Diario 6 (Marco Emanuele, 22 aprile 2013)
L'editoriale di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera di oggi ("E adesso pensate a famiglie e imprese") comincia con queste parole: "La vacanza dalla realtà è finita. Il nuovo governo, chiunque lo guiderà, dovrà dare una risposta rapida e concreta ai problemi del Paese, altrimenti Grillo lo sommergerà. All'antipolitica e al populismo c'è un solo antidoto: fare qualcosa, finalmente, e farla bene. In campo economico ci sono due priorità: abbassare le tasse su lavoro e investimenti e far ripartire il credito a famiglie e imprese. (...)".
Ne vengono due riflessioni. La prima riguarda il ritorno della politica alla realtà; solo per il fatto che esse vengano considerate ambiti separati fa pensare e, a chi come me sta riflettendo su questi temi, fa anche un pò paura. Secondo la logica della complessità, infatti, questo ritorno (necessario e urgente) non è altro che il ritorno a ciò che siamo, essendo la politica l'attività di scelta che, in ogni momento, caratterizza e percorre la nostra vita; tutto è politico in senso progettuale e distaccare la politica dalla vita significa assolutizzare, totalizzare la prima per dominare la seconda.
La seconda riflessione riguarda la considerazione del fenomeno Grillo come antipolitica; dobbiamo stare attenti, si tratta di un errore particolarmente grave. Vedo piuttosto l'antipolitica in una concezione della politica distaccata dalla vita, in una politica che si fa classe, casta, che si arrocca nel palazzo, che non si confronta e che non dialoga. Tanti sono i limiti dei 5 Stelle (e possiamo non condividerne le logiche e le proposte) ma non possiamo permetterci il lusso, sbagliando, di guardare a quel movimento con il giudizio di antipolitico: esso, infatti, appartiene pienamente al gioco dell'arena democratica.