In giro per il mondo (agenzia Misna, 20 marzo 2013)

20.03.2013 08:48

(Iraq) 10 ANNI DOPO, IN ATTESA DI UNA PACE CHE NON C’È (Intervista)

“Dopo anni passati sulle prime pagine dei giornali per le stragi e gli attentati, l’Iraq è caduto nel dimenticatoio. Le primavere arabe e il conflitto in altri paesi della regione hanno contribuito ad orientare in altre direzioni l’attenzione del mondo. Ma qui si continua a lottare e soffrire e il tunnel della violenza non è ancora finito”: lo ha detto monsignor Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad dei Latini, intervistato dalla MISNA nel giorno del decimo anniversario dall’inizio della guerra e dell’invasione delle truppe americane nel paese.

Ieri e ancora la scorsa settimana, Baghdad è stata teatro di violente esplosioni dopo un periodo di relativa calma. Cosa sta succedendo?

Giovedì scorso un commando di uomini armati ha potuto prendere d’assalto il ministero della Giustizia causando 30 morti vicino alla ‘zona verde’. Ieri una serie di esplosioni a catena in diversi quartieri sciiti della capitale hanno causato una cinquantina di morti e centinaia di feriti. Si tratta di uno dei peggiori attentati degli ultimi mesi. Il traffico è rimasto paralizzato per ore e io stesso ho impiegato molto tempo per spostarmi da una parte all’altra della città. Sicuramente questi episodi rivelano l’insicurezza ancora presente nel paese, ma a contribuire – sono certo – ci sono anche le crescenti tensioni politiche e sociali.

Qual è la situazione politica nel paese?

Dopo le elezioni del 2010 ci sono voluti nove mesi di trattative serrate prima che il paese riuscisse a dotarsi di un governo. Si assiste ad un intensificarsi degli attentati da parte di gruppi sunniti collegati ad Al Qaida contro la comunità sciita. L’obiettivo di queste forze che agiscono nell’ombra sembra essere di fomentare il conflitto, per minare alla base il governo del premier sciita Nuri al Maliki.

Qual è il sentimento prevalente tra la popolazione, dieci anni dopo la caduta di Saddam Hussein?

C’è frustrazione, e rabbia per le promesse disattese e i problemi irrisolti. Quanto all’insicurezza, la maggior parte della gente è stanca di avere paura e vuole tornare a vivere una vita normale. Malgrado gli attentati, anche ieri, per le strade c’era un gran via vai e le attività lavorative sono proseguite come al solito. Anche il fatto che fosse una giornata di sole bellissima, forse, è stato un sprone a non lasciarsi andare.

Come guarda alla Siria chi vive a Baghdad?

La situazione siriana è un dramma i cui echi sono ben presenti da noi. E non solo perché in molti durante la guerra si sono trasferiti nel vicino paese, ma anche perché gli iracheni guardano con preoccupazione alla possibilità che il conflitto civile possa estendersi oltrefrontiera. Per i cristiani in entrambi i paesi, quella che stiamo vivendo è ancora una volta una Quaresima di attesa e sofferenza. Il Medio Oriente è fatto di delicati equilibri e collegamenti complessi, non si sa mai quali reazioni si possano innescare.