(Costa D'Avorio) Ouattara al nord: pace, perdono e disarmo (Misna)

09.07.2013 09:27

Un invito a “salire sul treno della pace per non essere esclusi” ma anche ad “avere la forza e l’umiltà di chiedere perdono” alle famiglie delle vittime per “voltare pagina”: lo ha rivolto il presidente Alassane Dramane Ouattara al Fronte popolare ivoriano (Fpi), il partito del suo rivale, l’ex capo di stato Laurent Gbagbo. L’appello di Ouattara, ritrasmesso alla televisione pubblica Rti, è stato pronunciato dallo stadio di Korhogo, capitale del distretto delle Savane, dove ieri il presidente ha concluso una visita di una settimana nel nord della Costa d’Avorio.

Nel 2011, il braccio di ferro elettorale tra Ouattara e Gbagbo – detenuto alla Corte penale internazionale da un anno mezzo e sospettato di crimini contro l’umanità – è costato la vita a 3.000 persone oltre ad avere spinto alla fuga migliaia di ivoriani, in un paese già diviso da una precedente crisi politico-militare (2002-2007).

Due anni dopo, se la ripresa economica sta dando i suoi frutti, la situazione politica rimane difficile: il dialogo tra i partiti di maggioranza e l’Fpi, principale forze di opposizione, è bloccato.Prima di riprendere le discussioni, il partito di Gbagbo chiede la liberazione di alcuni suoi dirigenti, tra cui il responsabile del gruppo dei giovani, Justin Koua. Dalla fine della crisi elettorale sono stati arrestati ed incriminati solo esponenti pro-Gbagbo mentre nessun procedimento è stato aperto nei confronti delle forze legate a Ouattara. Esponenti della società civile e difensori dei diritti umani hanno più volte denunciato una “giustizia dei vincitori”.

Sempre dal nord, Ouattara si è rivolto agli ex-combattenti – secondo alcune stime circa 65.000 uomini – in attesa di essere disarmati, spesso denunciati per le loro violenze ai danni dei civili. Il reiserimento degli ex-combattenti rappresenta un’altra sfida di peso per le autorità di Abidjan. Nelle ultime settimane fonti della società civile e ong hanno denunciato che per sopravvivere decine di ex-combattenti si sono trasformati in banditi di strada attivi lungo le principali strade, esponendo il paese ad “attacchi e racket su vasta scala”. Tra aprile e giugno centinaia di loro hanno protestato a Bouaké (centro) e a Man (ovest), esprimendo rabbia e impazienza per la lentezza nell’attuazione del programma, lanciato lo scorso anno. Il governo si è impegnato a reinserire in strutture militari e paramilitari 35.000 ex-combattenti entro il 2013 e altri 30.000 l’anno prossimo.