(Italia/Europa) Deficit, Italia verso la promozione Ue (Beda Romano, Sole 24 Ore, 23 febbraio 2013)
La Commissione europea ha preso atto ieri dei recenti sforzi italiani nel risanare il bilancio pubblico, e ha aperto la porta alla possibilità di mettere fine alla procedura di deficit eccessivo, iniziata nel 2009. Una decisione dipenderà anche dalla politica economica del nuovo governo, dopo il voto di domenica. Sul fronte economico, la situazione in Italia rimane invece molto fragile, tanto che le autorità comunitarie temono un forte aumento della disoccupazione nei prossimi due anni.
L'Italia «sembra essere sulla giusta strada per uscire dalla procedura di deficit eccessivo», ha affermato il commissario agli Affari economici Olli Rehn durante una conferenza stampa a Bruxelles in occasione della presentazione di nuove previsioni economiche d'inverno. Rehn ha però precisato che la «fine della procedura di deficit eccessivo potrà avvenire solo dopo le prossime previsioni di primavera», sulla scia del dato ufficiale di Eurostat relativo al 2012.
La Commissione stima che il disavanzo pubblico italiano sia sceso al 2,9% del prodotto interno lordo nel 2012, dal 3,9% registrato nel 2011. Per quest'anno e per l'anno prossimo, la previsione è di un deficit al 2,1% del Pil. Nei tre anni, l'Italia avrebbe un disavanzo sotto al 3,0% del Pil, e quindi in linea con le esigenze del Patto di Stabilità. Nel contempo, il paese dovrebbe riuscire a raggiungere quest'anno il pareggio di bilancio strutturale.
Dei 27 paesi dell'Unione, 20 sono attualmente oggetto di un iter di disavanzo eccessivo. «L'Italia - ha spiegato sempre ieri Rehn - è uno di sei paesi candidati ad uscire dalla procedura di deficit eccessivo». Di questi sei, altri due però – Polonia e Lituania – sono in una situazione molto incerta per dubbi statistici relativi a riforme pensionistiche. Il commissario ha comunque avvertito: «É essenziale che l'Italia mantenga il percorso di riforme strutturali e una coerente strategia di consolidamento di bilancio».
Il monito è legato, tra le altre cose, al fatto che la Commissione prevede un netto rialzo del deficit strutturale nel 2014, dallo 0,1 allo 0,5% del Pil. In questo contesto, l'esecutivo comunitario «continuerà a monitorare da vicino l'Italia e presenterà le sue raccomandazioni a maggio». Detto ciò, il paese non ha bisogno di ulteriori manovre di aggiustamento quest'anno, ha aggiunto sempre Rehn, che per quanto riguarda il 2014 si è limitato a una generica esortazione al continuo risanamento dei conti. Al di là di alcune piccole variazioni, i dati annunciati ieri dalla Commissione sono in linea con quelli emersi due giorni fa (si veda Il Sole/24 Ore di giovedì). L'analisi della Commissione è il risultato di un lungo e acceso dibattito in seno all'esecutivo comunitario. Da un lato, le previsioni riflettono gli sforzi del paese in quest'ultimo anno e mezzo, pur di tranquilizzare i mercati finanziari; dall'altro vogliono anche essere un incitamento perché il consolidamento di bilancio continui.
Al tempo stesso, in cuor suo la Commissione sa di correre un rischio. C'è il pericolo che queste cifre, così come l'eventuale uscita dell'Italia dal procedimento di deficit eccessivo, inducano il paese a rallentare gli sforzi di risanamento. A sorpresa, lo stesso premier Mario Monti, ieri in campagna elettorale a Firenze, ha affermato, riferendosi alle notizie provenienti dall'esecutivo comunitario: ora «abbiamo le carte in regola e posso andare a Bruxelles chiedendo, se necessario, un po' di disavanzo pubblico».
Qualsiasi scelta sul versante dei conti pubblici verrà presa dai partner anche alla luce della credibilità del nuovo governo. Sul fronte economico, Bruxelles si aspetta un calo del Pil dell'1,0% nel 2013 (la stima del Tesoro è -0,2% ma è di settembre e verrà rivista in primavera) e una ripresa dello 0,8% nel 2014. Più preoccupante è la disoccupazione, che salirà al 12% nel 2014, dall'8,4% del 2011. Se queste previsioni fossero confermate, in quattro anni l'Italia potrebbe perdere circa 700mila posti di lavoro.