Sud Sudan. Accordo per la pace, l'inizio di un cammino (Misna)

12.05.2014 15:53

L’accordo di Addis Abeba è ad alto rischio sia sul fronte del rispetto del cessate-il-fuoco, messo alla prova già in questi primi giorni, sia su quello di nodi politici tutti sostanzialmente rinviati a ulteriori trattative: lo dice alla MISNA Salomon Dersso, esperto del think-tank panafricano Institute for Security Studies.

Il primo aspetto riguarda la tenuta della tregua, che rappresentanti di entrambe le parti in lotta sostengono essere già stata violata. Secondo Dersso, che sta seguendo i negoziati nella capitale etiopica, “se le infrazioni e le denunce di infrazioni dovessero ripetersi e il cessate-il-fuoco non reggesse, la trattativa ne risulterebbe inevitabilmente compromessa”.

La fine dei combattimenti, per altro, è solo uno dei punti critici dell’intesa sottoscritta venerdì. “Le scelte più rilevanti – sottolinea l’esperto – sono state rinviate al futuro perché estremamente difficili da risolvere: una su tutte la composizione dell’esecutivo ‘di transizione e di unità nazionale’, una formula che apre almeno tanti problemi quanti non ne risolva”.

Secondo Dersso, la dipendenza accentuata del Sud Sudan dal petrolio fa temere che il controllo di questa risorsa continui ad alimentare tensioni e scontri. “I combattimenti e i massacri più efferati – dice l’esperto – si sono concentrati soprattutto nelle regioni produttrici: non mi sorprenderei se l’assegnazione della guida del dicastero relativo e in genere la gestione delle entrate del comparto costituissero ancora fonte di problemi”.

Resta difficile fare previsioni sui protagonisti della fase di transizione prefigurata dall’accordo sottoscritto ad Addis Abeba, con la mediazione dei paesi africani dell’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad). Dersso sottolinea che ai negoziati partecipano anche ex dirigenti del partito di governo a Juba in un primo tempo incarcerati con l’accusa di essere coinvolti nel presunto tentativo di golpe orchestrato da Riek Machar.

Un’attenzione, questa, condivisa anche da altri analisti. Secondo Eric Reeves, studioso americano di recente autore del libro “Compromising With Evil: An Archivial History of Greater Sudan, 2007-2012”, il ruolo di capo dell’opposizione al governo del presidente Salva Kiir più che a Machar spetterebbe a figure come Pagan Amum o Rebecca Nyandeng Mabior, la vedova dell’eroe dell’indipendenza John Garang. “Entrambi – sottolinea Reeves – hanno sottolineato pubblicamente la necessità urgente di riforme sostanziali e che queste riforme non possono essere realizzate con la forza militare”.