In giro per il mondo, agenzia Misna, 4 marzo 2013

04.03.2013 14:47

(Nigeria) BOKO HARAM: ASSALTATA UNA CASERMA, SMENTITA LA TREGUA.

Venti militanti di Boko Haram sono stati uccisi durante un assalto a una caserma dell’esercito nel nord della Nigeria: lo ha sostenuto un portavoce delle Forze armate, poche ore dopo la diffusione di un video nel quale un comandante del gruppo smentiva l’ipotesi di una tregua e di una trattativa con il governo.

Secondo il colonnello Sagir Musa, gli scontri a fuoco si sono verificati ieri all’alba nel piazzale antistante la caserma di Monguno, una località dello Stato di Borno a pochi chilometri dal confine con il Ciad. Stando alle dichiarazioni dell’ufficiale, rilanciate dall’Agenzia di stampa della Nigeria (Nan), gli aggressori erano giunti a bordo di quattro pick-up e avevano in dotazione lanciarazzi di tipo Rpg.

Nel video diffuso su internet compare Abubakar Shekau, ritenuto l’artefice di alcuni degli attentati più gravi rivendicati da Boko Haram a partire dal 2009. Nel filmato il comandante smentisce di aver mai proclamato un cessate-il-fuoco e sostiene di non avere alcuna intenzione di trattare con il governo, accusato di uccidere e imprigionare “anche donne e bambini”. A fine gennaio un altro esponente del gruppo aveva annunciato l’entrata in vigore di una tregua. Come sottolineato da alcune fonti della MISNA, però, nelle ultime settimane sono stati effettuati sequestri e compiuti diversi attentati attribuibili a Boko Haram o ad altre fazioni di matrice islamica.

(Siria) ALEPPO, BATTAGLIA PER L’ACCADEMIA DI POLIZIA.

I ribelli anti-governativi hanno preso il controllo di gran parte dell’accademia di polizia nei pressi di Aleppo, al termine di accesi combattimenti contro l’esercito siriano, durati diversi giorni. Le violenze, riferiscono fonti vicine alla ribellione, avrebbero causato circa 200 morti nei due schieramenti, e si sarebbero concluse all’alba di ieri con la presa di Khan al Assal da parte delle milizie armate.

La notizia non è stata confermata ufficialmente ma le informazioni in circolazione, provenienti da fonti diverse, concordano con questa versione. Se confermata, la presa dell’accademia segnerebbe la caduta dell’ultimo bastione delle forze governative a ovest di Aleppo.

Intanto, nella capitale Damasco, diversi colpi di mortaio avrebbero raggiunto le mura di cinta del quartier generale delle forze di sicurezza. Lo riferisce l’emittente panaraba Al Jazira, che tuttavia non fornisce dettagli circa l’eventuale presenza di vittime o feriti.

Dal canto suo, il capofila dell’opposizione Moaz al Khatib, presidente della Coalizione nazionale siriana (Cns), ha potuto visitare ieri le zone nord del paese in mano ai ribelli. In una visita dall’evidente valore simbolico, al Khatib – che ha fatto il suo ingresso nel territorio siriano dalla vicina Turchia – è restato qualche ora tra le città di Djarablous e di Minbidj.

Sabato, in una rara intervista al domenicale britannico Sunday Times, il presidente Bashar al Assad aveva accusato il governo di Londra, definendo la sua posizione sulla crisi “superficiale e immatura”. “Non ci aspettiamo che chi appicca il fuoco possa diventare pompiere”, ha detto Assad, escludendo qualsiasi coinvolgimento futuro del Regno Unito in una soluzione negoziata del conflitto in Siria.

(Cile) CRIMINI DITTATURA, OLTRE MILLE CAUSE APERTE.

Sono 1104 le cause ancora aperte per violazioni dei diritti umani durante il regime di Augusto Pinochet (1973-1990) e si chiuderanno solo quando saranno stabilite le responsabilità dei fatti: a dichiararlo, all’inizio del nuovo anno giudiziario, è stato Rubén Ballesteros, presidente della Corte suprema del Cile.

Solo nel 2012, ha precisato, ne sono state aperte 98: “Il termine di questi processi – ha detto Ballestreros – non è soggetto ad alcuna scadenza. La loro fine è condizionata allo stabilimento dell’esistenza di fatti costitutivi di delitti e dalla determinazione delle responsabilità criminali delle persone che li hanno commessi. Un lavoro che i giudici istruttori continueranno a svolgere con particolare attenzione”.

Secondo dati presentati da Ballestreros, 63 ex agenti della dittatura, tra civili e militari, stanno attualmente scontando “pene privative della libertà” per violazioni dei diritti umani. Da otto anni è in carcere, tra gli altri, Manuel Contreras, già capo della temuta polizia politica del regime di Pinochet, la Dina, a cui si attribuisce la maggior parte delle almeno 3000 vittime della dittatura; Contreras è stato condannato a pene fino a oltre 200 anni di detenzione, mentre Pinochet, deceduto nel 2006 quando era imputato in tre cause (violazioni dei diritti umani e arricchimento illecito), non è mai stato riconosciuto colpevole di fronte alla giustizia.

Tra gli altri, si indaga ancora sulla morte del poeta e Nobel per la letteratura Pablo Neruda (1973), del cantautore Víctor Jara (1973), del padre dell’ex presidente socialista Michelle Bachelet, Alberto Bachelet (1974), dell’ex presidente Eduardo Frei Montalva (1982) e del dirigente del Movimiento de Izquierda Revolucionario (Mir), Miguel Enríquez (1974).