Sguardi - a cura della redazione

17.03.2013 10:49

" (...) Bergoglio è un'altra cosa. (...) viene letteralmente da un altro mondo. Dietro di lui si intravedono le infinite schiere dei poveri, quelli veri. Dei semplici, quelli veri. Degli umili, quelli veri. Di tutti quelli che, pur poco sapendo di Manuele II Paleologo e della sura 2,256, sono il popolo di Dio. Tutti costoro abbisognano, secondo quanto lascia trasparire Bergoglio, di un prete. Di uno non che preghi in senso astratto, ma che dica le preghiere. Non che pratichi il culto mariano, ma che ami la Madonna. Che tema non il demonio o il Male, ma il diavolo, proprio lui, quello di quando eravamo bambini. Molto attivo di questi tempi, a quanto dice Bergoglio. C'è bisogno di un vecchio prete buono (ma non bonaccione), che dia certo l'idea di saper affrontare ardui cimenti, ma soprattutto di poter dire una parola di conforto a chi ne ha bisogno. Cioè a tutti. (...) Questo gesuita, missionario come i suoi confratelli che mezzo millennio fa andarono in America a convertire gli indios, compie oggi confidando negli stessi mezzi - le preghiere, le pratiche di pietà, l'esempio, ma anche la radicalità - il percorso inverso e torna per evangelizzare l'Europa. Quel che trova è l'Europa del declino, di un declino non solo per ragioni strettamente religiose e per ovvie ragioni geopolitiche, ma per una sorta di collasso della propria identità. Uno sguardo annebbiato, che non le permette più quella chiarezza di visione che è stata la sua gloria. Uno stato confusionale, una precoce decrepitezza, un immeschinimento in dispute da cortile. Soprattutto smarrimento e prostrazione. Dice papa Bergoglio che il pessimismo è opera del diavolo. Se, forte di questa certezza, si prodigherà per restituire speranza e respiro all'Europa e all'Italia, avrà fatto un grande dono a tutti. Anche a chi credente non è. " (Gian Arturo Ferrari, Il prete venuto dal Nuovo mondo per ridare fede alla vecchia Europa, Corriere della Sera, 17 marzo 2013)