(Guatemala) Quanto costa la violenza (Misna)
Due miliardi e 387 milioni di dollari, circa 1 miliardo e 862 milioni di euro, all’anno: è il costo della violenza che continua a ferire il paese più popoloso dell’America Centrale – circa 14 milioni di persone, per oltre il 50% in povertà – stimato dal settore imprenditoriale nazionale.
In un rapporto, la Fondazione per lo sviluppo del Guatemala (Fundesa) ha calcolato che con ogni morte violenta – secondo statistiche ufficiali sono in media 14 ogni giorno – il paese perde l’equivalente della produzione annuale di un cittadino lavoratore, circa 13.700 dollari l’anno. “Vogliamo chiarire che il costo della vita non si può quantificare, la vita umana è irreparabile. Quello che vogliamo segnalare sono i costi addizionali della perdita che subisce una famiglia quando una persona muore per omicidio” ha precisato il direttore esecutivo di Fundesa, Juan Carlos Zapata.
Tracciando una ‘classifica’ dei paesi del Centroamerica, basata su uno studio di Small Arms Survey, Fundesa ha contato che complessivamente il costo della violenza per l’intera regione supera i 6 miliardi e 600 milioni di dollari: il Guatemala è al primo posto, seguito da Salvador (2 miliardi), Honduras (885 milioni), Costa Rica (791 milioni) e Nicaragua (529 milioni).
La Fundesa ritiene, tra l’altro, che su ogni 100 quetzales che guadagna, un guatemalteco ne spenda in media almeno 9 per la propria sicurezza.
“Nella regione centroamericana non si è riusciti a costruire una cultura di pace. Siamo in un’area in cui tutti i conflitti si risolvono con la violenza: gli Stati non hanno avuto la capacità di contenerla anche per gli alti livelli di impunità e la mancanza di controlli sulle armi” a detta di Francisco Jiménez, docente universitario ed esperto di sicurezza. Vivere in una società violenta, con le particolari condizioni socio-economiche del Guatemala – conclude il rapporto – mette ogni giorno milioni di guatemaltechi a rischio di cadere in povertà anche a fronte del continuo ridursi degli investimenti stranieri per creare nuovi posti di lavoro.
Tra le promesse della campagna elettorale del generale dell’esercito in pensione e attuale presidente Otto Pérez c’era quella di una “mano dura” contro la criminalità.