(Ciad) Processo Habré, mille vittime si costituiscono parte civile (Misna)

18.07.2013 10:02

Nel giorno delle prime audizioni delle vittime del regime di Hissène Habré, 1015 cittadini, per lo più ciadiani, si sono costituiti parte civile dinanzi al Tribunale speciale africano istituito a Dakar per giudicare l’ex presidente, formalmente incriminato per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e torture commessi tra il 1982 e il 1990.

“Rappresenteremo queste 1015 vittime durante l’intera procedura, dalla fase  istruttoria alla sentenza finale. Aspettano che giustizia venga fatta per i crimini subiti, ciò significa anche che devono essere indennizzate” ha dichiarato Jacqueline Moudeina, uno degli avvocati del collettivo incaricato della difesa delle vittime, dirette e indirette, per lo più ciadiane, della dittatura di Habré. “L’ex presidente ciadiano è arrivato in Senegal dopo aver svuotato le casse dello Stato. Abbiamo già chiesto il sequestro preventivo dei beni di Habré” ha aggiunto il legale. In tutto fino a 20.000 potenziali vittime potrebbero costituirsi parte civile.

Nei giorni scorsi i giudici del tribunale speciale africano hanno chiesto un inventario dei beni dell’ex presidente ciadiano in vista del risarcimento delle vittime. Secondo la Commissione d’inchiesta ciadiana ai sette miliardi di franchi cfa che Habré ha portato con sé in Senegal bisogna aggiungere fondi segreti stimati in tre miliardi. Per il ministro della Giustizia di N’Djamena, Jean-Bernard Padaré, il patrimonio dell’ex presidente fuori dal paese supera i 20 miliardi (circa 30,5 milioni di euro).

Ieri hanno testimoniato le cinque prime vittime del “Pinochet africano”, di cui una ciadiana, Hadjo Amina Moctar, arrestata a sei mesi di gravidanza e che ha perso il bambino a causa delle torture subite in carcere.

Secondo una commissione d’inchiesta istituita a N’Djamena, durante gli otto anni del regime di Habré, più di 40.000 persone hanno perso la vita, di cui solo 4000 sono state identificate, uccise sommariamente o morte in detenzione. L’ex presidente ciadiano si era rifugiato in Senegal nel 1990, dopo essere stato rovesciato con un golpe da Idriss Deby Itno. Dal 2005 era agli arresti domiciliari a Dakar, anche se l’avvio di un processo nei suoi confronti è stato chiesto per anni dalla Corte internazionale di giustizia e da numerose organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani. Arrestato lo scorso 30 giugno, è stato formalmente incriminato il 2 luglio.