In giro per il mondo, agenzia Misna, 5 marzo 2013
(Argentina) “PLAN CÓNDOR”: SI APRE STORICO PROCESSO A BUENOS AIRES.
È l’ex dittatore argentino Jorge Videla il principale imputato nell’inedito processo che si apre oggi a Buenos Aires per i crimini commessi nell’ambito del ‘Plan Cóndor’, il piano repressivo coordinato dai regimi militari di Cile, Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Bolivia fra gli anni ‘70 e ‘80.
Videla, 87 anni, presidente ‘de facto’ fra il 1976 e il 1981, dovrà rispondere insieme ad altre 25 persone, tra cui l’ex dittatore Reynaldo Bignone e l’ex generale Luciano Benjamín Menéndez (entrambi 85enni) per la morte di un centinaio di oppositori di nazionalità uruguayana, cilena, argentina e paraguayana. A Videla sono stati comminati finora due ergastoli per i crimini del suo regime.
La causa arriva in tribunale dopo 14 anni nell’arco dei quali la magistratura argentina ha chiesto invano l’estradizione dei defunti ex dittatori cileno Augusto Pinochet e paraguayano Alfredo Stroessner; Pinochet è considerato il promotore del piano, a cui aderirono anche Videla, Stroessner, il boliviano Hugo Banzer e l’uruguayano Juan María Bordaberry. L’unico imputato straniero sarà l’ex colonnello e agente dei servizi segreti dell’esercito uruguayano Manuel Cordero, implicato, fra l’altro, nella scomparsa di María Claudia García de Gelman, nuora del poeta argentino Juan Gelman.
“Quello che dobbiamo provare è l’esistenza di un’associazione illecita fra le dittature di Cile, Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Bolivia per perseguire ed eliminare gli oppositori in ognuno di questi paesi con l’appoggio del governo degli Stati Uniti” ha dichiarato all’Afp Carolina Varsky, avvocato del Centro di studi legali e sociali (Cels), tra i legali delle vittime. “Per provarlo contiamo sulla testimonianza di sopravvissuti e su molta documentazione tra cui dossier declassificati statunitense che compromettono Washington” ha aggiunto l’avvocato sottolineando la rilevanza dei cosiddetti ‘Archivi del terrore’, rinvenuti in una stazione della polizia di Asunción dall’attivista per i diritti umani paraguayano Martín Almada nel 1992. Secondo Almada, il ‘Plan Cóndor’ sarebbe stato presentato per la prima volta alla fine del 1975 dall’Fbi che avrebbe collaborato alla sua applicazione.
Tra le vittime più note del ‘Plan Cóndor’ si ricordano l’ex ministro degli Esteri cileno Orlando Letelier, ucciso a Washington, il generale cileno Carlos Prats, assassinato a Buenos Aires con la moglie Sofía Cuthbert, e i politici uruguayani Zelmar Michelini e Héctor Gutiérrez Ruiz, assassinati anche loro nella capitale argentina.
(Kenya) ELEZIONI: SPOGLIO IN CORSO, TESTA A TESTA TRA KENYATTA E ODINGA.
L’unico dato certo, per il momento è quello dell’affluenza: il 70% dell’elettorato, circa 11 milioni di persone, si è recato ieri alle urne per eleggere presidente parlamento e cariche locali. A confermarlo la Commissione elettorale che tuttavia non ha ancora fornito cifre dettagliate. Per il resto, e soprattutto per sapere se c’è già un nome al successore del presidente Emilio Mwai Kibaki o se ci sarà bisogno di un ballottaggio, il Kenya attende con il fiato sospeso.
Lo scrutinio – riferisce la stampa online – sta procedendo con lentezza ma regolarmente. Alle 9 e 30 di questa mattina (le 7 e 30 in Italia), con circa un quarto delle schede scrutinate, il vice primo ministro Uhuru Kenyatta riportava un leggero vantaggio su Raila Odinga, a capo del governo di unità nazionale che ha governato il paese negli ultimi cinque anni. La differenza in termini percentuali, secondo il sito della Commissione, è di 54 a 41. Anche se i dati definitivi sono attesi per questa sera, fonti interne all’organismo hanno detto che l’annuncio potrebbe essere rinviato a domani.
In ogni caso, quelli diffusi finora sono risultati parziali, si affrettano a sottolineare gli osservatori, secondo cui le zone in Kenyatta sarebbe favorito sono state conteggiate per prime.
Segue, a distanza, con un 3% delle preferenze, Musalia Mudavadi, della Coalizione per la pace mentre nessuno degli altri cinque aspiranti alla presidenza ha finora superato l’1%.
Nel complesso, le procedure di voto si sono svolte nella calma e in un clima pacifico nonostante l’attacco contro una pattuglia della polizia all’alba di ieri poco prima dell’apertura dei seggi, abbia causato 19 vittime. Colpi d’arma da fuoco e un tentato assalto contro una caserma della polizia si è verificato invece a Garissa, non distante dalla frontiera con la Somalia, ma gli assalitori sono stati messi in fuga dalle forze dell’ordine.
Il Kenya considera cruciali queste elezioni, le prime sotto la nuova Costituzione del 2010, per poter riabilitarla sua immagine di paese tollerante e pacifico agli occhi del mondodopo che il voto del dicembre 2007 provocò tensioni sociali ed etniche sfociate in violenze e disordini costate la vita ad oltre 1300 persone.
(Repubblica Democratica del Congo) AEREO PRECIPITATO A GOMA, BILANCI DISCORDANTI.
“Non circolano ancora bilanci ufficiali, ma di sicuro ci sono delle vittime”: lo ha detto alla MISNA padre Roberto Mendoza, missionario saveriano a Goma, capoluogo del Nord Kivu dove ieri un velivolo della Compagnia africana di aviazione (Caa), linea aerea congolese, si è schiantato su una zona residenziale.
“L’aereo è caduto non lontano dalla parrocchia dello Spirito Santo che, per fortuna, non ha riportato danni” aggiunge il missionario confermando che l’aeroplano si sarebbe schiantato su delle abitazioni.
Secondo le prime informazioni diffuse da ‘Radio Okapi’, il velivolo, un Fokker 50 proveniente da Lodja, nel Kasai Orientale, era in fase di atterraggio con difficili condizioni meteorologiche quando è avvenuto l’incidente. Secondo le informazioni in circolazione in queste ore sulla stampa congolese le vittime dell’incidente potrebbero essere almeno nove, ma diverse fonti parlano di oltre 30 morti.
Il ministro dei Trasporti, Justin Kalumba, ha dichiarato che a bordo del velivolo c’erano nove persone di cui cinque membri dell’equipaggio, tre passeggeri e una guardia armata e che l’aereo si sarebbe caduto su una zona disabitata, senza provocare vittime a terra.