Dall'Ue stop a finanziamenti nei territori occupati (Misna)

17.07.2013 09:33

Dal 2014 verrà interrotta l’assistenza finanziaria dell’Unione Europea a società, università ed altri enti o organizzazioni che operano nei territori occupati da Israele a partire dal 1967, inclusi Gerusalemme Est, Striscia di Gaza, Cisgiordania e le Alture del Golan. La nuova regolamentazione è contenuta nelle linee direttive adottate da Bruxelles il mese scorso ma ufficializzate nelle ultime ore. “Questi orientamenti prevedono che in tutti gli accordi siglati in futuro tra lo Stato di Israele e l’Unione Europea sia indicato in modo esplicito e senza alcuna ambiguità che non si applicano ai territori occupati da Israele nel 1967” ha dichiarato da Bruxelles il portavoce del dipartimento diplomatico dell’organismo continentale, Maja Kocijancic, precisando che le restrizioni “riguarderanno tutti i prestiti e strumenti finanziari messi a disposizione dall’UE a partire dal 2014”.

Per le autorità palestinesi si tratta di un provvedimento concreto che “rappresenta un salto di qualità” rispetto alle solite condanne e denunce della politica israeliana nei territori occupati e nelle colonie. “E’ una misura positiva che segna una tappa importante e avrà un impatto concreto sul processo di pace oltre a poter fermare la colonizzazione” ha detto Hanane Achraoui, esponente del comitato esecutivo dell’Organizzazione di liberazione della Palestina (Olp).

Nel corso di una riunione ministeriale urgente, il capo del governo israeliano Benjamin Netanyahu ha avvertito che “non accetteremo alcun diktat esterno sui nostri confini”. Il ministro della Difesa, Moshe Yaalon, ha invece ridimensionato la portata del nuovo orientamento europeo, sottolineando che riguarda soltanto i futuri accordi e che la comunità internazionale considera già la Cisgiordania un “territorio occupato”. Secondo alcuni dirigenti politici citati dal quotidiano Haaretz, Israele si troverà di fronte ad un dilemma nella firma dei futuri accordi: aderire a una clausola che fa riferimento ai confini del 1967, contestati da Tel Aviv, o rinunciare ad importanti progetti di cooperazione con il principale partner commerciale.

La decisione di Bruxelles coincide con la sesta visita nella regione del segretario di Stato statunitense John Kerry per rilanciare il processo di pace, in particolare per una ripresa dei negoziati diretti, sospesi dal 2010.