(In giro per il mondo) agenzia Misna, 28 febbraio 2013

28.02.2013 14:26

(Myanmar) AGRICOLTORI RECLAMANO TERRA, SCONTRI CON POLIZIA.

Scontri fra agricoltori e polizia hanno lasciato una vittima e numerosi feriti a Maubin, nella regione del Delta dell’Irrawaddy, in Myanmar. Lo riferisce il sito di informazione birmano Mizzima secondo cui gli scontri sono collegati a un caso di appropriazione di terre agricole reclamate indietro dai contadini.

I dimostranti chiedono la restituzione di circa 200 ettari di terra a loro sottratti durante il regime militare. Dimostrazioni analoghe si sono tenute negli ultimi due ani in diverse zone del paese. Ieri però un poliziotto è rimasto ucciso e decine tra manifestanti e agenti risultano feriti.

Benché dal 2011 il Myanmar sia formalmente retto da un governo civile, i militari continuano ad essere presenti in tutti settori della vita politica ed economica del paese. Le recenti riforme hanno comunque aperto la porta alla partecipazione dell’opposizione e hanno dato voce al profondo malessere covato nei decenni della dittatura militare.

(Argentina) DEBITO E “FONDI AVVOLTOIO”, UDIENZA DECISIVA A NEW YORK.

“Questi ‘fondi avvoltoio’ non hanno limiti…Auspico che prevalga il buon senso e che finiremo per pagare lo stesso degli altri”: così il ministro dell’Economia, Hernán Lorenzino, ha congedato i giornalisti assiepati all’esterno della corte d’appello di New York al termine di un’udienza chiave nel contenzioso che vede opposta l’Argentina ai fondi di investimento Nml e Hcs. Si tratta di fondi speculativi che acquistarono una fetta consistente del debito argentino quando il paese entrò in “default” nel 2001 per quasi 95 miliardi di dollari, rifiutandosi poi di aderire ai piani per la ristrutturazione che il governo concluse con i suoi creditori, che ora reclamano

A novembre, dando ragione ai due “hedge fund” il giudice Thomas Griesa aveva ordinato all’Argentina il pagamento – entro il 15 dicembre successivo – di 1,3 miliardi di dollari fra capitale e interessi maturati nell’arco di oltre un decennio; un verdetto che secondo stime di esperti statunitensi e argentini potrebbe portare l’Argentina a un “default tecnico” per 24 miliardi di dollari, poi congelato in attesa del processo di secondo grado. Griesa aveva anche stabilito che se il governo non salderà i due fondi non potrà neanche rimborsare i possessori di obbligazioni ristrutturate per un totale di 3,1 miliardi di dollari. Nel frattempo, negli ultimi mesi Nml ha tentato anche altre controverse strade per costringere l’Argentina a pagare, incluso il sequestro della nave scuola Libertad della Marina, rimasta bloccata per 80 giorni in Ghana.

Nel corso dell’udienza di ieri, la corte ha raccolto le deposizioni di Lorenzino e del vice presidente Amado Boudou che hanno ribadito il rifiuto di Buenos Aires di pagare per intero il debito in mano ai due fondi ‘avvoltoio’. Il governo ha invece proposto che gli “hedge fund” vengano rimborsati con proporzioni analoghe rispetto a coloro che accettarono le ristrutturazioni del debito decise nel 2005 e nel 2010, ovvero oltre il 90% dei creditori che subirono tagli fino al 75% del valore nominale dei loro titoli.

Se la decisione della corte d’appello, attesa nel giro di settimane o mesi, non sarà favorevole all’Argentina, il paese potrebbe ancora tentare un ricorso presso la Corte Suprema statunitense. Tra i sostenitori dell’Argentina c’è anche lo stesso governo di Barack Obama che ha contestato il verdetto di Griesa sostenendo che la sua interpretazione della legge a favore di una minoranza di creditori “va contro gli sforzi di lunga data degli Stati Uniti per promuovere ristrutturazioni ordinate di debiti sovrani”.

(Mali) VERTICE CEDEAO, CIAD CHIEDE SOSTEGNO IMMEDIATO.

Ha chiesto l’immediato dispiegamento nel Nord del Mali di militari di altri paesi della regione e dello stesso Mali il presidente ciadiano Idriss Deby Itno. Intervenuto ieri in apertura del vertice dei capi di Stato e di governo della Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas), Deby ha chiesto rinforzi immediati a sostegno delle sue truppe e di quelle francesi che stanno conducendo l’offensiva contro i gruppi armati che controllavano fino a gennaio il Nord del Mali. “Non è più il momento dei discorsi, ma dell’azione” ha detto il presidente ciadiano sottolineando le perdite subite dal proprio contingente.

Deby ha in particolare chiesto che lo stato maggiore della Cedeao affretti l’invio di uomini nelle zone liberate. Queste ultime restano tuttora insicure a causa di possibili infiltrazioni di gruppi jihadisti. Più volte, nelle ultime settimana, sia Gao che Kidal sono state colpite da attentati suicidi e azioni di guerriglia urbana.

A Yamoussoukro, dove è in corso il vertice, si sta in particolare discutendo delle modalità di dispiegamento e finanziamento della Misma, la forza internazionale africana che secondo i programmi dovrebbe alla fine poter contare su 8000 uomini. Benché non faccia parte della Cedeao, il Ciad sta partecipando alla riunione nella capitale della Costa d’Avorio proprio per la presenza delle sue truppe.

Il contingente di N’Djamena ha subito pesanti perdite nei giorni scorsi nell’Adrar degli Ifogas, estesa area montuosa al confine con l’Algeria dove sono ripiegate le milizie islamiste, Ansar al Din, Mujao e Aqmi.

Deby ha parlato di 25 soldati uccisi e decine di feriti. Tra questi ultimi lo stesso figlio del presidente, Mahamat Idriss Deby, numero due del comando ciadiano in Mali. Il generale sarebbe stato gravemente colpito nell’esplosione di una mina e trasferito verso la Francia per ricevere cure appropriate. Domani sarà una giornata di lutto nazionale in Ciad, in onore delle vittime della guerra.