(S.Sede/Riflessioni strategiche) La Chiesa di fronte al mondo nuovo (Francesco Sisci, Limes online, 27 febbraio 2013)

27.02.2013 14:18

La rinuncia di Benedetto XVI ha rappresentato un gesto innovativo da parte di un pontefice per molti aspetti tradizionale. Il problema non è trovare l'accordo sul nome del successore ma sulla sua "agenda".


[Foto Ansa]

Con un gesto che rompe una tradizione di migliaia di anni, il papa, generalmente considerato un baluardo del conservatorismo nel mondo, ha proiettato la Chiesa cattolica nel terzo millennio e ha posto la cultura occidentale davanti a una sfida.

 

L’Occidente è stato messo sotto pressione dall’emergere delle culture asiatiche e africane. Ora un papa asiatico, per lungo tempo inimmaginabile, è un’opzione considerata dai cardinali che febbrilmente discutono tra loro prima di un conclave cruciale, uno dei più importanti della storia.

 

Se il prossimo papa venisse dall’Asia, un continente che ospita la maggioranza della popolazione mondiale ma solo il 4-5% del miliardo di cattolici nel mondo, egli avrebbe un ruolo politico profondo e globale.

 

Qualora la Chiesa decidesse di innovare in questa direzione, allora dovrebbero farlo anche tutte le istituzioni occidentali, che l’emergere di un nuovo mondo in Asia ha messo di fronte a una sfida.

 

Papa Benedetto XVI, Joseph Ratzinger, lunedì 11 febbraio ha annunciato le sue dimissioni. Gli esperti di questioni vaticane si sono affrettati a spiegare che nel passato ci sono stati altri esempi. Nel XIII secolo, Celestino V abdicò dopo essere stato scelto nell’ultima elezione del papa senza conclave della storia. Tuttavia, egli lasciò l’incarico mentre era in piena salute, dopo solo cinque mesi e otto giorni con quello che Dante chiamò “il gran rifiuto”, un atto di codardia secondo molti suoi contemporanei. Infatti, il poeta fiorentino lo collocò in uno dei gironi dell’Inferno della sua Divina Commedia.

 

Più recentemente, quando Roma fu occupata dai nazisti, Pio XII, minacciato di essere deportato in un campo di concentramento, considerò l’ipotesi di abdicare, in modo che i nazisti non potessero dire di aver imprigionato il capo della Chiesa Cattolica.

 

Questa volta il discorso è totalmente diverso. Ratzinger è stato papa per quasi otto anni e ora è in uno stato di salute precario, proprio in un momento molto delicato per la Chiesa.

 

I cattolici sono sotto attacco in tutto il mondo per diverse ragioni: l’insabbiamento delle molestie su minori, l’opposizione ai matrimoni omosessuali e al sacerdozio per le suore. Sono considerati troppo conservatori nel ricco Occidente, dove difendono istanze del passato; ma sono troppo innovativi nei paesi in via di sviluppo, dove stanno dalla parte dei meno fortunati.

 

I cardinali della Curia, i massimi vertici del Vaticano, si fanno guerra l’un l’altro. Non ci sono soldi da quando gli americani, che per decenni hanno elargito la maggior parte dei fondi, si sono ridotti quasi alla bancarotta per mettere a tacere, con il denaro, le accuse legate alle molestie.

 

In questo momento la Chiesa ha bisogno di un leader forte, ma Benedetto XVI non può ricoprire questo ruolo a causa delle sue precarie condizioni di salute. Avrebbe potuto scegliere di continuare il suo pontificato, visto che la medicina moderna è in grado di allungare la vita, ma così avrebbe lasciato la Chiesa Cattolica senza una guida effettiva. Inoltre, le ferite presenti nel corpo della Chiesa avrebbero fatto infezione. Dando le dimissioni, Benedetto XVI può aprire la strada per un nuovo papa, più giovane e più forte.

 

Con la sua scelta, ha dato una prova di grande coraggio al conclave che sceglierà il suo successore. La Chiesa in questo momento ha bisogno di mosse audaci, ha detto il papa abdicando, dando con ciò un'indicazione.

 

Al tempo stesso, la Chiesa è ancora tradizionale e questo papa davvero innovativo appoggia la tradizione su molti punti cruciali riguardanti la fede. Il pontefice ha abdicato alla vigilia della Quaresima, di norma il periodo di digiuno, pentimento e meditazione sui propri peccati, che ha le sue radici in un’usanza ebraica che potrebbe risalire al terzo millennio avanti Cristo.

 

Quindi, il gesto innovativo del papa sta a significare che, mentre la Chiesa non ha paura di rinnovarsi, non teme di rimanere ferma su alcuni principi di base. Il nuovo pontefice avrà il difficile compito di trovare un nuovo equilibrio tra innovazione, tradizione e necessità di fare pulizia a casa. L’abdicazione potrebbe comunque restare un atto estremamente raro, un’opzione di emergenza per i papi nei secoli futuri.

 

Per quel che concerne il successore di Benedetto XVI, bisogna partire da alcuni elementi di base. Ratzinger ha annunciato lunedì 11 febbraio che avrebbe abdicato ufficialmente il 28 febbraio. Due giorni prima, il cardinale Huzar dell’Ucraina aveva compiuto 80 anni: quindi non potrà partecipare al conclave che si aprirà poco prima di Pasqua. Tutti i cardinali che non avranno compiuto 80 anni alla data delle dimissioni faranno parte del conclave. Quindi, il cardinale Kaspar della Germania sarà il più anziano.

 

Questo potrebbe portare il numero di cardinali che prenderanno parte dell’elezione alla strana cifra di 117. Di questi, sei sono stati scelti lo scorso novembre per il concistoro. Per la prima volta dal 1929 ci sono stati due concistori in un anno. Il 1929 segnò uno spartiacque: il Vaticano firmò i patti Lateranensi con l’Italia, de facto rinunciando a esercitare il suo potere temporale dopo oltre mille anni. Sembra che tutti i nomi siano stati scelti personalmente da Benedetto XVI, senza consultarsi troppo con i cardinali della Curia. Si tratta di un americano, un africano, un arabo, un indiano, un latinoamericano e un filippino con origini cinesi. Per la prima volta, non c’è nessun europeo tra i nuovi cardinali. Tutti segni di innovazione.

 

Il nuovo pontefice, stando alle nuove regole stabilite da papa Ratzinger, avrà bisogno di una maggioranza di due terzi, ossia almeno 77 voti. Ciò significa che i cardinali dovranno trovare un solido consenso. Questo dovrà fondersi attorno a un progetto e poi attorno a un uomo che lo interpreterà. La prima cosa da verificare è se i cardinali si atterranno alle indicazioni dell’attuale papa (se egli sarà chiaro al riguardo) oppure se decideranno di agire in maniera diversa. In ogni caso, secondo la tradizione un papa anziano viene alternato con uno giovane. Dopo aver scelto Benedetto, eletto nel 2005 all’età di 78 anni, ora dovrebbe essere la volta di un cardinale più giovane.

 

A Roma si fanno già i primi nomi. Scola, il cardinale di Milano, nato nel settembre 1941, è in cima alla lista. Secondo quanto è stato riferito, egli è uno dei due cardinali che il papa aveva informato circa la sua decisione. L’altro è Bertone che, in qualità di Segretario di Stato - quindi il numero due nella gerarchia vaticana - doveva per forza esserne a conoscenza. In teoria, Scola non era tenuto ad essere informato delle dimissioni.

 

Comunque, tra i 28 cardinali italiani, il maggior elettorato su base nazionale, molti non apprezzano Scola, e dopo due papi stranieri (Wojtyla, un polacco, e Ratzinger, un tedesco) molti sperano che anche il prossimo provenga dall'estero. Essendo il pontefice anche il vescovo di Roma, gli auspici di chi vi risiede non sono completamente irrilevanti.

 

Il problema non è la persona bensì “l’agenda”. Un papa proveniente dall’Italia, la culla della Santa Sede, punterebbe l’attenzione sulla necessità della Chiesa di fare pulizia al suo interno e ritrovare la propria centralità: un gesto opportuno dopo lo shock dell’abdicazione. Comunque, altri problemi potrebbero essere più urgenti, secondo le opinioni che vengono da Roma. Un papa dall’America Latina potrebbe essere un riconoscimento per questa regione, seconda solo all’Europa per numero di fedeli; arginerebbe le incursioni dei protestanti in quella che un tempo era quasi una riserva cattolica. Tuttavia, un pontefice originario di quella zona potrebbe essere troppo vicino agli Stati Uniti e quindi simbolicamente allineare troppo Roma con l'attuale superpotenza.

 

Oppure si potrebbe eleggere un papa proveniente dall’Africa, la nuova frontiera dell’evangelizzazione. Sebbene si stia espandendo rapidamente, la Chiesa affronta lì ancora molti problemi. Molti preti sono de facto sposati e hanno un’immagine che è semplicemente troppo lontana dalla morale cattolica tradizionale.

 

Rimane l’Asia, frontiera per la Chiesa e dinamo della crescita politica, economica, sociale e culturale di questo secolo. Qui i cattolici sono una minoranza. Nel subcontinente indiano sono oltre 20 milioni, hanno cinque cardinali molto rispettati e una tradizione che risale al primo secolo dopo Cristo. In India, la religione indù è parte dell’identità nazionale e quindi la conversione al cattolicesimo potrebbe essere considerata al pari di un tradimento; un papa indiano potrebbe essere considerato una provocazione e una sfida all’India. Il quadro non è tanto più promettente in Pakistan e Bangladesh, paesi a maggioranza musulmana.

 

La Cina rappresenta la nuova frontiera, affamata com’è di religione e ospite di una religione straniera, il buddismo, e quindi senza pregiudizi verso il cristianesimo. Tuttavia, in questo paese i cattolici sono semplicemente troppo pochi, meno dell’1% della popolazione. Inoltre c’è un solo cardinale, John Tong di Hong Kong, che non parla un buon italiano: un difetto per un uomo che dovrebbe poi essere vescovo di Roma.

 

Un porporato delle Filippine potrebbe essere un’ipotesi. Il paese è a maggioranza cattolica e ha un candidato forte, il cardinale Luis Antonio Tagle di 55 anni, che è anche uno stimato teologo, una virtù necessaria per un pontefice. È un po’ troppo giovane, visto che persino il “giovane” Wojtyla fu eletto quando aveva 58 anni; in più non è rodato: è stato ordinato cardinale solo tre mesi fa. Inoltre, la Chiesa vuole veramente scommettere su un uomo che potrebbe essere una guida per 30 anni, in un periodo in cui il mondo sta cambiando a un ritmo estremamente elevato? In 15, 20 anni potrebbe essere troppo stanco per affrontare le nuove sfide e tuttavia essere ancora in salute - quindi al potere.

 

Il papa potrebbe essere europeo, con ciò simbolizzando le conquiste della Chiesa; per esempio il cardinale Marx, al vertice dei vescovi europei, che proviene da Trier, la città natale di Karl Marx. Con lui, la chiesa sceglierebbe simbolicamente “un ebreo e un comunista” come suo leader, probabilmente per indicare un ritorno alle origini.

 

I pro e i contro verranno accuratamente soppesati nelle prossime settimane nelle Congregazioni, le tradizionali riunioni per preparare il conclave. In queste occasioni, un profilo del candidato papale sarà delineato. Tuttavia, si tratterà solo dell’inizio perché, come è accaduto molte volte nel passato, due fazioni potrebbero essere in lotta tra loro e a sorpresa potrebbe emergere un terzo candidato che riconcili la Chiesa e ottenga i 77 voti necessari per essere eletto.