(In giro per il mondo) agenzia Misna, 28 febbraio 2013

28.02.2013 10:20

OBIETTIVI DEL MILLENNIO, SI FA IL PUNTO A BOGOTÁ.

Nel 2015 un miliardo di persone continuerà a vivere in condizioni di povertà estrema – con meno di 1,25 dollari al giorno – nonostante gli sforzi profusi per sradicarla, secondo stime delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale divulgate dalla capitale colombiana Bogotá che ospita fino a oggi la conferenza globale di valutazione degli otto Obiettivi di sviluppo del Millennio (“Making the MDGs work”). Stime che rivedono al rialzo quelle del 2011, quando la Bm prevedeva per il 2015 in totale 883 milioni di persone in estrema povertà.

Di fatto, il dato non presuppone comunque una sconfitta nel raggiungimento del primo degli Obiettivi, relativo al dimezzamento del livello di povertà estrema del 1990, già raggiunto: il direttore della Bm, Mahmoud Mohieldin, ha ricordato che nel 1990, il 43% della popolazione mondiale sopravviveva con meno di 1,25 dolari al giorno, mentre nel 2004 era scesa al 22,4.

Su questa strada, Clark ha voluto porre l’accento sul ruolo giocato dai paesi dell’Asia orientale, in particolare della Cina che “ha aumentato la media mondiale” riuscendo a far uscire dall’estrema povertà 660 milioni di persone; anche per l’America Latina ha parlato di progressi “incredibili” per quella che è considerata la regione più disuguale del mondo, in particolare da parte di Brasile e Messico.

A mille giorni dalla scadenza limite per il raggiungimento degli Obiettivo del Millennio fissati nel 2000 – e a sei mesi dal summit mondiale in programma a settembre a New York – Clark ha allo stesso tempo sottolineato che “ci sono anche obiettivi per i quali è stato fatto troppo poco, per esempio la riduzione della mortalità materna, l’accesso universale alla salute riproduttiva e alla sanità” esortando la comunità internazionale ad aumentare l’attenzione sulle sfide pendenti.

(Thailandia) INTESA SULL’AVVIO DI UN NEGOZIATO CON RIBELLI DEL SUD.

L’avvio di “un processo di dialogo” con l’obiettivo di porre fine al conflitto nelle regioni meridionali della Tailandia a maggioranza musulmana è stato concordato dal governo con uno dei principali gruppi ribelli fautori di una maggiore autonomia del sud da Bangkok.

Secondo l’edizione online del quotidiano Bangkok Post, l’intesa è stata sottoscritta oggi in Malesia da rappresentanti del governo ed esponenti del Fronte rivoluzionario nazionale. Dettagli sull’avvio del negoziato potrebbero essere forniti al termine di un incontro in programma sempre oggi a Kuala Lumpur tra i primi ministri della Tailandia e della Malesia, rispettivamente Yingluck Shinawatra e Najib Razak.

Secondo alcune stime, dal 2004 attentati dinamitardi, agguati a caserme e rappresaglie dell’esercito hanno causato nel sud della Tailandia più di 5000 vittime. Alcuni osservatori ritengono che l’esito di un negoziato potrebbe essere condizionato da divisioni tra diversi gruppi ribelli. Uno degli obiettivi comuni di queste formazioni è la conquista di una maggiore autonomia del sud, fino a un secolo fa sotto sovranità malese, dalle regioni centrali e settentrionali a maggioranza buddista.