(Grecia) Non solo Alba dorata: l’ombra dell’estremismo politico in Grecia (Raffaele Borreca, Meridiani, 26 febbraio 2013)

27.02.2013 16:15

La Grecia vive una situazione di violenza diffusa che ha per protagonista elementi dell’estremismo politico, come i neo-fascisti di Alba dorata, e elementi dell’area anarchico-insurrezionalista. Tutto questo mentre maggioranza e opposizione sono contrapposte in una guerra di accuse e responsabilità reciproche e l’operato della polizia suscita non poche critiche.

Il primo febbraio una banca e un ufficio postale a Velventos, un piccolo comune nella Macedonia occidentale, sono stati rapinati da dieci uomini armati di kalashnikov. Uno dei mezzi predisposti per la fuga, un furgoncino camuffato da ambulanza, aveva destato il sospetto della polizia: l’inseguimento si è risolto con l’arresto di quattro giovani tra i 20 e 24 anni.

Le rapine di Velventos sono state attribuite al gruppo armato anarco-insurrezionalista Cospirazione dei nuclei di fuoco, già noto per i pacchi bomba inviati nel 2010 a Merkel e Berlusconi. Due settimane dopo l’azione è stata rivendicata da un comunicato pubblicato su athens.indymedia.org (la sezione ateniese del media indipendente Indymedia), con la firma dei quattro arrestati che si definiscono semplicemente anarchici.

Appena dopo l’arresto sono state diffuse le foto segnaletiche degli arrestati, visibilmente ritoccate in modo da mascherare tumefazioni e abrasioni sui volti. La polizia ellenica ha spiegato che gli anarchici avrebbero opposto resistenza al momento dell’arresto e che il fotoritocco era necessario per l’identificazione. Tuttavia i familiari dei giovani hanno denunciato la polizia per tortura e un importante pubblico ministero ad Atene ha aperto una investigazione. Anche Amnesty International ha espresso preoccupazione sull’operato della polizia greca, non nuova ad episodi di violazione dei diritti umani.

Il caso della rapina di Velventos illustra il difficile momento che la Grecia della crisi sta attraversando, e l’allarmante frattura tra Stato e società. Da una parte c’è l’inquietante immagine di giovani, non necessariamente provenienti dagli strati sociali più colpiti dalla crisi, che non esitano a seguire la strada della lotta armata ideologica. Dall’altra ci sono le polemiche seguite alla diffusione delle foto che mettono ancor più in evidenza il cronico discredito delle forze dell’ordine.

Le maniere spicce se non brutali della polizia ellenica, conseguenza di inefficienza, impreparazione e una catena di comando dove è difficile attribuire responsabilità, hanno colpito spesso in maniera indiscriminata creando un clima di diffidenza.

L’escalation della violenza e dell’estremismo politico degli ultimi anni non è da attribuire al solo collasso economico del paese. La diffidenza verso le istituzioni e una lunga tradizione di forme di resistenza clandestina traggono le loro origini da una storia forgiata da regimi autoritari e una guerra civile. La transizione democratica negli anni ’70-’80 si svolse in un clima ideologico infuocato, all’ombra del quale movimenti di estrema destra (Alba dorata in primis) si riorganizzarono. Crebbe in maniera importante la presenza di movimenti marxisti extraparlamentari e anarchico-insurrezionali accomunati dal rifiuto della democrazia parlamentare.

È solo alla vigilia delle olimpiadi del 2004 che venne definitivamente smantellata la storica organizzazione 17 Novembre, responsabile di numerosi attentati e assassini di politici e diplomatici stranieri. Ma negli anni successivi si sono affacciate sulla scena politica nuove sigle come la Setta dei rivoluzionari che nel 2010 assassinò il giornalista Sokratis Giolas. La svolta violenta ci fu nelle settimane di guerriglia urbana che seguirono l’uccisione per mano di un agente di polizia del quindicenne Alexandros Grigoropoulos nel dicembre 2008.

Da allora la Grecia ha vissuto una escalation fatta di minacce, ordigni esplosivi, pacchi bomba e liste di proscrizione aventi per obiettivi giornalisti e politici. Per rimanere alle ultime settimane, il 14 gennaio alcuni colpi di kalashnikov sono stati sparati contro la sede di , il partito del primo ministro, mentre il 20 gennaio un ordigno esplosivo è stato disinnescato in uno dei più grandi centri commerciali della capitale, dopo che una telefonata anonima ne aveva preannunciato la presenza.

Da una parte i neo-fascisti di Alba dorata sono ormai stabilmente il terzo partito del paese, poco sopra il 10% secondo i più recenti sondaggi, e riscuotono un allarmante successo tra i giovani nelle scuole e nelle università. Dall’altra, la variegata galassia dei movimenti eversivi della sinistra estrema rappresenta una fonte di insicurezza e instabilità, pur non costituendo un fenomeno importante a livello numerico o di sostegno popolare.

Sarebbe necessaria la ferma condanna da parte dei principali partiti greci per iniziare a contrastare ogni tipo di estremismo così come sarebbe importante che il governo intervenisse sul rispetto dello Stato di diritto da parte delle forze di pubblica sicurezza. Finora però i recenti avvenimenti hanno fatto da pretesto per nuovo innalzamento nei toni dello scontro politico, in particolare tra la sinistra radicale di SYRIZA, all’opposizione, e Nea Dimokratia.

Il governo Samaras e dunque l’azione del maggiore partito della coalizione di governo Nea Dimokratia, di cui è membro il ministro dell’ordine pubblico e della protezione del cittadino, finora è parsa più che altro interessata a lanciare segnali all’elettorato di Alba dorata. Il giornale liberale Kathimerini ha denunciato come alla tolleranza zero per le azioni di militanti di sinistra e anarchici, al deplorevole trattamento degli immigrati o ai frequenti sgomberi degli squat (le case occupate) sia corrisposta una allarmante indulgenza per quel che riguarda i crimini commessi da Alba dorata.

Da parte sua, SYRIZA, oltre a segnalare la collusione tra le forze dell’ordine e le squadre di Alba dorata, ha rifiutato quella che definisce la teoria di un estremismo a sinistra parallelo a quello della destra estrema. Riprendendo un motivo ricorrente nel discorso politico greco – quello del complotto e dello Stato parallelo – ha denunciato la messa in atto di una vera e propria strategia della tensione, non solo verbale. Alexis Tsipras, leader di SYRIZA, ha addirittura paragonato la situazione greca attuale a quella italiana negli anni di piombo, facendo esplicito riferimento a piazza Fontana.

Tsipras tiene alto il livello dello scontro verbale anche per quietare i malumori degli elementi più radicali all’interno di SYRIZA, una coalizione di movimenti che vanno dal trotskismo al riformismo, con posizioni contraddittorie sul ruolo della Grecia nelle strutture euro-atlantiche.