Sguardi (In giro per il mondo) - Misna, 16 maggio 2013

16.05.2013 11:59

(Venezuela) CONTRO LA CRISI, GOVERNO LAVORERÀ CON SETTORE PRIVATO

A partire da lunedì si apriranno 12 ‘tavoli di lavoro’ tra il governo del presidente Nicolás Maduro e le principali imprese del settore privato con l’obiettivo di aumentare la produzione di beni di prima necessità che da tempo scarseggiano in Venezuela.

Il ministro delle Finanze, Nelson Merentes, ha incontrato rappresentanti di 400 aziende di 24 diversi settori presso la sede della Banca centrale per identificare le cause della crisi. A detta di Merentes il principale problema è l’alta inflazione associata alla poca reperibilità di valuta estera.

Di questi e altri temi si parlerà a partire dalla settimana prossima: il governo spera nell’arco di 15 giorni di raccogliere elementi sufficienti a tracciare un quadro della situazione che consenta di apportare soluzioni adeguate.

Merentes ha preannunciato che il governo è pronto a riformare leggi e regolamenti ma anche a creare zone speciali per promuovere le attività economica, sia per la produzione interna che per dare nuovo impulso all’export verso i paesi latinoamericani e caraibici.

Il ministro ha anche lanciato un monito: “Le persone fisiche o giuridiche che non possono dimostrare un’attività economica reale – ha detto – non sono invitate alla riunione e saranno indagate perché hanno avuto dollari in quantità”.

(Somalia) JUBALAND, ELETTO PRESIDENTE UN EX SIGNORE DELLA GUERRA

Sale la tensione nel Jubaland, lo Stato federale che dovrebbe riunire le regioni meridionali di Gedo, Medio e Basso Giuba, dove una conferenza di circa 500 delegati delle comunità locali ha eletto l’ex signore della guerra Ahmed Mohamed Islam (Ahmed Madobe) nuovo presidente.

Secondo le informazioni provenienti da Kismayo, Madobe è stato eletto con una maggioranza schiacciante di 480 voti su 500.

Le emittenti somale riferiscono tuttavia che anche il colonnello Bare Adan Shire (Bare Hirale), a capo di una milizia di combattenti locali, si è autoproclamato a sua volta presidente del Jubaland e che la situazione, al riguardo, resta confusa.

Da Mogadiscio intanto, dove il processo di creazione delle istituzioni del nuovo Stato meridionale e la stessa conferenza di Kismayo sono state bollate come “anticostituzionali”, arriva la notizia che il primo ministro Abdi Farah Shirdon ha nominato un comitato incaricato di “lavorare ad una soluzione per il Jubaland”.

Da Garowe, nel nord, il presidente della regione semiautonoma del Puntland, Abdirahman Mohamed Farole, ha espresso la sua soddisfazione per la nomina di Madobe e sottolineato che il processo di formazione del nuovo Stato “avviene nel rispetto della nuova Costituzione provvisoria”.

Ex signore della guerra, già governatore di Kismayo durante gli anni del conflitto, Madobe fu rovesciato dalle truppe di Addis Abeba nel 2006 e detenuto in Etiopia per circa due anni. Dopo la sua liberazione ruppe i legami con i gruppi islamisti e oggi è a capo della potente milizia Ras Kamboni che controlla la città portuale. I suoi uomini hanno combattuto al fianco dei militari keniani della missione ‘Linda Nchi’ (Protezione della patria) contro gli insorti al Shabaab. È considerato un fedele alleato del governo di Nairobi, che guarda alla regione del Jubaland, confinante con il Kenya, con grande interesse.