(Filippine) Superato l'ostacolo dei fondi, si avvicina il trattato di pace nel sud (Misna)

15.07.2013 10:27

Alla fine di un altro week-end di duri scontri tra forze governative e la fazione di ribelli musulmani ancora non inclusa nel processo di pace, i negoziatori per il governo di Manila e il Fronte islamico di liberazione Moro (Milf), maggiore formazione ancora attiva del movimento indipendentista di matrice islamica nel meridione filippino, hanno raggiunto un indispensabile accordo sulla divisione dei proventi delle attività estrattive.

Il Milf riceverà il 75% di oro, rame, zinco, piombo e delle altre risorse minerarie delle regioni della grande isola di Mindanao individuate per formare la prossima autonomia musulmana nell’arcipelago, oltre alla metà dei proventi dalla vendita di energia prodotta in loco. Un passo importante e forse determinante, ottenuto dopo sei giorni di colloqui nella capitale malese Kuala Lumpur, per arrivare alla conclusione di un conflitto che in quarant’anni è costato la vita a 120.000 persone. Un provvedimento negoziale che si associa alla garanzia del rispetto dei diritti umani, al graduale smantellamento delle formazioni guerrigliere e all’estensione dei tribunali religiosi per i musulmani nella futura regione autonoma.

A rendere meno euforiche le reazioni dei negoziatori, le notizie di nuove vittime negli scontri che sabato hanno opposto militari governativi e ribelli dei Combattenti per la libertà del Bansgamoro (la nazione islamica Moro) con due morti tra i soldati e cinque tra i guerriglieri. A conferma che non solo la pace fatica ad affermarsi, ma che le tradizionali divisioni e rivalità anche interne alle comunità musulmane che costituiscono la maggioranza in aree limitate delle cattoliche Filippine, mettono a rischio accordi ottenuti con interlocutori non da tutti condivisi.