La speranza sta nell'improbabile (Marco Emanuele, 17 marzo 2013)
L'improbabile è il terreno sul quale giocano i visionari.
Nell'improbabile vive la creatività, atto "tutto umano" della ri-creazione della realtà. L'improbabile, ai miei occhi, incoraggia, non spaventa. L'improbabile è un campo aperto nel quale il progetto umano si esprime liberamente, nel quale i recinti si spezzano e le particolarità si globalizzano, relativizzandosi.
I grandi fenomeni storici, insegna Edgar Morin, sono sempre partiti da piccole minoranze e nell'improbabile sta la via per la ri-costruzione (costruzione continua) della speranza che, con realismo, dipende dalla responsabilità di ciascuno di noi. Nei periodi difficili, come l'attuale, vince chi guarda oltre l'immanenza, chi privilegia il pensiero lungo, chi legge la circolarità della realtà e sceglie di comprendere (per com-prenderle) le interrelazioni presenti in essa.
Siamo chiamati ad integrare le differenze, in tal modo valorizzandole, e non più a separare, a chiuderci nelle iper-specializzazioni auto-referenziali delle particolari esperienze - competenze - discipline.
Il progetto umano si nutre di complessità nella complessità globale e può vivere soltanto se ri-acquista il proprio senso profondo che, con tutta evidenza, abbiamo smarrito.