Speranza e degenerazione (Marco Emanuele, 17 marzo 2013)
La qualità delle persone elette alle presidenze di Camera e Senato ci restituisce speranza rispetto alla degenerazione di una politica che si è allontanata dalla natura di "politicità" per ridursi a "classe", per "totalizzarsi" rispetto alla realtà; ciò è evidente nei vecchi partiti e nei "presunti nuovi" movimenti (che pur predicano la partecipazione). L'idea stessa di invocare una società civile in contrapposizione alla politica è l'evidenza di una mentalità separante che continua a definire la politica come un "luogo altro" rispetto alla vita di ciascuno di noi.
Ora il problema è di fare un passo indietro per guardare oltre. Mentre le crisi - in democrazia e più in generale nella convivenza - sono un dato naturale, la degenerazione nasce dalla mancanza di governo delle crisi stesse e porta a ciò che stiamo vivendo oggi: da un lato, alla frammentazione della convivenza in tanti rivoli auto-referenziali e, dall'altro, alla incapacità di ritrovare armonia nella convivenza attraverso un "progetto di visione sistemica" (per questo adoro i visionari) nella consapevolezza che l'unica agenda possibile è l' "agenda mondo".
Se la qualità delle persone (di ciascuno di noi e, in particolare, di quanti occupano posti di responsabilità nelle istituzioni) viene messa al servizio della sopra descritta prospettiva progettuale, è possibile che la speranza ritorni ad ardere dentro di noi e lungo le strade della nostra depressa quotidianità; in caso contrario, continuando a praticare sterili e dannosi compromessi, ci ritroveremo sempre più soli, magari carichi di ricchezze, ma sempre più soli.