(Uzbekistan/Nato) L’ Uzbekistan presenta la lista dei desideri alla Nato (Barbara Maria Vaccani, Meridiani, 18 febbraio 2013)
Philip Hammond, segretario alla difesa del Regno Unito, ha affermato nel corso della visita alle truppe britanniche in Afghanistan del 7 febbraio che parte del materiale militare smobilitato al termine della missione Isaf (la missione internazionale di supporto al governo dell’Afghanistan) prevista per il 2014 verrà venduto all’ Uzbekistan.
Il Regno Unito è secondo solo agli Stati Uniti per numero di truppe mandate in Afghanistan, ma già per il 2013 si prevede che il contingente britannico si ridurrà da 9.500 a circa 5.000 unità. Insieme agli uomini, si inizieranno a rimpatriare anche veicoli, materiale militare e di supporto. In tutto si stima che per lo sgombero dell’intera missione britannica serviranno all’incirca 6.500 container da 40 metri cubi ciascuno.
Tra il governo britannico e quello uzbeko sarebbe già stato raggiunto un accordo che prevede la vendita di materiale militare al regime dell’ Uzbekistan in cambio del supporto logistico del paese dell’Asia centrale durante lo sgombero della missione. Hammond non ha specificato che tipo di materiale verrà venduto alla repubblica post-sovietica ma ha lasciato intendere che il governo britannico non formulerà particolari riserve al riguardo.
Le rotte per il rimpatrio del materiale Nato dall’Afghanistan sono principalmente due: quella attraverso il Pakistan a sud e quella attraverso l’Asia centrale a nord. L’ Uzbekistan ha una posizione di snodo logistico e le sue infrastrutture sono le più sviluppate tra gli Stan che confinano con l’Afghanistan (Tagikistan e Turkmenistan). L’ Uzbekistan presterà le proprie strade e ferrovie per il passaggio del materiale sgomberato.
Il regime di Karimov sembra voler sfruttare a proprio favore le difficoltà legate alla smobilitazione dell’intera missione Isaf. Per i paesi parte della missione Isaf far rientrare in patria ogni singolo pezzo spedito in missione è estremamente costoso (e anche inutile nel caso di materiale obsoleto). Così, oltre alle trattative con il governo britannico, l’Uzbekistan starebbe discutendo l’acquisizione di parte del materiale anche della missione tedesca. Gli Stati Uniti non si sono ancora pronunciati in merito, ma l’anno scorso Robert Blake, sotto segretario per l’Asia centrale e meridionale, aveva reso note le riserve del governo americano sulla possibilità di trasferire all’Uzbekistan materiale militare letale.
L’eventuale ‘lascito’ che l’Uzbekistan potrebbe ricevere in occasione della fine della missione Nato in Afghanistan non è solo una questione di funzionalità e di risparmio. Il regime di Karimov è fra i più autoritari e repressivi al mondo e può contare sull’esercito più forte della regione. L’Uzbekistan ha mostrato di non farsi troppi problemi nell’utilizzare la forza sui civili come ad Andijon, la quarta città più grande del paese, dove nel 2005 i militari spararono sulla folla.
L’obiettivo a lungo termine della missione Isaf è quello di assicurare la stabilità di Asia centrale e Afghanistan. Hammond, il segretario alla difesa britannico, ha affermato che “il nostro principio guida è quello di non trasferire equipaggiamenti che possano essere usati per la repressione interna, ma gli uzbeki dovranno fronteggiare delle minacce lungo i loro confini con l’Afghanistan nel post 2014. Non solo contro ribellioni o islamisti, ma anche contro il crimine e il narcotraffico”. Sono rischi reali, ma il regime di Karimov è solito usare la minaccia terroristica ed estremistica proveniente dall’Afghanistan per giustificare periodiche ondate repressive, sia di fronte alla popolazione, sia di fronte ai propri alleati internazionali. Ondate repressive che sono in realtà finalizzate al saldo mantenimento del potere da parte dell’establishment uzbeko.