News da Misna (Mozambico, Yemen)

13.10.2014 17:48

Mozambico. “Il Frelimo è lo Stato, è tutto”: così a Maputo una fonte della MISNA sintetizza la posizione del partito di governo, il Frente de Libertaçao de Moçambique, al potere ininterrottamente dall’indipendenza del Mozambico e grande favorito nelle elezioni generali di mercoledì. Nella capitale i simboli del Frente – la pannocchia di mais e il tamburo – sono in effetti onnipresenti, così come il volto del suo candidato, l’attuale ministro della Difesa, Filipe Nyussi, relativamente poco conosciuto dai mozambicani fino a qualche mese fa.

La forza dei governativi non è però nelle città – dove alle ultime amministrative hanno perso terreno a vantaggio del Movimento Democratico de Moçambique (Mdm, all’opposizione) – ma nelle campagne. Strumento della martellante propaganda elettorale sono infatti anche le sezioni locali del partito “che ovunque può mobilitare i suoi militanti e influenzare facilmente la popolazione”, partendo da una posizione di vantaggio rispetto all’Mdm e agli ex ribelli della Resistência Nacional Moçambicana (Renamo). La legge elettorale, in effetti, privilegia proprio le aree rurali nella distribuzione dei seggi.

Per contrastare questa debolezza, notano altri osservatori a Maputo, l’opposizione cerca però di sfruttare le contraddizioni del Frente. Così, ad esempio, è stato preso di mira uno dei suoi slogan, quello che invitava a votare per la continuità. “Nyussi e i suoi rischiavano di vedersi rinfacciati i problemi sociali irrisolti da decenni”, spiegano le fonti, così la seconda parola d’ordine è diventata quella della ‘mudança’, il cambiamento.

Continuità nel cambiamento: un dualismo difficile da reggere, anche se lo stesso Nyussi potrebbe esserne preso ad esempio. Pur essendo politicamente vicino al presidente uscente Armando Guebuza arriva infatti dal nord del paese – dalla provincia di Cabo Delgado – mentre tutti i precedenti leader del Frelimo avevano origini meridionali. La sua scelta, dunque, è anche un modo di togliere un’arma alle opposizioni – forti proprio nel centro-nord – che hanno sempre descritto il Frelimo come il “partito del sud”.

Yemen. Un ex ministro del Petrolio, Khaled Bahah, 49 anni, è stato scelto oggi come nuovo primo ministro con l’incarico di formare un nuovo governo in Yemen, una designazione che al momento sembra gradita ai ribelli sciiti che dal 21 settembre sono posizionati a Sana’a.

Bahah, che fino a questo momento ricopriva lincarico di ambasciatore dello Yemen alle Nazioni Unite, è stato nominato dal presidente Abd Rabbo Mansour Hadi, dopo un incontro con i suoi consiglieri in rappresentanza di diverse formazioni politiche.

Stando a fonti vicine alla presidenza, rilanciate da agenzie di stampa internazionali, i ribelli hanno promesso di avviare lo smantellamento dei loro accampamenti attorno a Sana’a e di mettere fine – a cominciare da domani – alla loro presenza armata nella capitale.

Il ritiro dei ribelli del movimento Ansarullah, conosciuti anche come Houtis, è previsto dall’accordo politico promosso dalle Nazioni Unite e firmato il 21 settembre che ha permesso di porre fine ai combattimenti dentro e intorno alla capitale tra i ribelli sciiti e gli oppositori sunniti del partito islamico Al-Islah, sostenuto da una parte dell’esercito.

Hadi, la cui figura è da mesi sempre più fragile, aveva tentato ma senza successo di nominare un primo ministro il 7 ottobre, optando per Ahmed Awad bin Mubarak, immediatamente respinto dagli Houtis perché considerato espressione degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita.

L’episodio più drammatico del lungo braccio di ferro fra i ribelli e il governo risale solo a giovedì scorso quando 67 persone sono state uccise in due attentati suicidi, fra cui uno contro i sostenitori dei ribelli sciiti a Sana’a, con 47 morti),rivendicato da Al Qaeda.