In giro per il mondo (Misna, 25 marzo 2013)

25.03.2013 11:37

COMINCIA IN TANZANIA LA VISITA DEL NUOVO PRESIDENTE CINESE

Le relazioni tra la Cina e l’Africa continueranno a intensificarsi: lo ha detto il nuovo presidente della Repubblica popolare Xi Jinping in un discorso pronunciato oggi a Dar es Salaam, tappa iniziale di un viaggio che lo vedrà impegnato a partecipare al primo vertice a sud del Sahara delle potenze emergenti dei “Brics”.

“La Cina rispetterà la lettera e lo spirito degli impegni assunti nei confronti dell’Africa” ha detto Xi dopo essersi rivolto alla platea degli ascoltatori con un “habari”, il tradizionale saluto in lingua swahili. Nel suo intervento, il presidente ha invitato la comunità internazionale a “rispettare la dignità e l’indipendenza” dell’Africa, sostenendo che nei rapporti tra il continente e la Cina “nessuno cerca di imporre il proprio punto di vista”.

Dopo l’arrivo a Dar es Salaam, ieri, il presidente aveva incontrato il suo omologo tanzaniano Jakaya Kikwete e sottoscritto accordi bilaterali in ambito economico, commerciale e culturale. Secondo il quotidiano inglese Financial Times, una delle intese potrebbe riguardare la costruzione di un porto commerciale a nord di Dar es Salaam del valore di 10 miliardi di dollari. Un investimento ingente, che completerebbe per certi versi un gasdotto lungo più di 500 chilometri che la Cina si è impegnata a finanziare e costruire con l’obiettivo di portare a Dar es Salaam e di qui in Asia il metano scoperto al largo delle coste della Tanzania.

Domani e dopodomani Xi parteciperà al vertice dei “Brics” nella città sudafricana di Durban, insieme con i capi di Stato del paese ospite, del Brasile, della Russia e dell’India. Come sottolinea l’agenzia di stampa di Pechino Xinhua, le relazioni tra la Cina e l’Africa si sono intensificate soprattutto a partire dalla nascita di un forum per la cooperazione bilaterale nel 2000. Secondo stime della Repubblica popolare, nel 2012 il valore del commercio bilaterale ha superato i 198 miliardi di dollari. In 50 paesi del continente, del resto, operano circa 2000 società cinesi. Dopo aver partecipato al vertice dei “Brics” Xi si recherà in Repubblica del Congo, un paese produttore di petrolio, fornitore come tanti altri a sud del Sahara di energia e materie prime essenziali per la crescita economica della Cina.

(Centrafrica) BANGUI AL BUIO, SACCHEGGI SISTEMATICI E MINACCE AI CIVILI

“La capitale viene messa a ferro e a fuoco dai ribelli della Seleka che costringono con la punta del fucile i giovani a mettere a segno saccheggi sistematici su vasta scala e ben organizzati ai danni dei negozi dei libanesi, ma anche degli edifici religiosi e dei privati, soprattutto le macchine. Lo stesso hanno fatto da mesi durante la loro offensiva. Il Centrafrica è ormai un paese allo sbando, questa volta sarà dura risollevarsi”: a riferire alla MISNA della situazione a Bangui all’indomani della caduta del presidente François Bozizé e dell’ascesa al potere del capo ribelle Michel Djotodia, sono fonti religiose contattate sul posto, anonime per motivi di sicurezza.

“Da sabato non abbiamo né luce né acqua: le condizioni di vita si stanno facendo sempre più difficili. La gente è rintanata dentro casa e ha paura di quello che può accadere” proseguono, aggiungendo che stamattina al centro della capitale la situazione è “un po’ più calma, si sentono soltanto colpi d’arma da fuoco sporadici”. Per le strade ci sono pochi veicoli, si vedono soprattutto “ragazzi scortati da ribelli che spingono carrelli con dentro di tutto: frigoriferi, computer, sedie e tavoli derubati di qua e di là” raccontano gli interlocutori di MISNA. Da due giorni la coalizione ribelle venuta dal nord ha preso possesso del palazzo presidenziale e controlla tutta l’area del “chilometro zero”, quella dei grandi depositi di cibo e magazzini dove vengono stoccati beni di ogni genere, di proprietà dei commercianti libanesi, ma anche della società dell’ex presidente Bozizé.

“Ieri gruppi di miliziani hanno fatto irruzione nella cattedrale durante la messa delle Palme, minacciando i fedeli che sono stati costretti a consegnare le chiavi delle loro macchine. Prima di uscire hanno sparato colpi d’arma da fuoco in aria e contro i muri, ma poi sono tornati alla carica dieci volte in cerca di altri beni da derubare” dicono altre fonti locali che vivono nei pressi della cattedrale di Bangui, a pochi passi dalla sede della presidenza centrafricana.

“Non ci aspettavamo una marcia sulla capitale in tempi così brevi: in tanti speravano nella resistenza dei 400 militari sudafricani, un’unità ben addestrata inviata per proteggerci e invece hanno ceduto sotto il fuoco dei ribelli, molto ben equipaggiati” dice un’altra fonte aggiungendo che nella capitale “non si vede l’ombra dei soldati francesi che da due giorni “sono tutti concentrati nei quartieri residenziali in cui vivono i loro compatrioti e nella zona dell’aeroporto nel caso in cui dovessero provvedere alla loro evacuazione”.

Un altro interlocutore sottolinea invece che quanto successo è “una vera catastrofe per il nostro paese, passato nelle mani di forze straniere”. Ufficialmente della coalizione Seleka – alleanza in lingua locale sango – fanno parte elementi dissidenti di vecchie ribellioni centrafricane: la Convenzione dei patrioti per la giustizia e la pace (Cpjp), la Convenzione dei patrioti della salvezza e del Kodro (Cpsk) e l’Unione delle forze democratiche per il raggruppamento (Ufdr). Questi gruppi hanno preso le armi contro il potere a partire dallo scorso 10 dicembre, contestando a Bozizé la mancata attuazione degli accordi di pace siglati nel 2007 e delle conclusioni del dialogo del 2008. “Tutti i gruppi che stanno attualmente saccheggiando e minacciando la popolazione sono formati al 90% da elementi ciadiani e sudanesi che parlano arabo. Solo una minoranza è di nazionalità centrafricana e parla sango” concordano diverse fonti della MISNA contattate a Bangui e nelle località passate le scorse settimane sotto il controllo della Seleka.

Il nuovo presidente autoproclamato, il capo ribelle Djotodia, è da tempo in contatto con gruppi armati del Ciad e del Sudan, negli anni in cui era console di Bangui a Nyala, nel sud Darfur, prima di diventare uno dei leader della ribellione centrafricana circa otto anni fa. “Ha pronunciato un discorso di propaganda, per guadagnarsi il consenso della comunità internazionale, ma qui la gente non ha per niente fiducia in lui e nei suoi alleati. Se vuole mostrarsi davvero credibile, per prima cosa, faccia ristabilire l’ordine e la sicurezza nella capitale” concludono le fonti locali.