(Repubblica Democratica del Congo) Nord Kivu: accuse ai soldati nell'offensiva contro l'M23 (Misna)

18.07.2013 14:09

Nelle ultime ore si è intensificata l’offensiva delle Forze armate congolesi (Fardc) contro il Movimento del 23 marzo (M23) con bombardamenti e avanzata di terra contro posizioni della ribellione sulle colline di Kanyarucinya e Kibati, due località a 15-20 chilometri da Goma, il capoluogo della provincia orientale del Nord Kivu. Fonti concordanti hanno riferito del “comportamento passivo” dell’M23, che sarebbe in difficoltà sul piano logistico, mentre il capo politico della ribellione, Bertrand Bisimwa, ha dichiarato: “Non reagiamo per non fare danni visto che i campi sfollati sono vicini”. Bisimwa ha anche sostenuto che l’offensiva in corso è in realtà “una trappola delle Fardc e della missione Onu (Monusco, ndr) per spingerci a coinvolgere i caschi blu nella guerra”.

L’unico bilancio ufficiale diffuso dalla ripresa dei combattimenti, domenica scorsa, ha confermato la morte di 120 ribelli e dieci soldati. Non è chiaro se a questi vadano aggiunti altri 51 miliziani e cinque militari deceduti successivamente, dei quali ha riferito ieri la società civile del Nord Kivu.

Intanto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha espresso “preoccupazione” per le violazioni dei diritti umani commesse durante l’offensiva in corso e ha chiesto a Kinshasa sanzioni per i soldati accusati di profanare cadaveri dei ribelli e di maltrattare i prigionieri.

La Monusco ha invece respinto le accuse mosse da Kigali nei giorni scorsi, in merito al bombardamento deliberato di due villaggi ruandesi, Kageshi e Gasiza, e ad una presunta collaborazione con i ribelli ruandesi delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr, hutu). Per il ministro congolese Lambert Mende si tratta di “accuse infondate da parte di forze abituate ad entrare in Congo come un coltello entra nel burro, cioè senza incontrare alcuna resistenza”. Ancora una volta il riferimento riguarda il coinvolgimento diretto di Rwanda e Uganda a sostegno dell’M23. A destare ulteriore preoccupazione nella ricca provincia mineraria del Nord Kivu è il coinvolgimento dei combattenti islamisti somali di Al Shabaab, che sostengono gli ugandesi delle Adf/Nalu (Forze democratiche alleate) nel territorio di Beni ma anche l’M23 nella zona di Goma.

Uno spiraglio positivo potrebbe arrivare da Addis Abeba dov’è prevista per oggi una grande conferenza economica dei paesi dei Grandi Laghi, con la partecipazione dei ministri delle Finanze della regione e dei partner internazionali. “L’M23 deve fermare la sua guerra alla luce delle nuove condizioni sul terreno: la brigata di intervento dell’Onu sarà operativa nelle prossime settimane” ha dichiarato Ntumba Lwaba, segretario della Conferenza internazionale della regione dei Grandi Laghi (Cirgl). Secondo Lwaba, “in realtà non siamo mai stati così vicini alla pacificazione e alla stabilizzazione dell’est del Congo” e “la soluzione va ricercata sul piano economico”. Per Lwaba le risorse naturali dei Grandi Laghi non sono una “maledizione ma un’opportunità di prosperità per l’intera regione a patto che i singoli paesi rafforzino la propria cooperazione nello sfruttamento di risorse comuni”.