(Giappone) Allo studio misure contro pretese territoriali cinesi (Misna)

16.07.2013 13:15

Il governo di Tokyo sta considerando la nazionalizzazione di circa 400 isole ancora non rivendicate o denominate nelle acque territoriali attorno all’arcipelago giapponese. Una mossa per bloccare ulteriori rivendicazioni cinesi o coreane, ma anche per potere accedere con maggiori certezze a futuri interventi in sede Onu ed evitare contenziosi come quello che oppone Tokyo a Pechino riguardo l’arcipelago delle Senkaku/Diaoyu, equidistanti 200 chilometri dall’l'isola di Okinawa e da Taiwan, ma assegnate in mandato fiduciario al Giappone dopo la restituzione di Okinawa allo scadere dell’occupazione americana nel 1971.

L’acquisto da parte governativa nel 2012 dei tre isolotti posseduti da un privato degli otto al centro di uno specchio di mare tempestoso ma ritenuto ricco di risorse sottomarine ha aggravato il contenzioso con la Cina. Quest’ultima, che avanza rivendicazioni storiche sull’arcipelago come sulle estreme propaggini meridionali del Giappone, può far valere una crescente aggressività e migliori capacità militari sostenute da un bilancio di oltre 110 miliardi di dollari all’anno. Anche per questo sta forzando i toni con paesi litoranei per aree non delimitate internazionalmente nel Mar cinese orientale e meridionale.

Ad accrescere l’inquietudine di Tokyo, la segnalazioni che anche oggi, come prassi ormai quasi quotidiana imbarcazioni cinesi sono segnalate al limite delle acque che circondano le Senkaku/Diaoyu e che sabato, per la prima volta, navi da guerra con vessillo della Repubblica popolare hanno costeggiato davanti all’estremità settentrionale del paese, nel braccio di mare che separa l’isola giapponese di Hokkaido dalla russa Sakhalin. Le navi erano parte del contingente cinese alle manovre militari congiunte con la flotta russa della settimana scorsa. La rotta di rientro, tuttavia è stata segnalata come non abituale e ha portate le navi in piena vista del territorio giapponese.