Sguardi - a cura della redazione
- La sofferenza dell'economia iraniana. "Il 2012 è stato un anno durissimo per l'economia iraniana: il crollo del rial e il declino del reddito pro-capite reale sono i sintomi di un sistema in difficoltà. Nonostante alcuni tentativi di intervenire, sulla crescita del paese continuano a pesare la c(attiva amministrazione, la riforma del sistema dei sussidi e le difficoltà politiche interne. Oltre naturalmente alle sanzioni internazionali. (...)" (Bijan Khajehpour, Strategy consultant e managing partner di Atieh International GmbH, con sede a Vienna - Aspenia n. 60/2013)
- (Iran) Il peso reale delle sanzioni. "Il vero impatto delle sanzioni sull'economia iraniana non è quello sperato dall'Occidente: la flessibilità dell'economia informale e le manovre valutarie consentono al governo di gestire la crisi e rifornire la cittadinanza dei beni essenziali. Bisogna tornare al negoziato, sapendo che ogni soluzione dovrà "salvare la faccia" dell'élite iraniana. (...)" (Kevan Harris, Assistente ricercatore alla facoltà di Studi sul Vicino Oriente dell'Università di Princeton - Aspenia n. 60/2013)
- La questione iraniana nucleare vista da Teheram: ipotesi di negoziato. "Dietro allo stallo attuale c'è la sfiducia reciproca tra Washington e Teheran, l'ereditò della storia e due approcci sbagliati. La sfida iraniana è sterile ma Teheran non cederà mai alle sanzioni, che considera mirate al "regime change". Occorre un approccio complessivo, un "grand bargain", con un canale bilaterale e al contempo multilaterale. (...)" (Hossein Mousavian, ambasciatore, ricercatore presso la Woodrow Wilson School di Princeton ed ex portavoce del gruppo di negoziatori iraniani sul nucleare - Aspenia n. 60/2013)
. (Iran) Il problema visto da Washington: oltre i pregiudizi. "Sul dilemma iraniano si confrontano a Washington due scuole: quella "realista" pragmatica, e quella che vorrebbe minacce più esplicite di intervento. Per cogliere le contraddizioni si deve ricostruire la storia della politica di sicurezza americana nel Golfo Persico. Un compromesso tra i due paesi appare molto difficile: eppure è su questo terreno che Obama potrebbe lasciare il suo "segno nella storia". (...)" (Gary Sick, membro del Consiglio per la Sicurezza nazionale sotto le presidenze Ford, Carter e Reagan, e consigliere per l'Iran alla Casa Bianca durante la rivoluzione iraniana e la crisi degli ostaggi, è attualmente senior research scholar all'Università di Colombia - Aspenia n. 60/2013)
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