Giudizio storico. Un appello che va oltre il sistema finanziario

09.02.2014 09:02

Scrive Marco Onado sul Sole 24 Ore (9 febbraio 2014): Il peggio è passato, ma per uscire davvero dal tunnel il Paese, le banche e le imprese devono essere capaci di riforme profonde rispetto al passato per lasciare finalmente alle spalle i molti problemi strutturali che hanno limitato, anche prima delle crisi finanziaria, la capacità di crescita del nostro sistema. E' questo il messaggio fondamentale della relazione tenuta dal Governatore Visco nel tradizionale appuntamento di inizio d'anno al Forex. L'anno scorso il tema conduttore era il credit crunch e il rischio (puntualmente verificatosi) che anche nel 2013 proseguisse la contrazione del credito alle imprese e la recessione. Quest'anno il tema è ancora più ampio e riguarda la necessità di consolidare una ripresa ancora debole e soprattutto affidata solo alla domanda estera. Per la politica monetaria europea, ciò significa evitare le trappole della deflazione, ancora in agguato. (...) Tuttavia, le ordinarie misure di politica monetaria non sono sufficienti per far ripartire un sistema produttivo che ha raggiunto il tasso di disoccupazione più alto degli ultimi cinquant'anni e che nega il lavoro a un giovane su due. Da lungo tempo, non solo a causa della crisi, gli investimenti non sono risultati adeguati alle trasformazioni dell'economia globale e dunque è "ancora insoddisfacente la risposta dell'Italia alla sfida tecnologica in atto". Non a caso, il modesto guadagno di competitività degli ultimi anni è stato ottenuto a spese di una contrazione dei margini di profitto. Visco ha sottolineato la necessità di una strategia "articolata e complessa" di riforme, dunque di un piano che vada al di là delle solite modifiche, a cominciare da quella del lavoro, richieste dagli enti internazionali. (...) Anche dal punto di vista finanziario, occorrono cambiamenti strutturali. La crescita futura non potrà essere finanziata solo dalla ripresa dei prestiti bancari (...) Occorre quindi una svolta anche nei meccanismi di finanziamento delle imprese. Innanzitutto più capitali propri, forse anche con misure straordinarie: non a caso, nei giorni scorsi un altro autorevole membro del Direttorio, Fabio Panetta, aveva lanciato la proposta di una trasformazione di debiti delle imprese in capitale proprio. E soprattutto occorre pensare a nuovi canali che possano far affluire risorse alle imprese per il tramite di investitori istituzionali. Ormai se ne parla da molto tempo, ma le iniziative fin qui avviate sono sporadiche e soprattutto inadeguate rispetto rispetto alle esigenze delle piccole e medie imprese. (...) Ma non basta superare l'emergenza: la delicatezza della situazione economica richiede una svolta significativa anche nel sistema finanziario. E le prospettive non sembrano soddisfacenti, se Visco ha ritenuto di additare alle nostre banche l'esperienza estera, con parole non proprio dolci: "La capacità delle banche di stimolare e sostenere - anche con l'offerta di servizi finanziari a elevato valore aggiunto - l'attività innovativa delle imprese è in altri paesi uno dei principali motori di crescita". Da noi, evidentemente, non è proprio così. (...)