Sguardi - a cura della redazione

26.04.2013 16:37

- Nel giardino dei giusti. L'esodo di Donato Manduzio, l'analfabeta "chiamato da Dio" e dei contadini che lo seguirono. L'uomo che divenne ebreo sfidando il fascismo. Reduce della Grande Guerra, fondò la sua comunità a San Nicandro osteggiato anche dalla Chiesa. E' una di quelle epopee del Sud Italia in cui il riscatto si cerca nell'emigrazione o nella fede incredibile. Il libro: Gli ebrei di San Nicandro (Giuntina). (Roberto Saviano, la Repubblica, 26 aprile 2013)

- La chirurgia etica che cancella i nostri ricordi. Immaginiamo che a un condannato a morte venga offerta l'alternativa tra una pastiglia di cianuro e un preparato chimico chiamato "amnesina", che provoca oblio totale. E' probabile che sceglierebbe l'amnesina, se non altro per pesare sul regime carcerario con il costo del suo corpo immemore. Ma è altrettanto certo che l'atteggiamento con cui prenderebbe l'amnesina sarebbe lo stesso che avrebbe nell'assumere il cianuro: la certezza che quello che lui è, ossia la somma dei suoi ricordi, se ne andrebbe per sempre. (...). Il saggio: Manipolare la memoria di Andrea Lavazza e Silvia Inglese (Mondadori Università). (Maurizio Ferraris, la Repubblica, 26 aprile 2013)

- Neopartito e antipartito. Lo storico Salvatore Lupo (Antipartiti, Donzelli) ricostruisce in un saggio le pulsioni prepolitiche dal fascismo alla P2 a oggi. Ritorna la mistica della società civile, una formula fin troppo abusata nell'ultimo ventennio. I propugnatori del cambiamento mostrano analoghi o maggiori difetti della tanto detestata partitocrazia. (Simonetta Fiori, la Repubblica, 26 aprile 2013)

- Quando le larghe intese si chiamavano connubio. Una situazione politica e parlamentare più o meno analoga a quella attuale, con scarsa possibilità di alternative, fu vissuta dal Piemonte liberale nel 1852. (...). (Lucio Villari, la Repubblica, 26 aprile 2013)

- Il senso di Malerba per il paradosso. Ai poeti non si spara (di Luigi Malerba, Manni, a cura di Luca Archibugi) s'intitola la raccolta delle sue pièce teatrali. Una volta a certi scrittori piaceva seminare zizzania e lavorare per mettere in crisi il loro stesso strumento di lavoro: le parole o almeno il modo tradizionale di interderle. Invece di accontentare e blandire i lettori-consumatori cercavano di turbarli almeno un pò o di dis/turbarli, magari con uno sberleffo. Luigi Malerba ha sempre sorpreso i suoi lettori fin dai tempi della Scoerta dell'alfabeto, la raccolta di racconti con cui esordì nel '63. (...). (Paolo Mauri, la Repubblica, 26 aprile 2013)

 

 

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