(In giro per il mondo) agenzia Misna, 22 febbraio 2013

22.02.2013 10:02

(Gibuti) URNE APERTE, LA PRIMA VOLTA DELL’OPPOSIZIONE IN PARLAMENTO.

“C’è grande attesa per un voto percepito come qualcosa di storico, una tappa di discontinuità con il passato”: a descrivere il clima nel paese nel giorno dell’apertura dei seggi per le elezioni legislative è il vescovo Giorgio Bertin, che alla MISNA racconta di un’atmosfera “serena e partecipe” nel piccolo paese del Corno d’Africa, chiamata al voto per rinnovare il Parlamento.

“Per la prima volta, l’opposizione sarà rappresentata in aula, grazie alla modifica nella legge elettorale approvata lo scorso novembre, che sostituisce il sistema maggioritario con quello proporzionale misto con soglia di sbarramento al 20%” spiega il religioso. Il sistema maggioritario, in vigore da 35 anni, era da sempre oggetto di denuncia da parte dell’opposizione che ha sistematicamente boicottato gli scrutini dell’ultimo decennio, tutti conclusisi a favore del Partito del raggruppamento popolare per il progresso (Rpp) del presidente Ismail Omar Guelleh.

“Un’altra novità è costituita dal fatto che i partiti di opposizione hanno messo a tacere le divergenze, ritrovandosi attorno ad un programma condiviso e una piattaforma dal nome evocativo di Unione per la salvezza nazionale” sottolinea il vicario, ricordando che l’opposizione si è compattata anche grazie al ritorno in patria di Daher Mohammed Farah, in esilio da anni.

Punti focali del programma di opposizione – secondo quanto riferisce la stampa – sono “promuovere la democrazia, combattere corruzione e nepotismo , favorire i media indipendenti e il rispetto dei diritti umani”. A poche ore dalla chiusura della campagna elettorale mercoledì sera, tuttavia, il presidente Ismail Omar Guelleh intervistato dalla tv nazionale, ha invitato gli elettori a non sostenere “le forze che vogliono frenare lo sviluppo socioeconomico del paese”.

Per monitorare il voto nel paese, l’Unione Africana ha dispiegato una missione di 40 osservatori elettorali sotto la guida dell’ex primo ministro maliano Sidibé Mariam Cissé Kaïdama.

Gibuti, che ospita una popolazione di meno di un milione di abitanti per 23.000 chilometri quadrati di territorio, ha un prodotto interno lordo di un miliardo di dollari all’anno. La sua economia è basata sui commerci portuali, il settore bancario e la presenza di basi militari straniere; in particolare ospita i due più grandi contingenti militari americano e francese nel continente africano.

(Egitto) ELEZIONI LEGISLATIVE, STABILITO CALENDARIO DEL VOTO.

Le elezioni legislative si svolgeranno a partire dal prossimo 27 aprile: lo ha stabilito un decreto presidenziale approvato nella tarda serata di ieri secondo cui le consultazioni si svolgeranno in quattro turni. L’elettorato di cinque provincie, tra cui quella del Cairo, sarà chiamata ad esprimersi il 27 e 28 aprile, mentre un secondo turno è previsto il 4 e 5 maggio.

In un secondo momento gli elettori di altre otto provincie, tra cui quella di Alessandria, voteranno il 15 e 16 marggio con un secondo turno previsto dopo una settimana. Quindi sarà la volta di altre otto provincie chiamate al voto il 2 e 3 giugno e così altre se il 19 e 20 giugno. I secondo turni, anche in questo caso, sono previsti a distanza di una settimana.

La nuova Assemblea – composta in base al risultato delle urne – si riunirà per la prima sessione il 6 luglio.

La Camera bassa del parlamento era stata dissolta nel giugno 2012 in seguito ad un pronunciamento della Corte Costittuzionale che aveva invalidato la legge elettorale. Le precedenti elezioni legislative si erano svolte nell’inverno 2011/2011 nell’arco si sei mesi. Il Consiglio della Shura (senato) che detiene attualmente il potere legislativo ha adottato una nuova legge elettorale emendata, inviandola al presidente Mohammed Morsi per la ratifica.

(Etiopia) BANDITE ASSOCIAZIONI CARITATEVOLI PER “ATTIVITÀ ILLEGALI”.

Il governo di Addis Abeba ha bandito tre associazioni caritatevoli accusate di “attività religiose illegali”. Lo riferisce il quotidiano Sudan Tribune precisando che le organizzazioni in questione sono One Euro, lo Islamic Cultural and Research Centre and the Gohe Child, Youth and Women Development organisation.

Le associazioni si sono viste revocare l’autorizzazione ad operare nel paese, in base ad una controversa legge del 2009 che determina regole stringenti nel settore dell’assistenza e delle attività di sostegno alle fasce più deboli della popolazione.

La normativa, ad esempio, proibisce espressamente le iniziative a favore dei diritti umani o a scopi politici. Inoltre proibisce alle organizzazioni non governative di avere più del 10% dei propri finanziamenti dall’estero.

Dal 2009 ad oggi decine di organizzazioni non governative sono state bandite dal paese mentre circa un centinaio di associazioni della società civile sono sotto stretta osservazione da parte delle autorità.

(Uganda) NAZIONALE DI CALCIO ERITREA OTTIENE ASILO POLITICO.

Il governo di Kampala ha garantito lo status di rifugiati a 15 membri della nazionale di calcio eritrea, dileguatisi mentre si trovavano nel paese per prendere parte ad un torneo regionale. Lo riferisce la stampa ugandese secondo cui le motivazioni mosse dai richiedenti asolio si sono rivelate “genuine”.

In particolare, i giocatori avrebbero detto di temere, un volta rientrati in patria, la coscrizione obbligatoria al servizio di leva che in Eritrea può durare anche per tutta la vita.

L’Associazione di calcio ugandese ha accolto la decisione delle autorità competenti precisando che alla prossima occasione “le nazionali sono invitate a giocare a calcio e ritornare nei rispettivi paesi”. L’incidente di Kampala non è il promo del genere a coinvolgere sportivi eritrei: nel giugno 2011 una squadra di atletica aveva chiesto e ottenuto asilo in Tanzania dove si trovavano per un torneo a squadre. Ancor prima, nel 2009 12 calciatori avevano fatto perdere le loro tracce durante una competizione in Kenya.

Anche al termine delle Olimpiadi di Londra, lo scorso anno, quattro atleti eritrei hanno chiesto lo status di rifugiati alla Gran Bretagna.

Il fenomeno si inserisce in un più ampio contesto di fuga in massa della popolazione da paese, considerato trai più repressivi al mondo.