(Thailandia) Il riso da orgoglio nazionale a prodotto sotto osservazione (Misna)

18.07.2013 15:06

Dopo segnalazioni provenienti dall’Africa e dagli Stati Uniti per riso importato dalla Thailandia, anche movimenti per i diritti dei consumatori thailandesi hanno confermato la presenza di livelli fuori norma di pesticidi in confezioni di riso vendute al dettaglio. Indicazioni, come altre, che cominciano a preoccupare i consumatori locali e che impongono interventi del governo. Si tratta, infatti, di un ulteriore segnale di pericolo per l’industria risicola nazionale che va perdendo globalmente clienti e prestigio. Una conseguenza, insieme all’abbondanza di produzione globale e alla concorrenza qualificata di altri paesi, del piano di sostegno agli agricoltori che sta provocando forti ripercussioni negative a fronte di pochi benefici reali e che ha già avuto come conseguenza di togliere alla Thailandia il primato mondiale di esportatore di riso.

Secondo il piano approvato nel 2011, le casse pubbliche devono farsi carico di acquistare la totalità del prodotto dai contadini a un prezzo prestabilito, che è però superiore del 50% a quello medio di mercato. L’intenzione dichiarata del governo era di accrescere il reddito degli agricoltori. In realtà, una parte consistente della differenza tra vecchi e nuovi sussidi sarebbe finita nelle tasche di intermediari e dispersa dalla corruzione, mentre si sono creati vuoti preoccupanti nelle casse statali.

Dato il prezzo elevato, infatti, superiore di gran lunga a quello dei rivali più accreditati, Vietnam e India, ma anche Pakistan, Cambogia e Myanmar, la Thailandia ha visto ridursi drasticamente l’esportazione di quello che era un suo prodotto di punta, e oggi il paese si ritrova con 18 milioni di tonnellate di riso conservato precariamente in siti di stoccaggio. Da qui la necessità di utilizzare strumenti di prevenzione di degrado del prodotto e di neutralizzazione dei parassiti che però stanno portando a un allarme sulla sicurezza. Il governo usa toni tranquillizzanti, predisponendo piani di proibizione di pesticidi a media e lunga scadenza, ma anche questo caso sta mostrando mancanza di politiche coordinate e di prevenzione che negli ultimi anni hanno portato la Thailandia sotto la pressione internazionale per adeguare standard e norme a quelli riconosciuti internazionalmente, dalle produzioni alimentari alle normative anti-riciclaggio e fino al contrasto efficace del traffico di esseri umani.