(Egitto) Al lavoro comitato su Costituzione, ancora violenze (Misna)

22.07.2013 09:41

E’ già al lavoro il comitato di esperti istituito nel fine settimana dal presidente ad interim Adly Mansour, incaricato di emendare la contestata Costituzione entro 30 giorni, prima tappa della ‘Road Map’che nei prossimi mesi porterà l’Egitto alle urne. Con un decreto presidenziale pubblicato sabato, sei giudici e quattro professori universitari sono stati nominati con il mandato di proporre emendamenti costituzionali ad un’altra commissione costituita da una cinquantina di rappresentanti delle varie componenti della società egiziana, dai capi religiosi ai sindacati, tenendo conto anche delle forze politiche e dei vertici dell’esercito. A sua volta questa seconda commissione avrà due mesi di tempo per presentare la versione finale della nuova Costituzione a Mansour che, entro 30 giorni, dovrà stabilire la date del referendum popolare. La Costituzione, approvata lo scorso dicembre sotto la presidenza di Mohamed Morsi, è stata oggetto di numerose controverse ed è stata sospesa tre settimane fa dall’esercito.

Sempre nel fine settimana il governo di transizione sotto la guida di Hazem Beblawi ha tenuto il suo primo consiglio dei ministri, dominato dalle questioni relative alla sicurezza e alla situazione economica del paese. Un comunicato diffuso al termine della riunione ha chiesto a tutte le parti politiche di “portare avanti le proprie istanze in modo pacifico” e di “rinunciare alla violenza”.

Inoltre, il nuovo capo della diplomazia egiziana, Nabil Fahmy, ha decretato l’avvio di una campagna di promozione della nuova amministrazione all’estero con l’obiettivo di “promuovere la rivoluzione fuori dal paese”, controllando anche le informazioni che vengono diffuse dai media tramite un apposito comitato di sorveglianza. Fahmy ha anche annunciato una possibile ripresa dei rapporti diplomatici con Damasco, dopo un incontro avuto con il nuovo capo della Coalizione dell’opposizione siriana, Ahmad al Assi. In seguito alla destituzione di Morsi, l’Egitto è stato sospeso dall’Unione Africana (UA) e sono arrivate diverse condanne dai paesi arabi ed occidentali, ma i sostenitori del ‘nuovo corso’ non mancano, in particolare tra i paesi del Golfo. Nei giorni scorsi, Londra ha invece revocato le licenze di esportazione di equipaggiamenti militari a destinazione dell’Egitto per evitare che possano essere utilizzati per reprimere le proteste.

Ai piccoli passi avanti sul piano istituzionale sono corrisposte nuove manifestazioni del fronte pro-Morsi, guidato dai Fratelli musulmani, che preme per la liberazione dell’ex presidente e il suo ritorno al potere. Ieri migliaia di persone, tra cui molte donne e bambini, sono scese in piazza in un sobborgo della capitale per protestare contro l’uccisione di tre donne durante un corteo nella città di Mansoura, il giorno prima. Altre manifestazioni si sono svolte nelle principali città del paese, da Alessandria a Suez, dove 22 persone sono rimaste ferite. Intanto continua a deteriorarsi la situazione della sicurezza nella già instabile penisola del Sinai, confinante con la Striscia di Gaza e con Israele, Nonostante l’operazione militare in corso, altri tre agenti di polizia sono stati uccisi da uomini armati a El Arish, principale località del Sinai settentrionale.