Sguardi (In giro per il mondo) - Misna, 13 maggio 2013

13.05.2013 09:36

(Perù) AYACUCHO: HUMALA ANNUNCIA IMPORTANTI INVESTIMENTI

Investimenti per 3,4 miliardi di soles, equivalenti a circa un miliardo di euro, in infrastrutture stradali, centri ospedalieri, agricoltura e mercato del lavoro: li ha promessi il presidente Ollanta Humala per Ayacucho, nel sud del Perù, una delle regioni più povere e più colpite dal conflitto interno che insanguinò il paese andino fra il 1980 e il 2000.

“Ayacucho ha smesso di essere la zona più povera del Perù, ma dobbiamo ancora avanzare affinché si collochi nel posto storico che gli spetta e di cui tutti dobbiamo essere fieri perché è la culla dell’indipendenza del Perù” ha detto Humala al termine di un consiglio dei ministri celebrato nella provincia di La Mar.

E’ allo studio anche la possibilità di costruire una centrale idroelettrica e delle centrali geotermiche, mentre il programma ufficiale prevede anche il rafforzamento della sicurezza con l’installazione di altri quattro commissariati di polizia nella zona del Valle dei fiumi Apurímac, Ene e Mantaro (Vraem): l’area comprende zone di Ayacucho e di altre regioni meridionali, dove sono presenti sparuti gruppi di ciò che resta del movimento guerrigliero Sendero Luminoso dediti al narcotraffico.

(Guatemala) STORICA CONDANNA A EX DITTATORE, “HA VINTO IL DIRITTO”

“Bisogna riconoscere che l’indipendenza dei poteri è stata rispettata, lo ritengo un grande passo per la giustizia in Guatemala”: così Mario Polanco, direttore del Gam – Grupo de Apoyo Mutuo (Gam), organizzazione che riunisce i familiari delle vittime della guerra civile (1960-1996) – commenta alla MISNA la storica condanna a 50 anni per genocidio e 30 per crimini di lesa umanità inflitta venerdì all’ex dittatore Efraín Ríos Montt.

“Alla fine è prevalso il diritto: ora bisogna continuare le indagini nei confronti di altri militari” aggiunge Polanco. Al potere fra il 23 marzo 1982 e l’8 agosto 1983, Ríos Montt, 86 anni, ha trascorso i suoi due primi giorni in carcere, dopo essere stato riconosciuto colpevole del massacro di 1771 indigeni, che l’esercito considerava “nemici interni” e che furono perseguiti nell’intero arco dei 36 anni del conflitto interno, concluso con almeno 200.000 morti accertati e migliaia di ‘desaparecidos’. La giudice Jazmín Barrios ha disposto la sua reclusione in una cella singola all’interno di un centro di detenzione allestito nella base militare di Matamoros, al centro di Città del Guatemala. E’ stato invece assolto l’ex direttore dell’intelligence militare, il generale a riposo José Rodríguez, processato per gli stessi crimini.

La lettura integrale della sentenza è attesa per il 17 maggio: da quel momento i legali dell’ex dittatore avranno dieci giorni di tempo per presentare l’appello; anche la pubblica accusa potrà ricorrere negli stessi termini contro l’assoluzione di Rodríguez.

Lo storico processo ha tuttavia confermato che la riconciliazione in Guatemala è ancora lontana: militari, schieramenti conservatori e imprenditori negano che ci sia stato un “genocidio” durante la guerra, così come lo stesso presidente Otto Pérez, generale dell’esercito a riposo, che lo ha ribadito a chiare lettere proprio venerdì.

Durante il processo a Ríos Montt, Pérez è stato peraltro citato da un testimone che lo ha accusato di aver partecipato alle stragi delle comunità Mata Ixiles, con lo pseudonimo di “maggiore Tito Arias”; su questa base, l’organizzazione per i diritti umani Movimiento Pro Justicia ha chiesto che venga verificata la deposizione del teste e fatta chiarezza.

Al termine del dibattimento, la giudice Barrios ha disposto che proseguano le indagini “a carico di altre persone che avrebbero potuto partecipare ai fatti giudicati”.