(Repubblica Democratica del Congo) Nord Kivu: scontri da Goma a Beni, nuova emergenza umanitaria (Misna)

15.07.2013 15:27

Si è riaperto un vecchio fronte dell’annoso conflitto in Nord Kivu: intensi combattimenti sono in corso da ieri alle porte di Goma, capoluogo della ricca provincia mineraria dell’est del Congo. A scontrarsi sono le Forze armate regolari congolesi (Fardc) e i ribelli del Movimento del 23 giugno (M23). La ribellione, nata nell’aprile 2012, era riuscita lo scorso novembre a prendere il controllo di Goma, per una decina di giorni salvo poi ritirarsi per partecipare a colloqui di pace regionali a Kampala, in stallo da settimane.

“La situazione lungo la linea di fronte è totalmente sotto il controllo delle Fardc. Il nostro intervento sta proseguendo per essere sicuri che il nemico sia stato respinto più lontano possibile da Goma” ha detto il colonello Olivier Hamuli, portavoce dell’esercito nel Nord Kivu, secondo cui negli scontri almeno tre militari sono rimasti uccisi. Secondo altre fonti locali nelle ultime violenze una decina di combattenti sono morti e 11 sono stati catturati. Gli scontri cominciati ieri verso le 14 (ora locale) dopo mesi di tregua, si sono registrati nella località di Mutaho, a circa 12 km a nord-ovest di Goma. Ognuna delle parti si è accusata reciprocamente per la ripresa delle pesanti ostilità. Dopo una tregua notturna, le violenze sono riprese alle prime luci dell’alba e, secondo l’emittente Onu in Congo Radio Okapi, le Fardc sarebbero riuscite a spingere i ribelli più al nord, verso l’accampamento di Kibati. Altre fonti locali citate da agenzie internazionali sostengono invece che combattimenti sono in corso a soli cinque chilometri dal capoluogo regionale. La locale missione Onu (Monusco) ha decretato per le sue truppe lo “stato di massima allerta” per timore che i ribelli possano nuovamente puntare su Goma. La Monusco ha poi avvertito di essere “pronta a ricorrere a l’uso della forza letale per difendere vite civili”.

Il riaccendersi delle violenze tra l’M23 e l’esercito congolese si verifica mentre è in corso il dispiegamento della brigata speciale dell’Onu, costituito da 3000 soldati del Sudafrica, Malawi e Tanzania con un mandato offensivo. Esprimendo “preoccupazione” per la rinnovata instabilità della regione, il rappresentante speciale della Monusco, Moustapha Soumaré, ha lanciato un appello a tutte le parti affinché “rispettino l’accordo globale per la pace, la sicurezza e la cooperazione (firmato lo scorso febbraio ad Addis Abeba tra i paesi dei Grandi Laghi, ndr)” e “evitino una nuova escalation di violenza”.

Ma in Nord Kivu un altro fronte di crisi è aperto dalla scorsa settimana: quello che, più a nord, nel territorio di Beni, sta mettendo a confronto ribelli ugandesi delle Adf/Nalu (Forze democratiche alleate, ndr) sostenuti dai somali di Al Shabaab e militari congolesi. Ieri i ribelli sono riusciti a prendere il controllo della località di Kikingi e hanno attaccato un convoglio di caschi blu nepalesi lungo la strada tra Mbau e Kamango. Quest’ultima località è già passata in mano alle Adf/ Nalu la scorsa settimana. Nel fine settimana dieci corpi senza di civili vita sono stati rinvenuti nella stessa zona dai servizi di sicurezza congolesi. Non è ancora chiaro se siano quelli delle persone rapite la scorsa settimana dalle Adf/Nalu. Dal confinante Uganda la Croce Rossa ha confermato che 61.000 congolesi in fuga dal territorio di Beni hanno già superato il confine in cerca di assistenza umanitaria; 40.000 di loro sono già stati registrati. Gli assalitori hanno attaccato e saccheggiato più di 400 abitazioni, strutture sanitarie, depositi di medicinali e negozi sia a Kamango che a Kikingi.