(Nigeria) Boko Haram: avanti con repressione e amnistia (Misna)
“La politica del bastone e della carota per ora sta avendo successo” dice alla MISNA padre George Ajana, direttore delle Pontificie opere missionarie in Nigeria. Parla di Boko Haram e del duplice approccio del governo nel tentativo di porre fine ad attentati e violenze nelle regioni del nord roccaforte del gruppo armato.
Molto, secondo padre Ajana, è cambiato dopo il massacro di Baga. In questa cittadina in riva al Lago Ciad, nella regione settentrionale di Borno, tra il 16 e il 17 aprile una battaglia tra soldati e militanti di Boko Haram ha provocato la morte di almeno 187 persone. Un episodio doloroso, finito al centro di un’inchiesta della magistratura anche per l’elevato numero di vittime civili.
Alcune settimane dopo la strage, il 13 maggio, il presidente Goodluck Jonathan ha proclamato lo stato di emergenza nelle regioni nord-orientali di Borno, Adamawa e Yobe. Secondo il direttore delle Pontifice opere missionarie, “grazie alla sua maggiore forza di fuoco l’esercito è riuscito a distruggere diverse basi di Boko Haram e a garantire una pace relativa nella maggior parte delle zone interessate dalle misure straordinarie”.
Mentre i soldati sparavano, però, muoveva i primi passi un comitato incaricato da Jonathan di mettere a punto un programma di amnistia e disarmo a beneficio dei militanti disposti a rinunciare alla violenza. Sarebbe questa, spiegano alla MISNA, la “carota”. Un tentativo di dialogo, parallelo alla repressione militare, che i quotidiani della Nigeria stanno seguendo con attenzione. Due settimane fa, il Vanguard ha annunciato in prima pagina un accordo di cessate-il-fuoco tra il governo e la fazione principale di Boko Haram, guidata da Abubakar Shekau. La fonte della notizia, il presidente del comitato per l’amnistia Kabiru Turaki, ha però fatto un passo indietro. L’accordo in linea di principio c’è, ha precisato, ma non è ancora “ufficiale”. Secondo padre Ajana, i contatti ci sono e vanno avanti. “Nelle ultime due settimane – sottolinea il direttore delle Pontifice opere missionarie – i membri del comitato hanno discusso di come porre fine al problema Boko Haram nel corso di incontri con governatori, dirigenti, politici e opinionisti di diverse regioni del nord”.
Negli ultimi quattro anni le vittime del ciclo di attentati e repressione innescato da Boko Haram sono state più di 2000. Il gruppo sostiene di battersi per rovesciare il governo e imporre la legge islamica in tutta la Nigeria; come sottolinea padre Ajana, però, ”le violenze sono anche il frutto velenoso di lotte politiche e squilibri economico-sociali”.