(S.Sede/Riflessioni strategiche) "La Primavera Vaticana ? Passa da New York" (Alessandra Farkas int. Mario Cuomo, Corriere della Sera, 2 marzo 2013)

02.03.2013 17:27

La grande svolta epocale della Chiesa cattolica, la «Primavera Vaticana» profetizzata dai media Usa, potrebbe partire dall'America. O meglio da Timothy M. Dolan, Arcivescovo di New York e Presidente della Conferenza Episcopale Statunitense, che l'ex governatore di New York Mario Cuomo definisce «l'uomo giusto per lo straordinario momento storico che il mondo sta vivendo». «Premetto di non essere suo amico, né di frequentarlo, come invece mio figlio Andrew, attuale governatore di New York», spiega il governatore di origini italiane più popolare nella storia dello Stato di New York (dal 1983 al 1994), già candidato alla Corte Suprema di Washington e alla Casa Bianca (due nomine che rifiutò guadagnandosi il titolo di «Amleto del fiume Hudson»). «Ma mi è bastato osservare il suo operato negli ultimi anni», incalza, «per affermare con grande sicurezza che non vi è miglior candidato per sedere oggi sul trono di Pietro».
Che cosa lo qualifica più degli altri?
«E' il pastore di uno dei greggi più ampi e in continua espansione della Chiesa cattolica moderna. Rappresenta il nuovo e lo spirito di rottura dopo essere stato il primo ad affermare che, sebbene la Chiesa vivrà per sempre, la nostra vera e unica religione è Gesù Cristo. Un messaggio molto forte con cui ha voluto precisare che è pronto a battersi per il vangelo di Cristo, non per la fortezza del potere».
E' altresì vero che la Chiesa cattolica americana è stata dissanguata dai recenti scandali dei preti pedofili.
«Certo, ma Dolan ha guidato la crociata di pulizia e rinnovamento, aiutandola a superare una crisi che le ha fatto perdere milioni di fedeli. E' un umanista, un uomo colto e intellettualmente curioso, che ha scritto vari libri e non si prende troppo sul serio. Quando l'hanno interpellato sulle sue chance di vittoria ha risposto che è più probabile che venga ingaggiato come giocatore degli Yankee».
Non crede che l'elezione di un papa africano o sudamericano lancerebbe un messaggio di inclusività più forte?
«Parliamo di regioni poco popolate, dove i fedeli, rappresentano complessivamente una minoranza. Nel Nord America, dopotutto, si è coagulato il melting pot proveniente da quelle stesse aree del mondo. In qualità di arcivescovo di New York, Dolan è già leader del popolo cattolico più multietnico del pianeta. Dalla ricca New York potrebbe partire inoltre il fundraising per ricostruire la Chiesa dissanguata dagli scandali».
In un recente sondaggio, il 54% dei cattolici americani chiede al prossimo papa di cambiare direzione.
«Se vuole riformare davvero la Chiesa, il nuovo pontefice dovrà immediatamente affrontare tre problematiche: il sacerdozio alle donne, l'eliminazione del celibato per i preti e l'apertura ai gay. Dolan sa bene che Cristo non ha mai detto che le donne sono inferiori agli uomini, né ha mai predicato l'omofobia. Un tempo anche l'usura o mangiare carne il venerdì erano peccati. La Chiesa ha portato avanti tanti piccoli cambiamenti nella sua storia e può continuare a farlo. Un giorno avremo un papa sposato e ciò rafforzerà enormemente la Chiesa».
Quale sarà il lascito di Benedetto XVI?
«I libri di storia lo ricorderanno come un grande teologo e un uomo pio che non ha voluto invertire la rotta o affrontare de visu i problemi della chiesa, preferendo guardarsi indietro piuttosto che avanti. Sarà ricordato soprattutto per la sua decisione di rassegnare le dimissioni anzitempo».
Che effetto fa sentirsi alla vigilia di una svolta forse epocale nella millenaria storia della Chiesa?
«Sono euforico all'idea che si possa tornare al cristianesimo delle origini. Alla fine basterebbe riallacciare i fili tessuti dal Concilio Vaticano II nel 1962, quando Papa Giovanni XXIII propose straordinarie riforme poi cadute nel vuoto. Abbiamo perso già mezzo secolo e basterebbe riprendere là dove il Papa buono ha lasciato. L'importante è escludere chiunque prema per mantenere lo status quo».
E' ottimista che alla fine prevarrà la voglia del nuovo?
«Siamo nelle mani dei cardinali che presto decideranno il futuro non solo della nostra Chiesa ma anche del mondo. Perché il messaggio di Gesù al suo apostolo “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” è chiaro: Dio ha creato il mondo, lasciando a noi il compito di completare l'opera».