(Madagascar) Presidenziali: ultimatum e piano di uscita di crisi (Misna)

19.07.2013 10:22

Il ritiro delle tre candidature contestate e l’attuazione di un piano in sette punti per risolvere l’impasse elettorale: sono queste le proposte avanzate dal Gruppo internazionale di contatto per il Madagascar (Gic-M) costituito da Comunità di sviluppo dell’Africa australe (Sadc), Unione Africana, Unione Europea e Onu. La grande isola africana dell’Oceano Indiano, già teatro di una crisi politico-istituzionale cominciata nel 2009, è nell’impossibilità di tenere cruciali elezioni presidenziali, previste per il 24 luglio ma slittate a data da destinarsi.

Il Gic-M chiede che entro il 31 luglio l’attuale uomo forte Andry Rajoelina ritiri in “modo volontario e incondizionato” la sua candidatura. Il presidente di transizione dovrebbe anche promulgare un decreto per riformare la Corte elettorale speciale (Ces) e modificarne le composizione per garantirne “l’imparzialità e la neutralità”. In un secondo momento la Ces dovrà stilare una nuova lista dei candidati, escludendo quelli considerati “illegali”. Si tratta, in particolare, dell’ex presidente Didier Ratsirika e della moglie dell’ex presidente destituito quattro anni fa, Lalao Ravalomanana. Secondo l’ex presidente mozambicano Joacquim Chissano, mediatore della Sadc, le loro candidature ipotecano lo svolgimento di elezioni “trasparenti, credibili e pacifiche”.

Sollecitando il pieno sostegno della comunità internazionale al Madagascar per portare a termine il difficile processo elettorale, il Gic-M ha ribadito che “verranno applicate sanzioni mirate e pesanti a chiunque ostacoli l’attuazione del piano in sette punti”. Dal 2010 Rajoelina e altre 108 personalità della transizione sono colpite da sanzioni mirate, tra cui divieto di viaggio, congelamento dei beni e risorse finanziarie e isolamento diplomatico internazionale.

L’ultimo rapporto diffuso dalla Banca mondiale ha rivelato che il 92% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, cioè nove abitanti su dieci hanno meno di due dollari al giorno. Secondo il documento, “oggi sull’isola ci sono quattro volte più poveri rispetto al 1960”, anno in cui l’ex colonia francese è diventata indipendente. Il quadro socio-economico sempre più cupo è stato ricollegato direttamente alla “mancanza di volontà politica dei dirigenti”.