(In giro per il mondo) agenzia Misna, 21 febbraio 2013
(Africa) NUMERI IN RETE CON “L’AUTOSTRADA DELL’INFORMAZIONE”.
Elaborare dati statistici di qualità e facilitarne la diffusione in modo trasparente: viaggia su questi binari il progetto “Autostrada dell’informazione” ideato dalla Banca di sviluppo africana (Bad). Alla base dell’iniziativa che potrebbe coinvolgere tutti e 54 i paesi del continente c’è la costatazione di una carenza di statistiche complete e armonizzate nelle nazioni africane ma anche l’assenza di una rete comune di informazioni da mettere a disposizione dei cittadini e dei partner internazionali.
Avviato lo scorso novembre, il programma è già stato concluso in 13 paesi e presso la Commissione dell’Unione Africana. E’ cominciata la creazione di piattaforme informatiche comuni che in tempo reale mettono in collegamento le agenzie nazionali di statistiche, le banche centrali, i ministeri e i partner allo sviluppo rendendo più facile lo scambio e l’analisi dei dati e la loro divulgazione nel rispetto delle norme internazionali.
L’obiettivo è che entro la fine del luglio 2013 i 54 Stati africani e le 16 organizzazioni regionali del continente abbiano ciascuno un proprio database statistico in rete. I dati confluiranno poi verso il portale informatico della Banca di sviluppo africana per facilitare la trasmissione delle informazioni al resto del mondo.
“Al di là di una rivoluzione nella gestione e nella diffusione dei numeri del continente, questo programma statistico consentirà all’Africa di partecipare appieno e in modo più efficace all’economia mondiale dell’informazione” ha spiegato Charles Leyeka Lufumpa, direttore del dipartimento statistica della Bad. Finora i lavori di raccolta dati sono stati ultimati in Repubblica democratica del Congo, Camerun, Capo Verde, Congo, Malawi, Mozambico, Namibia, Rwanda, Sud Sudan, Tanzania, Tunisia, Zimbabwe e Zambia.
La Banca di sviluppo africana è un’istituzione di sviluppo multilaterale creata nel 1964, sostenuta da 24 paesi europei, americani e asiatici con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo economico del continente, alla riduzione della povertà e al progresso sociale.
(Guatemala) ANTICIPATO A MARZO PROCESSO A EX DITTATORE RÍOS MONTT.
E’ stata anticipata di cinque mesi l’apertura dello storico processo per genocidio e crimini di lesa umanità a carico di Efraín Ríos Montt, 86 anni, presidente ‘de facto’ del Guatemala per 15 mesi durante la guerra civile (1960-1996), e l’ex direttore della temuta Direzione di intelligence dell’esercito José Mauricio Rodríguez Sánchez: così ha deciso il ‘Tribunal Primero A de Mayor Riesgo’ fissandone l’avvio il prossimo 19 marzo e non più il 14 agosto, come previsto.
La corte aveva attribuito a “problemi di agenda” la scelta della data iniziale e ha allo stesso modo giustificato il cambio di calendario. Di pari passo, la difesa del generale a riposo ha inoltrato già circa un centinaio di ricorsi per tentare di allontanare l’avvio delle udienze. Ha anche tentato, senza successo, di ricusare i tre componenti della corte, la presidente Jazmín Barrios, e i giudici Pablo Xitumul e Patricia Bustamante.
Il cambio di data è stato annunciato proprio 24 ore dopo che, all’unanimità, la corte ha respinto la richiesta di ricusazione avanzata dai legali dell’ex dittatore per dubbi sulla sua imparzialità. Già lunedì lo steso tribunale aveva fatto altrettanto con un’analoga richiesta presentata dagli avvocati di Rodríguez Sánchez.
Primo ex capo di Stato ad essere processato in Guatemala, Ríos Montt è accusato con il suo antico collaboratore della strage di 1771 indigeni Maya Ixiles perpetrata durante il suo regime nel dipartimento settentrionale del Quiché. Indigeni che l’esercito considerava “nemici interni” e che furono perseguiti nell’intero arco dei 36 anni del conflitto, concluso con almeno 200.000 morti accertati e migliaia di ‘desaparecidos’. I massacri nel cosiddetto ‘Triangolo Ixil’ – che comprendeva i centri di Nebaj, Chajul e San Juan Cotzal – provocarono anche lo spostamento forzato di 29.000 persone di 54 comunità, costrette a fuggire e a cercare riparo sulle montagne vivendo in condizioni disumane.
(Riflessioni strategiche) IL “GRANO SACRO” DEI POPOLI ANDINI CONTRO LA FAME.
“Un regalo della Madre Terra, per secoli demonizzato come l’alimento degli indios e oggi considerato una minaccia dalle multinazionali e dal loro impero di cibi preconfezionati…in un mondo in cui le necessità alimentari sono una questione di lucro e non interessa la salute dell’umanità”: così il presidente boliviano Evo Morales, designato suo rappresentante speciale al livello internazionale, ha definito di fronte all’Assemblea generale dell’Onu la quinoa o quinua, inaugurando l’anno internazionale dedicato al cosiddetto “grano sacro” degli Incas.
Pianta erbacea altamente nutritiva, priva di glutine, i cui semi sono impiegati a mo’ di cereale, per millenni – ha detto Morales – la quinoa ha alimentato i popoli andini, crescendo “in armonia con la Madre Terra”, e oggi rivendica un ruolo di primo piano nella lotta contro la fame nel pianeta.
Gli ha fatto eco il capo della diplomazia del Perù, Santiago Roncagliolo, anch’egli scelto dall’Onu per rappresentare la quinoa insieme alla ‘first lady’ del suo paese, Nadine Heredia, e al vice ministro dello Sviluppo rurale dell’Ecuador, Silvana Vallejo. “La quinoa è uno dei nostri prodotti più pregiati al servizio della comunità internazionale per contribuire al superamento della povertà e della fame in tutto il mondo” ha detto Roncagliolo, ricordando le proprietà nutritive, ma anche medicinali e cosmetiche del vegetale, ricco di proteine e aminoacidi essenziali.
Il segretario generale del Palazzo di Vetro, Ban Ki-moon, ha messo in risalto la versatilità e la bontà della quinoa, promuovendola per il raggiungimento dei cosiddetti Obiettivi del Millennio – il primo è sradicare la povertà estrema e la fame – che i 191 paesi dell’Onu si sono impegnati a raggiungere entro il 2015. Secondo dati della Fao (Fondo Onu per l’alimentazione e l’agricoltura), la produzione mondiale di quinua – con Bolivia e Perù in testa – ha superato nel 2012 le 80.000 tonnellate.
(Mozambico) LA LOTTA AL COLERA VIA SMS, L’ULTIMA FRONTIERA DELLO ‘E-HEALTH’.
Mentre il paese cerca di far fronte alle peggiori alluvioni dell’ultimo decennio, le nuove tecnologie arrivano a sostenere il sistema degli aiuti nelle zone disastrate: da oggi, annuncia il ministero della Sanità, sarà possibile ottenere informazioni sulle e richiedere soccorsi nelle zone alluvionate direttamente dal proprio cellulare tramite sms.
Un metodo che consente di raggiungere il maggior numero di persone possibili, superando le difficoltà logistiche causate dall’interruzione delle normali vie di comunicazione danneggiate dalle violente piogge.
Basta un semplice messaggio di testo per allertare gli abitanti di un villaggio che potranno rifornirsi di cloro per purificare l’acqua in un determinato punto, a una determinata ora, dove troveranno gli operatori del ministero. Il messaggio viene diffuso tramite il passaparola e consente di evitare il diffondersi di malattie come il colera.
E per coloro che si trovano lontani dalle zone di distribuzione, c’è la possibilità di ottenere rifornimenti inviando un sms a pochi centesimi. Si vedranno recapitare nei pressi dell’area in cui vivono i kit specialistici. È l’ultima frontiera dello ‘e-healt’ che utilizza le nuove tecnologie a scopi umanitari e per la prevenzione di malattie.
Le peggiori alluvioni degli ultimi 10 anni in Mozambico, che hanno causato lo straripamento del fiume Limpopo, hanno causato oltre un centinaio di morti e danneggiato in vario modo circa 250.000 persone.