sono rese responsabili di almeno due attentati, prima a Pradera, con un bilancio di un morto e almeno 61 feriti, e Toribío, con una vittima e due feriti.
- Brevi dall'America Latina.
BRASILE – Le autorità di Curutiba hanno tempo fino al 18 febbraio per dimostrare di essere in grado di completare lo stadio Arena de Baixada in tempo per i Mondiali: in caso contrario la città potrebbe essere esclusa dal torneo. È il monito rivolto dal capo della Fifa, Jerome Valcke, secondo il quale lo stadio “non solo non è pronto, ma è molto, molto in ritardo”. La struttura, con una capacità di 43.000 spettatori, sarebbe dovuta essere completata per dicembre ma al momento risulta realizzata appena all’88%.
ARGENTINA – “Molto positivo”: così il ministro dell’Economia, Axel Kicillof, ha definito l’incontro a Buenos Aires con i rappresentanti de Club di Parigi, “il primo passo” per normalizzare il debito contratto con i 19 paesi membri del foro, il cui ammontare finale non è stato ancora accordato. Il governo argentino ha avanzato una prima proposta per rinegoziare il debito “e ora attendiamo la rispost” ha aggiunto Kicillof, preannunciando che il negoziato potrà estendersi per diversi mesi e ribadendo il no argentino a un intervento del Fondo monetario internazionale (Fmi).
CELAC – Sono circa una trentina i documenti che Cuba sta preparando su altrettanti argomenti – dalle Malvinas, all’emigrazione, al terrorismo – per il II Vertice della Celac, la Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici, in programma all’Avana fra il 28 e il 29 febbraio. Il piano d’azione del blocco regionale – Cuba passerà la presidenza di turno alla Costa Rica – è presidente di turno – per il 2014 ne conterrà 21, fra cui la sicurezza alimentare, la cooperazione, l’ambiente. L’appuntamento centrale è il vertice presidenziale in calendario il 28.
CILE – Quattro turisti israeliani sono stati espulsi dal Parco naturale delle montagne Torres del Paine, nella Patagonia cilena, per aver tentato, nonostante esplicito divieto, di accendere un falò, dando fuoco a carta e pezzi di legno deposti in contenitori metallici nell’area del “Campamento italiano”. La Corporazione nazionale forestale (Conaf) ha sottolineato il dovere dei turisti a una condotta rispettosa della riserva. Nel dicembre 2011 nella stessa area un altro turista israeliano aveva confessato di aver dato vita a un incendio che aveva devastato 16.000 ettari di vegetazione nativa.