Sguardi (In giro per il mondo) - Misna, 17 maggio 2013

17.05.2013 09:56

(Costa d'Avorio) ANCHE LA CINA COSTRUIRÀ CASE POPOLARI

Dopo le società marocchine ‘Addoha’ e ‘Alliances’ e la statunitense ‘Abd’, anche la cinese ‘Guoji Construction’ è riuscita a guadagnarsi una fetta di mercato nella redditizia costruzione di case popolari, una delle promesse di campagna elettorale del presidente in carica Alassane Dramane Ouattara. In Costa d’Avorio il settore edile sta attirando sempre più investitori stranieri dopo che il governo ha decretato come una sua priorità la costruzione di almeno 60000 abitazioni entro il 2015.

In visita ad Abidjan, la capitale economica, Xu Mingzheng, direttore generale del gruppo ‘Henan Guoji Construction’, ha incontrato il primo ministro Daniel Kablan Duncan e ha annunciato investimenti per un valore di un miliardo di dollari nei prossimi cinque anni.

“Siamo pronti per la realizzazione di 10.000 case popolari nell’ambito del programma del governo nel settore. Presenteremo anche una nostra offerta per la costruzione di 1000 case prestigiose per aiutare le autorità ad ospitare nuovamente la sede della Banca africana di sviluppo” ha dichiarato Mingzheng, il cui gruppo è già impiantato in 17 altri paesi africani. Nelle prossime settimane la Società ivoriana di costruzione e di gestione immobiliare (Sicogi), l’ente pubblico che gestisce il programma per le case popolari, firmerà una convenzione di partenariato con la ‘Guoji Construction’. Secondo i dati a disposizione del governo ivoriano, ogni anno nel paese dalla sostenuta espansione demografica mancano almeno 400000 abitazioni, di cui la metà ad Abidjan.

(Ciad) CRIMINI SOTTO HABRÉ, NUOVI MANDATI DI ARRESTO

A ridosso dell’arresto di Mahamat Djibrine, alias “El Djonto”, accusato di torture e dell’assassinio di centinaia di oppositori politici tra il 1982 e il 1990 durante gli anni della dittatura di Hissène Habré, il ministero di Giustizia ciadiano ha emesso nelle ultime ore nuovi ordini di cattura nei confronti di personalità di spicco del regime.

Mandati di arresto internazionali sono stati spiccati a carico di Mahamat Nouri, l’ex capo dell’Ufdd (la ribellione dell’Unione delle forze per la democrazia e lo sviluppo), Bichara Idriss Haggar, ex membro dell’ufficio politico, Bandjim Bandoum, ex gendarme, e Abakar Torbo.

Secondo fonti locali citate da agenzie internazionali, inoltre, una decina di agenti della Direzione della documentazione e della sicurezza (Dds), oggetto di denunce, sono stati convocati e messi sotto custodia a N’Djamena.

In quanto a “El Djonto”, potrebbe essere estradato in Senegal che, in virtù di un mandato dell’Unione Africana, deve giudicare i responsabili dei crimini commessi sotto Habré.

I governi di Dakar e N’Djamena hanno firmato il 3 maggio scorso un accordo che consente ai giudici del tribunale speciale creato per giudicate l’ex dittatore – accusato di crimini di guerra e contro l’umanità e rifugiato dal 1990 in Senegal – di svolgere indagini in Ciad.

(Venezuela) ELEZIONI: VERIFICA VOTI, FINORA “ZERO ERRORI”

Avviata il 6 maggio, la verifica parziale delle schede relative alle presidenziali del 14 aprile non ha finora rivelato alcun errore: lo ha annunciato il Consiglio nazionale elettorale del Venezuela (Cne) che sta esaminando il 46% delle schede non riviste, come da prassi, lo stesso giorno del voto, concluso con la vittoria del ‘chavista’ Nicolás Maduro grazie a uno scarto di appena l’1,49% sul conservatore Henrique Capriles.

“Il lavoro effettuato negli ultimi dieci giorni dimostra la nettezza con cui viene condotta la verifica cittadina …la sicurezza della piattaforma del sistema elettorale del nostro paese … la robustezza del sistema elettorale venezuelano” ha detto la vice-presidente del Cne, Sandra Oblitas.

Era stato lo stesso Capriles – che non ha ancora ammesso la sconfitta – ad invocare la verifica delle schede non controllate il giorno del voto, ma pretendendo anche la revisione dei registri di votazione; un’opzione respinta dal Cne poiché “non prevista dall’ordinamento giuridico”.

Capriles ha quindi disconosciuto l’operazione di controllo a carico del Cne definendola “una farsa” e presentando due ricorsi di impugnazione delle elezioni di fronte al Tribunale supremo di giustizia (Tsj): il suo obiettivo è ripetere il voto in 5729 seggi, che rappresentano oltre 2,3 milioni di suffragi.

(Haiti) EX PRESIDENTE ARISTIDE ROMPE IL SILENZIO

Dopo fugaci apparizioni dal suo rientro dall’esilio nel 2011, in cui ha sempre radunato folle entusiaste, l’ex presidente Jean-Bertrand Aristide ha rotto il silenzio ringraziando la popolazione haitiana a cui ha detto di essere profondamente legato.

Al potere per quattro volte fra il 1991 e il 2004, quando fu rovesciato da un’insurrezione armata, negli ultimi giorni Aristide è stato chiamato a testimoniare a Port-au-Prince in un processo per l’assassinio del giornalista Jean Dominique, nel 2000.

Ha quindi approfittato dell’occasione per improvvisare una marcia verso il centro della capitale insieme a migliaia di sostenitori. L’ex presidente, 59 anni, ha poi convocato una conferenza stampa in cui ha detto di essere certo che il suo partito potrà “vincere una parte importante della torta” alle elezioni parziali del Senato e alle locali previste entro la fine dell’anno ad Haiti.

Infine ieri, Aristide ha pronunciato un discorso che ha avuto eco su scala nazionale, affermando che “tra il popolo haitiano e me c’è un matrimonio d’amore che sana i dolori del terremoto” del gennaio 2010. Sebbene abbia ribadito di voler “aiutare nel campo dell’istruzione” – la Costituzione proibisce a un ex presidente di presentarsi per un terzo mandato ma non per un incarico da deputato o senatore – i suoi collaboratori non escludono che si candidi alle prossime elezioni, per cui non è stata ancora fissata una data precisa.