(In giro per il mondo) agenzia Misna, 20 febbraio 2013

20.02.2013 10:55

(Kenya) ELEZIONI: C’È ANCHE ‘USHAIDI’ PER MONITORARE IL VOTO.

Si chiama ‘Ushaidi’ che in lingua swahili vuol dire testimone: è la una piattaforma multimediale open-source, che promette di monitorare l’andamento del voto nelle prossime elezioni generali del Kenya, previste il 4 marzo.

Nata nel 2008, subito dopo le contestate elezioni per raccogliere informazioni su scontri e violenze. Da allora ha monitorato anche l’emergenza del terremoto di Haiti, lo tsunami in Giappone, la guerra in Siria. E adesso, a 5 anni di distanza, si prepara a monitorare le prossime elezioni in Kenya, a marzo, soprattutto sui social network.

“Scopo della piattaforma è aiutare il paese ad avere elezioni libere, leali e credibili. La nostra strategia è coinvolgere i cittadini nel processo elettorale” spiega Daudi Were, il co-fondatore del software diffuso in oltre 150 paesi del mondo. Attraverso un sistema di collegamento multimediale, tramite il web, Ushahidi permette di mandare per e-mail, messaggi di testo o via Twitter informazioni che, in tempo reale, creano una mappa che consente agli utenti di capire cosa succede in quel momento e dove.

Il sito è stato sfruttato ad Haiti dopo il terremoto del 2010 per capire dove indirizzare gli aiuti, e in Indonesia per mappare le alluvioni.

(Tunisia) SI DIMETTE PRIMO MINISTRO, CONSULTAZIONI PER NUOVO GOVERNO.

Per annunciare le sue dimissioni ha scelto ieri le telecamere della televisione il primo ministro tunisino Hamadi Jebali. “Mi ero impegnato a dimettermi nel caso in cui l’opzione per la formazione di un governo tecnico fosse fallita – ha detto – ed è quello che sto facendo”. Da giorni, Jebali insisteva sulla formazione di un esecutivo apolitico che fosse in grado di rispondere alle esigenze del paese meglio, al di là degli schieramenti, e aprisse la strada ad elezioni. Un’ipotesi, la sua, per rispondere a una crisi della coalizione al governo e del suo stesso partito Ennahda.

La crisi era emersa in tutta la sua forza dopo che il noto leader di opposizione Chokri Belaid fosse ucciso in circostanze ancora da chiarire. Ma essa è in realtà legata al profondo malessere sociale di ampie zone della Tunisia e all’incapacità del governo di attuare riforme economiche in grado di favorire lo sviluppo.

Jebali ha comunque tenuto aperta la porta per una sua eventuale riconferma: “Sono pronto a restare al servizio del popolo – ha detto – nel quadro di una nuova iniziativa e sotto precise condizioni. Tuttora, sono convinto della necessità di un governo di tecnici”.

Oggi, il capo dello Stato Moncef Marzouki incontrerà il presidente di Ennahda Rachid Ghannouchi per la designazione del nuovo primo ministro. Fonti di stampa tunisine accreditano l’ipotesi che alla fine sarà lo stesso Jebali ad essere richiamato. Un’ipotesi, quest’ultima, già caldeggiata dallo stesso Ghannouchi che nei giorni scorsi aveva proposto un governo misto di tecnici e politici.

(Ciad) PROFONDO RIMPASTO DI GOVERNO A UN MESE DA INSEDIAMENTO.

A pochi giorni dalla destituzione di due ministri e a meno di un mese dall’insediamento dell’ultimo esecutivo, il presidente del Ciad Idriss Deby Itno e il suo primo ministro Joseph Djimrangar Dadnadji hanno provveduto ad effettuare un significativo rimpasto di governo.

In totale sono sei le poltrone ministeriali che hanno cambiato titolare. A Mahamat Ahmat Bachir e Bachar Ali Souleymane, destituiti la scorsa settimana sono subentrati Zerne Ali Fadel e Yokabdjim Mandiguim, rispettivamente al ministero degli Interni e a quello dell’Amministrazione territoriale.

L’ex vice governatore della Banca africana di sviluppo, Bedoumra Kordjé ha ceduto il ministero dell’Economia a Issa Ali Taher; al ministero delle Miniere è invece andato Oumar Adoum Sini che ha preso il posto di Nodjitolabaye Kouladoumadji. Sono infine cambiati i titolari del ministero dell’Idraulica rurale e urbana e di quello dell’Ambiente. Diversi sono stati inoltre i cambi tra sottosegretari ed altri esponenti di governo di rango inferiore.

Bachir e Souleymane erano stati costretti a lasciare già la settimana scorsa sulla scia di uno scandalo per corruzione e cattiva gestione delle forze di polizia. E’attualmente in corso un’inchiesta per far luce su casi di irregolarità nel reclutamento degli agenti.

(Brasile) ESTESO PROGRAMMA DI LOTTA ALLA POVERTÀ.

“Manca molto poco per superare l’estrema povertà. Da quando abbiamo lanciato il piano ‘Brasil Sem Miséria’ (Brasile senza miseria), nel giugno 2011, fino a oggi che firmo questa nuova estensione dei benefici, siamo riusciti a portare 22 milioni di brasiliani fuori dalla povertà”.

Dal palazzo presidenziale del Planalto a Brasilia, con accanto il ministro per lo Sviluppo sociale, Tereza Campello, Dilma Rousseff ha comunicato l’ampliamento del principale programma di lotta alla povertà – ‘Borsa famiglia’ – promosso dal governo.

“Il Brasile gira una pagina decisiva nella lunga storia dell’esclusione sociale” ha aggiunto la presidente, annunciando che a partire da marzo il reddito minimo di 70 reais (circa 26 euro) mensili garantito ai 22 milioni di iscritti ai programmi sociali sarà esteso anche ad altri due milioni e mezzo di brasiliani; cittadini residenti in aree remote del paese come la selva amazzonica o le periferie delle megalopoli del sud che rientrano fra i beneficiari delle politiche sociali ma che ancora non ricevono il sussidio minimo previsto.

“Il nostro obiettivo è localizzare queste persone nel tempo che abbiamo a disposizione” ha detto Campello, riferendosi al 2014, quando si concluderà il mandato di Rousseff.

Circa 50 milioni di brasiliani beneficiano oggi dei programmi sociali contro la povertà, per cui l’amministrazione Rousseff ha stanziato l’equivalente di circa 8,5 miliardi di euro, il 60% in più di quanto applicato dal governo del suo precedessore, Luiz Ignácio Lula da Silva nel 2010.

(Camerun) CITTADINI FRANCESI RAPITI, PER GOVERNO SONO GIÀ IN NIGERIA.

Il governo francese ha chiesto oggi ai suoi cittadini presenti nell’estremo nord del Camerun, nelle vicinanze del lago Ciad, di lasciare la regione il più rapidamente possibile. L’appello è stato diramato dal ministero degli Esteri di Parigi all’indomani del rapimento di una famiglia francese – tre adulti e quattro minori – prelevati da un gruppo ignoto e secondo alcune informazioni diffuse dai media camerunensi condotti in Nigeria.

Sebbene il rapimento non sia stato ancora rivendicato, i media locali sottolineano la vicinanza del luogo del rapimento con l’area operativa di Boko Haram, il gruppo armato attivo nel nord della Nigeria e responsabile di numerosi atti di violenza.

Tra i rapiti c’è un dipendente della società francese energetica Gdf Suez che ha confermato con un comunicato la scomparsa del suo collaboratore.

A riferire che ostaggi e rapitori hanno attraversato la frontiera con la Nigeria è stato nella serata di ieri il ministro degli Esteri camerunense. Il rapimento giunge a pochi giorni dalla presa in ostaggio, nel nord della Nigeria, di sette lavoratori stranieri di una società di costruzioni libanese. In quel caso a rivendicare l’azione è stata Ansaru, gruppo islamista vicino a Boko Haram.

(Ecuador) DIRITTI CONTRO POVERTÀ, L’ESEMPIO DEGLI INDIGENI DI CHIMBORAZO.

“Prendere consapevolezza dei propri diritti e chiederne il rispetto perché quello della discriminazione è per le popolazioni indigene il fattore che generazione dopo generazione causa disparità economica”: lo dice alla MISNA Rodrigo Naranjo Guaman, avvocato indigeno parlando dei risultati di un progetto condotto nella regione andina di Chimborazo, in Ecuador, dall’Organizzazione internazionale di diritto per lo sviluppo (Idlo).

La costituzione del 2008, ricorda Naranjo Guaman, “riconosce il diritto al ‘sumak kawsay’, che in lingua quechua significa ‘vivere bene, in pienezza’. Ma tradurre queste aspirazioni in realtà è una grossa sfida. Le comunità hanno perso la speranza, vivono in condizioni in cui nemmeno le necessità fondamentali vengono soddisfatte, e i giovani sono costretti a emigrare in cerca di un futuro”.

“Il commercio – dice Irene Khan, direttrice generale dell’Idlo entrando nel merito di una tavola rotonda che si terrà oggi e domani a Roma – può dare un contributo importante allo sviluppo sostenibile, ma sono necessarie soluzioni giuridiche innovative per garantire che i soggetti più poveri possano accedere in modo equo ai suoi benefici”.

Il progetto che ha visto coinvolte le due comunità indigene Rumicorral e Ambrosio Lasso ha avuto come obiettivo di guardare a diritto e normative come strumenti per superare barriere e non come ostacoli: “E’ solo un primo passo – ha detto ancora alla MISNA Naranjo Guaman – ma conoscere i propri diritti costituzionali e padroneggiare gli strumenti giuridici necessari ad organizzarsi in cooperative e formare associazioni di microcredito potrà aiutare queste comunità a uscire dal circolo vizioso della povertà e dell’emigrazione e a creare nuove opportunità economiche”.