Diario 5 (Marco Emanuele, 21 aprile 2013)
A mio parere, nel dibattito sulla rielezione a Capo dello Stato di Giorgio Napolitano, è interessante la prospettiva di riflessione nella quale si colloca il costituzionalista Michele Ainis ("Il ritorno del padre e la politica bambina", Corriere della Sera di oggi).
Il primo passaggio che riprendo è quando Ainis dice che c'è un tempo della regola e un tempo dell'eccezione, "che a sua volta si giustifica quando mira a ristabilire il primato della regola, quando insomma le regole del gioco vengano infrante dai giocatori in campo". Concordo e rilancio ma tale pensiero pone, con prepotenza, il problema della rifondazione della politica e della democrazia; possiamo dire che la stragrande maggioranza delle classi dirigenti di oggi, almeno in Italia ed al di là delle tecnicalità per migliorare il quadro istituzionale, non sono adeguate all'agenda mondo, a partire da noi cittadini ?
Il secondo passaggio, che conclude l'articolo, così recita: "Sì, è un buon viatico questa rielezione. Può accompagnare il bambino che abita dentro la politica, e farlo crescere, e trasformarlo in un adulto. Può educarci all'unità, perchè viviamo da separati in casa. Può allevare una stagione di riforme, di cui abbiamo più che mai bisogno. E in ultimo può indicarsi un esempio, un modello da emulare: per ottenere istituzioni disinteressate, le cariche si danno a chi non le reclama.". Leggo, in queste righe, un forte richiamo alla responsabilità condivisa; non si scappa, la politica e la democrazia sono costantemente percorse dall'incertezza, sono per natura "laboratori progettuali". Quando si dice che la politica e la democrazia appartengono ad ogni cittadino si dice una grande verità non scontata, tutta da vivere e da trasmettere a chi verrà dopo di noi; il nemico peggiore della politica e della democrazia è l'indifferenza diffusa, la noia, la rassegnazione. E' lì, proprio da lì, che le crepe si fanno voragini.