(In giro per il mondo) agenzia Misna, 22 febbraio 2013
BREVI DALL’AFRICA.
UGANDA – È deceduto all’età di 96 anni, Mzee Amos Kaguta padre del presidente Yoweri, all’ospedale Internazonale di Kampala. Lo hanno reso noto i familiari annunciando che i funerali si terranno in forma privata. Il padre dell’attuale capo di stato ugandese era stato ricoverato una settimana fa con forti dolori addominali. Non sono stati ufficializzati i motivi del decesso.
RWANDA – Le autorità di Kigali detengono circa 280 militari accusati di diserzione sll’isola di Iwawa nelle acque del lago Kivu. I soldati sarebbero sottoposti ad un programma di “rieducazione” secondo il governo che tuttavia non autorizza l’accesso sul posto della Croce Rossa locale.
SUDAFRICA – Il governo e la provincia di Limpopo hanno deciso la creazione di due zone economiche speciali per attivare investimenti e favorire lo sviluppo economico. La prima zona speciale sarà costituita dalla cittadina di frontiera di Musina, per la sua posizione strategica, e la seconda nella municipalità di Greater Tubatse al fine di sfruttare l’indotto della produzione della Platinum Group Metals.
NIGERIA – Sono stati rilasciati e in buone condizioni di salute i dipendenti nigeriani della società energetica italiana Agip sequestrati durante l’agguato di un commando armato avvenuto nella regione petrolifera del Delta del Niger, nel sud-est della Nigeria. Lo riferiscono fonti dell’azienda alla MISNA, precisando che il sequestro è avvenuto lo scorso lunedì presso l’area di Kwale.
BENIN – Alcuni ex ministri sotto indagine dell’Alta corte di giustizia si sono visti ritirare il passaporto sulla base di indagini che li vedono coinvolti in vicende di corruzione e presunte infrazioni commesse nell’esercizio delle loro funzioni. Secondo fonti di stampa locale, gli ex collaboratori del presidente Boni Yayi, tra cui i ministri di Interni e Affari esteri, saranno presto tradotti davanti alla giustizia.
SOMALIA – E’ stata inaugurata a Mogadiscio alla presenza dei rappresentati del governo federale somalo la nuova ambasciata dell’Uganda nella capitale Mogadiscio. L’ambasciatore designato Sam Turyamuhika arriverà nei prossimi giorni per presentare le proprie credenziali al presidente Hassan Sheikh Mohamud. Fino ad allora, l’Uganda sarà rappresentata ufficialmente dal vice di Turyamuhika, il generale Nathan Mugisha, che tra luglio 2009 e giugno 2011 è stato comandante della missione militare dell’Unione Africana in Somalia AMISOM.
(Tunisia) ENNAHDA PUNTA SU MINISTRO INTERNO PER NUOVO GOVERNO.
Fonti di stampa tunisine hanno riferito che al termine della riunione del comitato consultivo di Ennahda, il Majlis al-Choura, conclusasi nella notte, il partito al potere ha deciso di presentare l’attuale ministro dell’Interno Ali Larayedh come suo candidato al posto di primo ministro. In base ad altre informazioni trapelate sui media locali, il capo del partito al potere, Rached Ghannouchi, dovrebbe sottoporre entro oggi il nome di Larayedh al presidente Moncef Marzouki, il cui vaglio rappresenta l’ultima tappa istituzionale di un processo politico cominciato più di due settimane fa.
Alla fine Ennhada ha portato la sua scelta sul 57enne Larayedh, uno dei candidati più accreditati, dopo che ieri il primo ministro uscente Hamadi Jebali aveva declinato la proposta di ritornare alla guida dell’esecutivo dal quale si è dimesso mercoledì. Jebali, in carica da dicembre 2011, ha deciso di rassegnare le dimissioni dopo il fallimento della sua iniziativa per la formazione di un esecutivo tecnico che fosse in grado di rispondere in modo più adeguato alle esigenze del paese e, al di là degli schieramenti politici, di aprire la strada a nuove elezioni. Ad ostacolare la sua scelta di costituire un gabinetto apolitico è stata proprio una corrente del suo partito Ennahda, di cui Jebali è il segretario generale.
Larayedh, arrestato e torturato sotto il regime destituito di Zine El-Abidin Ben Ali e, è stato scelto come guida dell’Interno dopo la rivolta popolare del 2011 e viene considerato un uomo di dialogo appartenente alla corrente più moderata del partito islamico. Ennahda ha promesso di formare il nuovo gabinetto sulla base di una coalizione di consenso, per cercare di portare il paese del nord Africa fuori dalla crisi politica, precipitata dopo l’uccisione lo scorso 6 febbraio del leader di opposizione Chokri Belaid. Nel paese in realtà, l’instabilità politico-istituzionale era latente da mesi, come dimostrato dalle frequenti proteste popolari nelle regioni più depresse emblema di un profondo malcontento sociale per l’incapacità del governo di attuare attese riforme economiche in grado di favorire sviluppo e contrastare la disoccupazione.
Proprio ieri in conferenza stampa lo stesso Larayedh, in qualità di ministro dell’Interno, ha annunciato l’arresto di diversi sospetti nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio a Belaid e assicurato che “progressi significativi sono stati compiuti” nella ricerca della verità, senza però fornire alcun dettaglio. Mentre nel paese vige ancora lo stato d’emergenza, la città sud-occidentale di Sidi Bouzid, culla della rivoluzione, è stata destabilizzata da nuove violenze. Due agenti di polizia sono stati feriti in uno scambio a fuoco con quattro individui armati, presunti appartenenti a milizie salafite, che hanno forzato un posto di blocco nei pressi di Sabbala, 25 km a nord di Sidi Bouzid, e si sono poi rifugiati nella moschea di Rahma, al centro della città.