(Myanmar) Troppi birmani ancora profughi interni (Misna)

18.07.2013 18:57

I benefici della nuova democrazia birmana e di grandiosi piani di sviluppo sembrano al momento ignorare gruppi di popolazione che per origini o per sorte si trovano privati di diritti riconosciuti e di una propria autonomia economica.

Questo è il caso di un gran numero di persone che vivono la difficile condizione del profugo all’interno del paese, in aree a volte anche lontane da quelle d’origine. Sono oltre 632.000 gli sfollati in Myanmar, in maggioranza dovuti a conflitti interni o a persecuzione. Un dato fornito come altri sull’argomento dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Unocha). Il governo birmano e i gruppi armati con base etnica hanno in molti casi firmati accordi d’armistizio o di vera pace, ma in alcune aree restano formalmente in stato di conflitto e le operazioni militari continuano seppure con intensità ridotta rispetto al passato. Colloqui sono in corso per consentire agli sfollati di tornare a casa, tuttavia restano numerose questioni irrisolte riguardo la sicurezza, disponibilità di cibo e servizi, infrastrutture essenziali.

Particolarmente difficile la situazione dei profughi originari dello Stato Kayin (Karen) che hanno sofferto per lungo tempo del conflitto ancora in corso tra militari governativi e milizie ribelli. Una conseguenza sono i circa 400.000 sfollati registrati, di cui 100.000 costretti ad allontanarsi dalla loro terra e a rifugiarsi in campi di raccolta nell’ultima fiammata del conflitto tra l’agosto 2011 e il luglio 2012.

Oltre ai Kayin, gruppi consistenti di profughi si registrano tra i Kachin (85.000) e, soprattutto, tra i musulmani, sia di etnia Rohingya dello Stato Rakhine (140.000), sia della regione centrale attorno alla città di Meiktila (7000).