(Cipro) A Cipro vince il conservatore Nicos Anastasiades (Elena Zacchetti, Meridiani, 24 febbraio 2013)
Il leader del partito di centro destra Unione Democratica, Nicos Anastasiades, ha vinto al secondo turno le elezioni presidenziali a Cipro, ottenendo il 57,5% dei voti. Il suo distacco dallo sfidante, Stavros Malas, il candidato sostenuto dal partito comunista Akel, è stato notevole: Malas ha ottenuto il 42,5% dei voti, e a scrutinio terminato ha riconosciuto la vittoria del suo rivale. Il portavoce di Anastasiades, Tasos Mitsopoulos, ha detto all’agenzia Reuters: «Questo è mandato forte e chiaro per il cambiamento, per le riforme, per far sì che il nostro paese esca dal circolo vizioso della crisi», riferendosi alla grave crisi economica e finanziaria che ha colpito il paese l’anno passato. Anastasiades andrà a prendere il posto del comunista Demetris Christofias, che era al potere dal 2008. All’annuncio della vittoria, moltissimi sostenitori del partito di Anastasiades si sono ritrovati a festeggiare a Nicosia, sventolando bandiere cipriote e greche.
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Oggi i cittadini ciprioti andranno a votare per il secondo turno delle elezioni presidenziali, che a meno di sorprese dovrebbero garantire il successo al leader del partito di centrodestra Unione Democratica, Nicos Anastasiades. Nel primo turno, che si era tenuto il 17 febbraio scorso, Anastasiades non era riuscito a raggiungere la maggioranza assoluta dei voti, fermandosi al 45,46%; il suo più diretto sfidante, il candidato sostenuto dal partito comunista Akel, Stavros Malas, aveva ottenuto il 26,91% dei voti. Il terzo classificato, l’indipendente Yorgos Lillikas, che aveva ottenuto al primo turno il 24,93% dei voti, si è rifiutato di dare precise indicazioni di voto ai propri elettori in vista del ballottaggio.
La campagna elettorale è stata dominata dal tema della crisi finanziaria. Durante il 2012, Cipro è diventato il quinto paese dell’eurozona a chiedere il salvataggio. La richiesta di circa 17 miliardi di dollari alla così detta Troika (Fondo monetario internazionale, Banca mondiale e Commissione europea) – non particolarmente significativa se confrontata con altre richieste di salvataggio – era enorme se si considera che è praticamente pari al Pil del paese. La Commissione europea si è rifiutata di confermare l’importo specifico del piano di salvataggio, perché le trattative con il governo cipriota sono ancora in corso e i ministri delle finanze dei paese dell’eurozona non sono ancora riusciti a trovare un accordo. Di certo, come contropartita degli aiuti, il governo di Nicosia dovrà varare delle misure per la stabilizzazione del sistema finanziario, per il consolidamento dei conti pubblici e riforme strutturali a sostegno della competitività.
Durante la campagna elettorale, Anastasiades ha ripetuto in diverse occasione di essere disposto ad imporre le misure di austerità richieste dagli organi finanziari internazionali. Venerdì 22 febbraio, durante un dibattito televisivo a soli due giorni dal ballottaggio, Anastasiades ha detto di avere avviato delle negoziazioni con due paesi (uno dell’Unione europea e uno esterno all’eurozona, che dovrebbe essere la Russia) per ottenere un prestito di emergenza nel breve periodo in attesa dell’accordo all’interno dell’eurozona, che è stato rimandato almeno a ballottaggio terminato. Secondo un rapporto della grande azienda di investimenti americana Pimco – rapporto commentato venerdì dall’agenzia di news ufficiale cipriota CNA – la ricapitolarizzazione del sistema bancario cipriota (particolarmente esposto dalla crisi greca) richiederebbe 8,86 miliardi di euro, nell’ipotesi di uno scenario particolarmente negativo. Il documento della Pimco mostrerebbe quindi che l’azienda americana si aspetta che l’economia dell’isola peggiori e finisca in una recessione ancora più grave di quella attuale.
La questione economica-finanziaria ha lasciato in secondo piano il tema della riunificazione di Cipro, che fino a questo momento era stato quello dominante. Da quando nel 1974 le truppe turche presero il controllo della parte nord dell’isola, che si è poi dichiarata indipendente nel 1983 prendendo il nome di Repubblica Turca di Cipro Nord, l’isola di Cipro è divisa in due. La Repubblica Turca di Cipro Nord è riconosciuta solamente dalla Turchia e questo – insieme alla coabitazione stessa di turchi e ciprioti – rappresenta un forte motivo di tensione tra le autorità dei due Stati dell’Europa sud-orientale.
Okan Dagli, un membro del think-tank Famagusta Initiative, ha detto all’Atlantic: «Le elezioni sono cruciali [per un tentativo di riunificazione del paese]. Ma per la prima volta dal 1974, le persone nel sud sono molto più attente ai temi economici piuttosto che al problema di Cipro». Secondo moti osservatori, il nuovo governo non avrà tra le priorità della sua agenda la riunificazione del paese. Hugh Pope, il direttore del progetto per la Turchia e Cipro all’International Crisis Group, ha affermato: «[Ora] tutto quello di cui si discute riguarda il collasso dell’economia di Cipro. Questo significa che le negoziazioni su Cipro non saranno la prima cosa che succederà [una volta insediato il nuovo governo, ndr].