News da Misna (Nepal, Medio Oriente)

13.10.2014 13:20

Nepal. Con una mossa che potrebbe essere decisiva per un percorso verso la nuova Costituzione, determinante dopo anni di governo incerto, istituzioni provvisorie e senza una Carta fondamentale dello stato ancora in vigore, i maggiori partiti di vari fronti politici rappresentati in parlamento hanno avviato colloqui riguardo la forma di governo, i sistemi elettorale e giudiziario. Essenziali perché la data del 22 gennaio 2015 prevista per la promulgazione si avvicina rapidamente e un fallimento nel rispettarla avrebbe conseguenze potenzialmente destabilizzanti.

Il Congresso nepalese, il Partito comunista del Nepal unificato marxista-leninista e il Partito comunista unificato del Nepal-maoista mostrano ottimismo in un risultato positivo dell’incontro, da cui dovrà necessariamente uscire un compromesso. Nessun risultato atteso prima di domani per un evento a cui i tre partiti sono arrivati dopo lunghe consultazioni interne, ma soprattutto dopo avere ottenuto venerdì dall’Assemblea costituente, eletta nel novembre 2013, una settimana di tempo per raggiungere il consenso.

Decisa anche la posizione del Congresso, maggioritario nel parlamento di Kathmandu. A partire dalla divisione del paese in un massimo di sette provincie che sarebbero delineate in base alla sostenibilità economica. Il paese è governato secondo la Costituzione provvisoria promulgata nel 2007, dopo la rivolta contro la monarchia guidata dal Partito comunista unificato del Nepal-maoista, espressione politica di una guerriglia attiva per dieci anni e che, dopo avere vinto le prime elezioni nel 2007, è stata successivamente costretta a cedere il potere.

La prolungata gestione provvisoria del paese ha impedito riforme e progresso, indispensabili in una delle realtà più povere dell’Asia.

Medio Oriente. “Il tempo che passa non è alleato della pace. Noi dobbiamo agire immediatamente per impedire che uno status quo già insostenibile si aggravi ancora”. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha parlato così da Ramallah al fianco del capo del nuovo governo di unità palestinese, Rami Hamdallah, qualche ora prima di raggiungere Israele, dove incontrerà nel pomeriggio il premier Benjamin Netanyahu, a Gerusalemme.

Ban ha “fermamente” condannato il proseguimento della colonizzazione israeliana nei Territori palestinesi di Cisgiordania ed esortato palestinesi e israeliani a “riprendere “immediatamente” i colloqui di pace. Il capo del Palazzo di Vetro ha anche chiesto la fine delle “ripetute provocazioni” nei luoghi santi di Gerusalemme che – ha detto – “non fanno che ravvivare le tensioni”.

Le parole di Ban, sebbene non esplicitamente riferite alla cronaca, sono state lette come riferimento, sebbene indiretto, agli incidenti che hanno opposto questa mattina giovani palestinesi a poliziotti israeliani sulla Spianata delle Moschee.

I giovani palestinesi si sono opposti alla visita di un gruppo di ebrei ortodossi sulla Spianata, in coincidenza con la festività di Sukkot, visita autorizzata ieri. Dopo aver lanciato pietre e oggetti incendiari contro le forze dell’ordine i palestinesi si sono rifugiati nella moschea di Al Aqsa, dove la polizia non può entrare; la visita degli ortodossi si è quindi conclusa senza ulteriori disordini.