Sguardi (In giro per il mondo) - Misna, 3 maggio 2013

03.05.2013 17:39

BREVI DALL’AFRICA (Kenya, Costa d’avorio, Mali, Sudafrica)

KENYA – Il paese potrebbe avviare la sua produzione petrolifera entro i prossimi sei anni. Lo ha reso noto il Fondo monetario internazionale (Fmi) in un rapporto pubblicato ieri, definendo “commerciali” le finalità dei giacimenti scoperti nella regione turkana, a nord. Lo studio è il risultato di sopralluoghi degli esperti e colloqui con i responsabili del settore idrocarburi del governo di Nairobi.

COSTA D’AVORIO – L’ex first lady Simone Gbagbo, detenuta da mesi nel nord del paese, è stata ricoverata all’ospedale di Abidjan in seguito a non meglio precisati “problemi di salute”. Fonti concordanti indicano che la moglie dell’ex presidente Laurent – come lui accusata di crimini di guerra e contro l’umanità e ricercata dalla Corte penale internazionale (Cpi) – si trova ora al policlinico Sainte Anne Marie di Cocody.

MALI – Un primo contingente di forze armate ivoriane è giunto a Bamako per integrare la Forza di intervento militare di sostegno al Mali (Misma). Il contingente comprende 103 elementi su un totale di 235 che il governo di Abidjan fornirà per la missione, addestrati dalla forza francese Licorne e dai militari delle Nazioni Unite in Costa d’avorio (Onuci).

SUDAFRICA – Gli angolani giunti in Sudafrica per sfuggire al conflitto civile nel loro paese, terminato nel 2002, perderanno il loro status di rifugiati dalla fine di agosto. Lo ha reso noto il governo di Pretoria chiedendo a tutti gli sfollati di “presentarsi volontariamente per il rimpatrio”. La decisione è stata presa in osservanza delle convenzioni Onu sui rifugiati e si basa sul principio secondo cui “non sussistono più le circostanze che fanno di queste persone dei rifugiati”.

(Nigeria) BAGA: MONITO DEL COMMISSARIATO ONU PER I DIRITTI UMANI

Rispettare i diritti umani e evitare ogni ricorso eccessivo alla forza durante le operazioni sul terreno: a due settimane dalla strage di Baga, è questo il monito rivolto dall’Alto commissariato Onu per i diritti umani alle forze di sicurezza della Nigeria e al governo centrale di Abuja. In una nota diffusa a Ginevra, l’organismo delle Nazioni Unite sottolinea che interventi dell’esercito come quello attuato lo scorso 16 aprile nello Stato settentrionale di Borno non fanno che “alimentare il risentimento delle popolazioni locali, quando civili vengono uccisi e abitazioni sono danneggiate o distrutte”. Durante e dopo una vera e propria battaglia tra truppe nigeriane e combattenti del gruppo estremista di Boko Haram, attivo da anni nella regione nord-orientale, il 40% del villaggio di pescatori di Baga, affacciato sul Lago Ciad, è stato raso al suolo dalle fiamme. Alla perdita di più di 2200 case si è aggiunto un pesante bilancio che si aggira tra le 187 e le 220 persone uccise, di cui un numero imprecisato di civili, e più di 80 feriti.

“Siamo molto preoccupati per l’elevato numero di vittime, tra cui molti civili, per le massicce distruzioni di abitazioni e per l’ingente flusso di sfollati nel nord-est della Nigeria” prosegue il comunicato. Rivolgendosi al governo del presidente Goodluck Jonathan, l’Alto commissariato Onu per i diritti umani sollecita “un’inchiesta approfondita ed imparziale su questo episodio” e “ulteriori sforzi per garantire la sicurezza della gente nel rispetto dei diritti umani”.

Rinnovando il proprio appello a favore di “sforzi concertati per sradicare le cause profonde delle ripetute ondate di violenze” nel nord-est del paese, l’istituzione Onu accoglie con favore la creazione da parte dell’esecutivo di un organismo incaricato di mettere a punto un programma di amnistia e di disarmo. “Le autorità nigeriane devono però assicurarsi che non godranno dell’amnistia né dell’impunità sia gli esponenti di Boko Haram che gli stessi membri delle forze di sicurezza responsabili di gravi violazioni dei diritti umani” conclude il comunicato.