(Russia/Europa) La libera circolazione tra Russia e Ue resta un miraggio (Diletta Donnarumma, Meridiani, 15 febbraio 2013)

15.02.2013 16:56

Per Vladimir Putin la libera circolazione dei cittadini tra Russia e è una priorità assoluta. Sono soprattutto la continua espansione dei contatti economici tra Mosca e Bruxelles e il crescente movimento di persone in ambo le direzioni a rendere il superamento del regime dei visti particolarmente urgente. Quanto meno dal punto di vista della Russia, che spera di ottenere la liberalizzazione entro il 2014, anno in cui il paese ospiterà le Olimpiadi invernali a Soci. A confermare la posizione russa sono le affermazioni di Putin all’ultimo summit tra Russia e Ue, il 21 dicembre scorso. 

“La Russia e l’Unione europea hanno un giro d’affari di 400 miliardi di dollari. La mancanza di libertà di movimento tra i nostri popoli è un fattore che ostacola lo sviluppo dei legami economici, e questo va compreso. Spero che il nostro lavoro in questo campo avanzi presto senza alcuna politicizzazione”, ha detto Putin.

Il tavolo di lavoro per la liberalizzazione dei visti d’ingresso tra i due partner è in piedi da oltre un decennio, ma i negoziati vanno a rilento. Gli Stati membri dell’Unione europea e la Russia si sono impegnati a semplificare gradualmente e a amministrare in modo più flessibile le procedure d’ingresso e uscita dei cittadini, fino all’abolizione reciproca dei visti.

Nel 2006 Mosca e Bruxelles hanno approvato un accordo che facilita l’emissione di visti per alcune categorie di cittadini, in particolare soggetti impiegati nel commercio e uomini d’affari. Le agevolazioni riguardano la riduzione dei costi e dei tempi per l’ottenimento del visto e la possibilità di accedere a visti di lunga durata. Altre facilitazioni, sebbene limitate ai visti di durata non superiore ai 90 giorni, sono previste anche per studenti, disabili e persone che richiedono protezione internazionale.

Il dialogo tra Ue e Russia si è fatto più concreto a partire dal 2007, quando sono stati individuati i campi su cui lavorare con l’obiettivo di creare un’area di libera circolazione. Particolare attenzione è stata dedicata all’immigrazione illegale, inclusi i controlli di frontiera, e all’introduzione di documenti di identificazione comprensivi di riferimenti biometrici. E’ stata sottolineata anche la necessità di uniformare l’approccio alla sicurezza e all’ordine pubblico e di rendere più semplice l’accesso ai documenti necessari per poter circolare liberamente all’interno dei singoli paesi. In base a queste priorità, è stata formalizzata una lista di obiettivi comuni in un accordo firmato nel dicembre del 2011.

E’ comprensibile e inevitabile che la prospettiva di una liberalizzazione completa dei visti sia strettamente legata a temi che tradizionalmente riguardano le politiche migratorie. Identificazione, sicurezza e controllo sono le parole chiave nell’attuale approccio russo ed europeo al fenomeno dell’immigrazione. Non deve essere stato quindi un problema convenire su questo aspetto.

Restano però molti nodi tecnici da sciogliere e numerose critiche reciproche rendono l’obiettivo finale ancora un miraggio. In particolar modo, sembra mancare la fiducia tra le parti, come emerso dalla riunione del consiglio permanente Ue-Russia di Nicosia (Cipro) del 3 dicembre del 2012.

La discussione sul tema dei visti si è focalizzata sulla realizzazione degli obiettivi comuni e sull’emendamento all’accordo del 2006 riguardante la facilitazione del rilascio dei visti. Una decisa differenza di vedute ha però impedito la firma conclusiva per l’emendamento. Il nuovo testo avrebbe stabilito l’esenzione dal visto per alcune categorie di cittadini (membri dell’aviazione e marina civile), l’estensione della lista dei soggetti che avrebbero avuto accesso al visto multiplo valido cinque anni e la semplificazione delle procedure per chi richiede il visto su base regolare.

Mosca ha insistito perché fosse inclusa anche l’abolizione dei visti per i titolari di passaporti ufficiali, rilasciati dal ministero degli esteri russo a tutti i funzionari che si recano all’estero a fini di rappresentanza. L’opposizione della Ue a questa proposta è stata motivata dal rischio che i passaporti possano essere rilasciati anche a soggetti che non ne avrebbero diritto.

I timori di Bruxelles sembrano mettere in dubbio lo stato di diritto nella Federazione russa. Non è un caso che la liberalizzazione del regime dei visti sia inserita all’interno di tavoli di concertazione in cui si parla di temi delicatissimi dal punto di vista politico, come la sicurezza energetica, i diritti umani e la sicurezza interna ed esterna dei territori. Tavoli durante i quali in più circostanze i rappresentanti dell’Ue hanno ribadito le proprie perplessità rispetto alla capacità di Mosca di conformarsi agli standard europei e di gestire adeguatamente gli affari pubblici.

Questa strategia non sembra avere molta presa sull’amministrazione russa che, come sostiene una fonte della delegazione europea a Nicosia, si interroga sulle reali intenzioni di Bruxelles. La Ue sostiene di voler dare priorità alla libertà di movimento di chi può contribuire all’integrazione dei popoli e alla difesa dei diritti umani – studenti, scienziati, rappresentanti delle Ong e giornalisti. I diplomatici di Mosca, compreso l’ambasciatore Chisov, affermano invece che l’obiettivo più importante è la creazione di uno spazio di libera circolazione che renda più semplice l’interscambio culturale e soprattutto quello economico. A beneficiarne non sarebbe solo la Russia, considerati i 1,5 milioni di europei che visitano la Federazione ogni anno.

Durante il summit Russia-Ue del dicembre 2012, Putin ha voluto ribadire che l’abolizione dei visti comporta difficoltà tecniche consistenti, ma senza dubbio superabili. Secondo il presidente russo, la Ue adesso deve dimostrare di avere la volontà politica di affrontarle. Finché Bruxelles non considera Mosca come un interlocutore alla pari, sarà però difficile sbloccare lo stallo in cui versano ora i lavori.