(Pakistan) In un rapporto americano i dati sulle violenze settarie (Misna)
Una ricerca appena diffusa dalla Commissione Usa per la libertà religiosa internazionale sulle persecuzioni a sfondo religioso e settario in atto in Pakistan vuole rendere della situazione, si legge nel testo, “un’immagine triste e insieme provocatoria per il nuovo governo del premier Nawaz Sharif”.
Il rapporto “Pakistan: A History of Violence” (Pakistan: Una storia di violenza) descrive 203 casi accertati di violenza verificatisi dall’inizio di quest’anno, con un numero complessivo di oltre 1800 vittime, tra cui 700 morti.
Nei primi sei mesi del 2013, come per altro nelle statistiche di anni precedenti, gli sciiti sono stati i più colpiti. Questa fazione minoritaria ma consistente dell’Islam pachistano ha contato 635 morti e 834 i feriti. Gli ahmadi, setta di origine islamica considerata non ortodossa, secondi per numero di vittime, hanno avuto 22 morti e 39 feriti. Al terzo posto di una classifica triste e preoccupante, sono i cristiani, con 11 morti e 36 feriti. A completare le statistiche del rapporto sono i due morti e quattro feriti tra gli indù, un morto tra i sikh e 46 tra gli appartenenti a altri gruppi.
A proposito dalle responsabilità, il rapporto stilato dalla commissione, un’iniziativa bipartisan all’interno del governo federale degli Stati Uniti, indica che in azione sono soprattutto gruppi o individui ideologicamente indirizzati, ma vi sarebbero responsabilità anche di “elementi governativi”.
Se, come sottolineato, gli sciiti sono al centro delle azioni violente dei fondamentalisti religiosi e dei terroristi, “la già scarsa libertà religiosa garantita a cristiani, ahmadi e indù ha continuato a deteriorarsi”.