News da Misna (Camerun, Asia)

13.10.2014 10:50

Camerun. Consegna di armi, liberazione di comandanti in carcere e almeno 400.000 dollari di riscatto, pagati anche con soldi cinesi e grazie a una mediazione del presidente del Ciad, Idriss Deby: tanto sarebbe costato in Camerun il rilascio di 27 ostaggi, alcuni dei quali illustri, rapiti dagli islamisti di Boko Haram tra maggio e luglio.

La ricostruzione è fornita da Sahara Reporters, il portale di informazione che per primo aveva dato notizia del rilascio dei 27, tra i quali figurano la moglie del vice-primo ministro Amadou Ali, il capo dell’amministrazione del distretto di Kolofata e dieci operai cinesi. Secondo questa tesi, il rilascio annunciato sabato è stato il punto di arrivo di un negoziato lungo e complesso condotto dal governo del Camerun d’intesa con l’ambasciata cinese a Yaoundé e con il contributo di Deby, “vicino ad alcuni comandanti di Boko Haram”.

Sahara Reporters scrive che la liberazione degli ostaggi, rapiti in due località diverse del nord del Camerun, è avvenuto a seguito di un’intesa sul rilascio di quattro comandanti di Boko Haram. Nell’accordo sarebbe rientrata la consegna di “quantità significative” di armi e munizioni agli islamisti, radicati in Nigeria ma sempre più attivi anche nell’area del Lago Ciad e nel nord del Camerun.

Sahara Reporters aveva riferito del rilascio degli ostaggi mercoledì scorso ma in un primo tempo la notizia era stata smentita dal ministro dell’Informazione di Yaoundé, Issa Bakary.

Asia.Trafficanti di esseri umani hanno rapito decine di rifugiati Rohingya che vivevano in un’area di confine in Bangladesh dopo averli ingannati con false offerte di lavoro in una piantagione di gomma, nel sud della Thailandia. “I 53 uomini, per lo più Rohingya rifugiati del Myanmar, ma tra cui anche cittadini del Bangladesh, sono stati trovati nei giorni scorsi in una piantagione della provincia costiera di Phang Nga, distretto di Takua Pa, nel sud della Thailandia. Finora due uomini thailandesi sono stati accusati di traffico di esseri umani” ha detto ai media locali Nappadon Thiraprawat, funzionario del commissariato di polizia a Takua Pa.

“Il gruppo sarà trattato come vittime di tratta, piuttosto che come immigrati clandestini – ha aggiunto Thiraprawat – perché le interviste hanno rivelato che sono stati rapiti circa una settimana fa e messi su una barca diretta verso il sud. Alcuni di loro sono stati rapiti usando un anestetico e portati sulla barca, altri sono stati ingannati ma non avevano intenzione di venire in Thailandia”.

Migliaia di Rohingya – una minoranza musulmana non riconosciuta come cittadini del Myanmar – sono fuggiti ai disordini scoppiati nello Stato dell’Arakan nel 2012 e molti di lor hanno cercato di raggiungere la Malesia via mare cadendo spesso nelle mani di trafficanti.

La maggior parte dei 53 Rohingya provengono da campi gestiti dalle Nazioni Unite nella zona costiera di Cox’s bazar, nel sud del Bangladesh. “Questa è una cosa nuova. Prima, abbiamo visto Rohingya fuggire dalla violenza e cercar rifugio in Malesia ma questo gruppo aveva un piano diverso e chiede di poter tornare nei campi dell’Unhcr” ha detto ai giornalisti un funzionario dell’agenzia delle Nazioni Unite.

L’ anno scorso, la Thailandia è stata indagata con l’accusa che alcuni ufficiali dell’esercito sono stati coinvolti nel traffico di Rohingya. Phil Robertson, vice direttore della sezione Asia per Human Rights Watch, ha descritto i rapimenti come “una orribile nuova svolta” che va ad aggiungersi agli abusi sistematici subiti dai Rohingya.