(Europa) Il monito sloveno e cipriota per l'Italia (Morya Longo, Sole 24 Ore, 2 marzo 2013)

02.03.2013 16:41

Le banche irlandesi «hanno prospettive positive», diceva il Fondo Monetario nel 2007. Peccato che pochi anni dopo siano collassate. La Spagna era il miracolo economico europeo, con il Pil cresciuto di un invidiabile 3,7% medio annuo tra il 2OO0 e i l20O7. Ma poi il boom immobiliare, grande traino di quella crescita miracolosa, è diventato un boomerang. La Slovenia era considerata la «Svizzera» della ex Jugoslavia. Ma il veloce processo di privatizzazioni, che dal 1991 ha portato l'economia di mercato, ora sta strozzando il Paese. Cipro era un paradiso bancario. Ma oggi proprio quella sua virtù gli si è ritorta contro e il Paese è al collasso. Per non parlare della Grecia e del Portogallo, grandi concentrati di contraddizioni. Questo è, in fondo, il "miracolo" dell'euro combinato alla crisi finanziaria globale: ha portato a galla tutti gli squilibri e i problemi di ogni singolo Paese dell'Eurozona. Così è accaduto in Italia, dove oggi appaiono nella loro cruda evidenza tutti i nodi strutturali: dalla scarsa competitività, alla crescita inesistente. E così è successo in almeno altri 6 Stati sui 17 dell'area euro. Tutte quelle che prima della crisi sembravano "virtù", diverse in ogni Paese, si sono rivelate per quelle che erano: pesanti vizi. E l'epilogo è più o meno sempre lo stesso: recessione economica, disagio sociale, caos politico. I Governi di «larghe intese» nascono come funghi: dalla Grecia alla Slovenia, dal Portogallo all' (chissà) Italia. In alcuni casi, più gravi, si è arrivati fino alla necessità di salvataggio europeo.

Piccoli Stati, grandi problemi.

I casi più recenti sono quelli di Slovenia e Cipro. La Slovenia era il paese più avanzato della ex Juguslavia. Da quando è uscito dalla ex confederazione, nel 1991, ha registrato una veloce crescita economica. Il Pil è praticamente raddoppiato dal 1992 al 2008, con una crescita media annua del 5,5%. Per passare velocemente all'economia di mercato, il Paese ha effettuato frettolose privatizzazioni di tutte le aziende di Stato. A comprarle sono stati investitori vari, che si sono fatti finanziare - questo è stato l'errore - dalle banche della stessa Slovenia. Con la crisi i nodi di quella modernizzazione veloce sono venuti al pettine. Le aziende privatizzate sono entrate in affanno, scaricando poi i problemi sulle banche finanziatrici. A salvarle, in alcuni casi, è stato lo Stato. Che, di fatto, le ha in parte riprivatizzate. Ma questo non ha arginato i problemi. Queste banche - secondo i dati di Bain & Company, che tramite l'ufficio italiano sta lavorando al salvataggio di una banca del Paese, oltre a quelle greche - hanno ormai 64 miliardi di crediti in sofferenza, pari al 18% del Pil: qualcuno stima che serva un altro miliardo di aumento di capitale. Cifra enorme per il Paese. La soluzione che si sta ipotizzando è di creare una Bad bank sul modello spagnolo: solo che qui in sofferenza non sono mutui immobiliari, ma l'esposizione verso le 50 maggiori aziende del Paese. Se lo Stato creasse questa Bad bank, insomma, di fatto attraverso i crediti si ricomprerebbe le aziende privatizzate (con troppa fretta) negli anni '90. Nel frattempo è scoppiato il caos politico: proprio in questi giorni è caduto il Governo e si sta lavorando per crearne uno nuovo. Di larghe intese. Come in Italia.

Cipro tra Grecia e Russia

Cipro ha una storia completamente diversa, ma un finale uguale. Il Paese era il paradiso delle banche. Qualcuno sospetta anche del riciclaggio. A Cipro le banche sono così tante, che i loro attivi totali ammontano a 7,8 volte il Pil del Paese. Per capire le proporzioni, in Italia il rapporto è di 1,9 volte. Era un tale "paradiso", che ha attirato ingenti quantità di capitali russi: attualmente il 37% dei depositi viene dall'estero e di questi il 79% sono russi. Con tutti questi soldi enrati nei loro bilanci, le banche cipriote hanno erogato credito (soprattutto nella vicina Grecia) e comprato titoli di Stato (soprattutto greci). Morale: la crisi greca è diventata un bagno di sangue a Cipro. La storia, poi, è simile a tutte le altre: la crisi economica ha appena causato un cambio di Governo (il precedente di sinistra è caduto in anticipo), che ora dovrebbe trattare con l'Europa un aiuto economico che non costringa il Paese a eccessiva trasparenza bancaria. In caso contrario, per Cipro sono già pronti i capitali russi.

Altre crisi, stesso copione

Guardare alla Spagna, al Portogallo, all'Irlanda dopo aver osservato le storie di Cipro e Slovenia, viene un certo senso di déjà vu. In fondo anche l'Italia, con il caos politico post-elettorale, ha una storia simile (seppur diversa perché l'Italia ha un tessuto economico non problemi strutturali ereditati dal passato che sono diventati recessione, disagio sociale, caos politico. Forse tutti questi mali, emersi anche grazie all'euro, non sono venuti per nuocere. Forse servono per costringere Paesi con grandi squilibri a riequilibrarsi.