Il profondo del dialogo (Marco Emanuele, 17 febbraio 2013)
Intendo il dialogo come un dato profondamente strategico per la convivenza. L'avverbio "profondamente" riguarda l'attenzione necessaria alla verità della realtà, quel tutto integrato, armonico, che ci com-prende, del quale ciascuno di noi è "parte aperta". L'aggettivo "strategico" chiama tutti ad un cambio di passo, a guardare dentro le realtà e la realtà globale per guardare oltre, per ri-creare le realtà e la realtà compiendo progressivamente nella storia l'essere persone umane, soggetti di complessità.
E' il "guardare dentro per guardare oltre" che mi porta ad una ulteriore considerazione; la ri-creazione della realtà, dato naturale della persona umana, avviene lungo due linee fra di loro sempre interrelate:
a) la mediazione dei rapporti di forza e degli interessi particolari che fanno parte della realtà globale, a partire da ciascuno di noi e da ogni esperienza umana. Qui sta il "guardare dentro", l'essere consapevoli che le differenze non sono eludibili, che la complessità della realtà si compone prima di tutto del e nel "ciò che siamo". Qui, posso dire, lavoriamo sull'immanenza, sul dato umano (personale e collettivo) che conosciamo e che riconosciamo;
b) la liberazione del progetto umano, sempre a partire da ciascuno di noi e da ogni esperienza umana. Il complesso del progetto umano (e in esso la convivenza), a partire dalle differenze che ci caratterizzano (e dalle tensioni/aspirazioni ad "essere fino in fondo noi stessi"), si costruisce "guardando oltre", lavorando sulla trascendenza, sul "ciò che saremo", sulla possibile evoluzione di noi e dell'esperienza umana in una realtà globale che si ri-crea, ri-creandoci.
Ecco che nel "dialogo dialogale" si com-penetrano le due dimensioni dell'immanenza e della trascendenza (da intendere nel senso del "pienamente umano") e la persona-soggetto ha la responsabilità di rendere storica l'integrazione naturale fra l'essere e il dover essere, oggi innaturalmente separati e considerato il dover essere quasi una meta da raggiungere e non un dato che ci com-penetra e ci caratterizza in ogni istante tempiterno e in ogni spazio globale, a partire dal "ciò che siamo".